
Pupi Oggiano e Maurizio Parietti (Foto di Debora Lomartire)
Cari lettori, oggi ho il piacere di condividere questa interessante chiacchierata con il Regista Pupi Oggiano che ho intervistato per voi.
Stefano (Pupi) Oggiano, regista torinese, è un personaggio poliedrico, le sue esperienze professionali lo vedono impegnato come regista ma anche come autore e cantante. Abilità che si mescolano sinergicamente alla perfezione all’interno dei suoi film, conferendovi un carattere distintivo e sicuramente di alto contenuto emotivo.
Tutto è cominciato con “La paura trema contro” un film che non è facile incasellare in un genere, in quanto porta con sé contenuti di fantascienza, horror, thriller, giallo e soprattutto molta ironia che è stato il modo di Pupi per omaggiare il cinema di genere italiano.
“La paura trema contro” è un po’ il manifesto di tutto il progetto produttivo che si è poi ampliato in ben sei film. Ognuno di questi avrà l’uscita in dvd, la colonna sonora in cd, la novelization in libro cartaceo grazie alla Buendia Books di Francesca Mogavero e ovviamente l’anteprima nelle sale cinematografiche.
Ma ora passiamo la parola a Pupi Oggiano e gustiamoci il trailer di “Ancora pochi passi“.
Pupi, nell’intervista video per il TG di Lifestyle Made in Italy ci hai raccontato che il tuo progetto concernente sei film ha un filo conduttore che si comprenderà soltanto alla fine pur essendo tutti lungometraggi autoconclusivi e non collegati tra loro. Quale progetto, spinta o meglio urgenza emotiva o creativa ha mosso questo filo dal primo film fino all’ultimo e perché?
“Dopo anni di cortometraggi, documentari e videoclip musicali l’urgenza era quella di misurarmi con un lungometraggio. I soggetti che avevo messo da parte negli anni e che ogni tanto, come vecchi amici, venivano a trovarmi, scavalcando pensieri e sogni, hanno prevalso su ogni cosa che stavo realizzando in quel periodo. Era il 2017. Il soggetto de LA PAURA TREMA CONTRO fu il primo ad essere preso in considerazione perché al suo interno erano contenuti tutti i generi che mi avevano formato nel corso degli anni (i cosiddetti generi “de paura”). Mi sembrò quindi quello più giusto per esordire con un film non lasciando indietro nulla, sulle tematiche e sulle intenzioni personali. LA PAURA TREMA CONTRO non è incasellabile in un genere: c’è l’horror, il thriller, la fantascienza, il giallo, anche se è l’ironia l’elemento chiave dell’intera vicenda. Come in una storia d’amore tra innamorati o tra genitori e figli. Esiste il gioco e lo scherno tra le parti, ma mai è messo in discussione l’amore.
Ecco, è come se avessi preso in giro il genere che più amo. Insomma una storia davvero bizzarra della quale sono veramente contento. L’idea dei sei film è nata immediatamente dopo aver intuito che sarebbe stato vivificante esporre il concetto del film sulla lunghezza dei 5 lavori successivi, regalando ad ognuno di essi tutti i generi contenuti nel primo film e spiegandone, in quello conclusivo, il concetto dell’intero progetto. Con gli sceneggiatori Gabriele Farina, Corrado Artale e Antonio Tentori stiamo già lavorando ai capitoli successivi, così come alle novelization tratte dalle sceneggiature originali dei film.”
Squadra vincente non si cambia! Il cast e gli altri membri del team sono sempre gli stessi nei tuoi film, ma con qualche novità nel secondo, “Ancora pochi passi”. Ci hai raccontato infatti di aver scelto per le parti minori persone normalissime ma che nella vita svolgevano esattamente il ruolo impersonato nel film. Quali sono le difficoltà che da regista hai incontrato nel lavorare con un cast fatto da professionisti e non? Come li hai aiutati, se è accaduto, o in che modo la loro spontaneità ha invece aiutato la realizzazione della scena?
“È stato interessantissimo. In Ancora pochi passi, sono 28 gli attori utilizzati per le riprese. Un cast molto vario. Salvo qualcuno, tutti, anche i non professionisti, avevano comunque una certa dimestichezza con il mezzo visivo. E questa, per le parti recitate con battute, era una condizione necessaria. Frankie Converso ha trascorsi da presentatrice e cantante, Tiberio Ferracane è un cantautore-pianista, Valentina Anselmi è una regista teatrale, Sabrina Siciliano è una fotomodella, per esempio.
