C’era una volta un dolce cucciolo d’elefante che insegnò a tutti come trasformare le proprie debolezze in un’arma vincente. Basato sulla storia scritta da Helen Aberson e illustrata da Harold Pearl, Dumbo è il quarto classico Disney pubblicato nel lontano 1941.
A distanza di 78 anni, Tim Burton ne rivoluziona la storia con un live-action che racconta le vicende di Holt Farrier (interpretato dall’affascinante Colin Farrell), un ex stella del circo la cui vita viene completamente stravolta quando torna a casa dalla guerra. L’uomo, che al fronte ha perso un braccio viene infatti relegato da Max Medici (Danny DeVito), proprietario del circo ormai in difficoltà, a prendersi cura di un cucciolo di elefante che viene preso in giro da tutti per le sue enormi orecchie.
Ma le cose iniziano a cambiare quando i figli di Holt scoprono che il piccolo Dumbo è in grado di volare.
Grazie a Tim Burton – e alla sceneggiatura di Ehren Kruger – il piccolo elefante dai grandi e teneri occhi, questa volta è libero. Ma cosa vuol dire essere liberi? Il piccolo Dumbo costretto a lavorare in un circo e ridicolizzato da tutti per il suo buffo aspetto, come può definirsi tale?
Burton lancia una provocazione inequivocabile, sono liberi tutti coloro che riescono ad usare i loro difetti trasformandoli in pregi e credendo in sé stessi al di sopra di ogni cosa. Non è un caso che Burton riproponga anche negli altri personaggi del film un difetto fisico che li caratterizza. Pur sembrando un impedimento nel corso della storia vedremo come sarà semplice conviverci e addirittura trarne vantaggio.
Burton rimarca inoltre il valore della famiglia e dei legami di sangue. Che una madre ci ami per quello che siamo dovrebbe essere scontato, ma oggigiorno purtroppo non lo è più. Spesso i genitori ci desiderano diversi e non solo per l’aspetto fisico, quando le nostre prestazioni non sono abbastanza adeguate, loro sono i primi a farcelo notare, lasciandosi sfuggire che dietro una falla può nascondersi un universo di abilità che aspettavano soltanto di essere scoperte.
Mamma Djumbo è un esempio di amore incondizionato e la sua pazienza verrà premiata, il piccolo Dumbo dalle enormi e buffe orecchie diventerà orgoglio per lei e per tutta la sua specie.
Ancora oggi le diversità razziali, di genere e addirittura le malformazioni estetiche sono causa di emarginazione o scherno immotivate. La natura non commette errori e le diversità fanno parte di una evoluzione che meglio si adatta ai tempi che verranno sostiene la scienza.
Non trovate che le diversità ci rendano unici? Che i difetti ci caratterizzino amabilmente ricordandoci che è l’imperfezione a renderci forti e liberi?
Il regista rimarca inoltre che gli animali necessitano di vivere in un habitat consono e che nessuna forma di vita va costretta in un ruolo che non gli appartiene e questo a mio avviso vale assolutamente anche per il genere umano. Insegnare il rispetto e la dignità per ogni essere vivente è uno dei messaggi che Tim Burton cerca di diffondere, seguendo il filone educativo che ogni favola degna di questo genere compie.
Le favole infatti, nascondono sotto la loro più fantastica storia, un substrato educativo non solo per i più piccini. Dumbo ne è un esempio. Le favole sono il mezzo più potente per educare e tramandare i valori sociali e vanno utilizzate con attenzione e lungimiranza. Costituiscono il nostro patrimonio culturale, vi sono racchiusi usi, costumi e saggi insegnamenti per chi li coglie.
Un immenso grazie a Tim Burton per la sua maestria nel rivestire di nuovo ed attuale una splendida storia come quella del piccolo Dumbo, che non ha mai smesso di commuovere, esortare e rasserenare i suoi spettatori.
Amore, libertà, amicizia, dignità sono i valori intorno ai quali ruota tutto il film, attraverso sottili metafore ed una tenerezza che nessuno dovrebbe dimenticare di possedere, anche se spesso la vita ci porta ad accantonarla in quell’angolino nascosto del nostro cuore.