Nylon: recensione di I Nylon sono un progetto di cantautorato, ma anche di musica rock. Sono musica classica, folk e anche teatro. I Nylon sono soprattutto uno spettacolo, che porta in scena un po’ di tutti questi ingredienti. Perché in fondo è sul palco che si crea il vero legame con lo spettatore. È dal vivo che ci si mette la faccia e il cuore. Quale modo migliore di descrivere un artista delle sue stesse parole? Questo è ciò che i Nylon scrivono di loro stessi loro pagina Facebook e qui di seguito vi parlerò di ciò che ho provato, sentito e percepito ascoltando il loro nuovo album “Quasi fosse una tempesta”.

“È dal vivo che ci si mette la faccia e il cuore” con queste parole si conclude la descrizione sulla pagina Facebook dei Nylon ed è proprio da queste parole che voglio partire per recensire il loro album. Fin da Intro, prima traccia (ovviamente), ho avuto una percezione strana. Sono sul mio letto, steso, cuffie nelle orecchie e mi rendo conto che quello non è il posto giusto per ascoltare quest’album. La percezione è che le svioloncellate (passatemi il termine) di Adriano Cancro, i ritmi coinvolgenti di Davide Montenovi e i versi quasi più cantati che recitati di Filippo Milani, tenuti in piedi dalla sezione ritmica affidata a Roberto Re e Fabio Minelli, sarebbe meglio ascoltarli altrove… magari seduti al bancone di un pub bevendo birra o in una piazza sorseggiando vino. Ma sicuramente non sul mio letto con le cuffiette. Ed è a questo punto che comprendo cosa intendono con quella frase nella loro pagina.

Parlando strettamente dell’album a parer mio “Quasi fosse una tempesta” è un viaggio attraverso molti generi musicali. Si parte da Intro e Tre colpi che ci trascinano in un’atmosfera da Far West per essere catapultati nei porti, nelle bettole, nei ritmi che richiamano L’indecente e Guendaline, tutto questo condito dal rock di Fotogenia e Irene, per quanto odio i paragoni quest’ultima ricorda molto i The Zen Circus, al folk di Carne e febbre, La dama del fiume azzurro e Le confessioni.

Ho cercato di racchiudere in macro-categorie le tracce dell’album ma in verità ogni pezzo è una storia a sé e non associabile ad uno stile vero e proprio. Oltre ai già citati generi si possono trovare tracce di jazz, riff tendenti al grunge, accompagnamenti che richiamano la musica classica insomma ce n’è per tutti i gusti.

Insomma un album godibile, buono, ma a parer mio manca di quella parte che ti fa innamorare. Parte che sono convinto che si può recuperare nelle loro performance live, perché ascoltando “Quasi fosse una tempesta” ho avuto la sensazione che ciò che vogliono trasmettere con le loro canzoni arrivi solo in parte. Il suggerimento che mi viene da darvi è di sentire il disco lasciandovi trasportare, senza pretendere che vi conquisti fin da subito ed inoltre (e questo lo suggerisco anche a me stesso) non appena ascoltato il disco di andare ad ascoltarli dal vivo, perché secondo me lì potrebbero conquistarvi davvero!