Artisti abituati a stare davanti e dietro un obiettivo. La loro spontaneità è stata preservata. Con rigore e determinazione ho portato a casa ciò che volevo ovvero il loro “modo”. Non c’è cosa migliore di far interpretare il ruolo di un pianista a un pianista che come sogno aveva quello di fare l’attore!
Le mie indicazioni sono state per lo più sui tempi recitativi. Discorso a parte con i professionisti Giorgia Lorusso, Elisa Giorgio, Omar Vestri, Osmar Santucho davvero ottimi interpreti e quel mostro di bravura di Diego Casale che ha sfornato un’interpretazione davvero magistrale. Nessuna difficoltà quindi con nessuno di loro.”
I tuoi film sono assolutamente per un pubblico capace di leggere oltre le righe e con una grande predisposizione all’osservazione, poiché ricchi di contraddizioni, particolari e imprevisti. Come spiegherebbe Pupi Oggiano a chi non è del settore, quindi a noi pubblico, come gustare al meglio i suoi lavori e cosa aspettarsi? La parola horror intimorisce molto, me per prima e rischia di allontanare una parte di pubblico inconsapevole. Ma i tuoi film sono diversi, sono meravigliosamente horror senza aderire pienamente a questa accezione, sono come le caramelle, si tengono in bocca fino alla fine…
“Assolutamente si. Abituare un pubblico a seguirti fino alla fine è davvero difficile. La vera vittoria da portare a casa. Viviamo in un mondo dove regna la velocità, l’effetto scenico. Agganciare immediatamente lo spettatore è il segreto che sta alla base. Come una regola non scritta. Come un tacito accordo preso tra le parti. Ovviamente non bisogna barare e regalare sul finale la motivazione esaustiva, una conclusione degna che ripaga lo spettatore del tempo speso a seguirti fino alla fine.
Ecco, se non vi fosse questo elemento, probabilmente non farei questi film. I miei lavori sono sofisticati, raffinati dove l’eleganza prevale sull’effetto classico degli horror. Non mancano di certo momenti sanguinolenti e di tensione, ma credo che i miei siano film insoliti che hanno come prerogativa quella di spiazzare continuamente lo spettatore. Questo era nelle intenzioni già da subito. Una caramella che si tiene in bocca fino alla fine ma della quale rimane in bocca il sapore a lungo. “De gustibus” a parte…”
La musica, meraviglioso tocco distintivo delle tue colonne sonore perché come tutti sappiamo sono scritte da te, quando e come nasce la musica di un film, è la scena che giri ti ispira o il contrario, chi influenza chi?
“È la scintilla primordiale dell’intera storia. Molte volte è lei che suggerisce una sequenza in altre occasioni la confeziona dandole corpo e maggiore forza. La colonna sonora nei miei film, e questa per me è una grossa fortuna poterla realizzare personalmente, cresce parallelamente alla scrittura e alle riprese. Una volta terminata, nel progetto divulgativo è la prima ad essere “liberata” per abituare lo spettatore a calarsi immediatamente nelle atmosfere del film.
Il mio auspicio è quello di presentare il lavoro con le musiche già “nell’aria”. Le partiture non sono una serie di tracce di accompagnamento per le immagini, sono musiche studiate per il film, per dare corpo ai personaggi, alle situazioni, musiche assolutamente protagoniste nella pellicola e che spero rimangano nella testa dello spettatore. La colonna sonora di Ancora pochi passi è composta da 19 tracce, pensate per il film e composte interamente dal sottoscritto, con gli arrangiamenti e la Produzione Musicale di Stefano Lori, musicista straordinario di cui ho sempre apprezzato la sensibilità artistica e ovviamente il grande talento. Stesso discorso con le 19 tracce della soundtrack de La paura trema contro. In quell’occasione le partiture furono arrangiate da Lori per i brani più orchestrali che sottolineavano momenti malinconici legati alla famiglia protagonista del film, mentre per i temi di tensione ho lavorato agli arrangiamenti con Alessandro Benna, che è anche l’operatore e montatore del film, anch’esso musicista.”
Nella Paura trema contro, il tuo primo film, il genere predominante era la fantascienza, in Ancora pochi passi, l’esoterico, nel terzo, chissà… sembrano pezzi di un puzzle. Che rapporto hai con questi temi nella vita di tutti i giorni?
“Nella vita di tutti i giorni sono una persona semplice, collegata continuamente alle proprie passioni (Cinema, musica, letteratura) e l’elemento “paura”, che conosco molto bene, è utilizzato come pretesto, come mezzo, come veicolo imprescindibile, affinché possa continuare ad esprimermi a mio agio con l’arte.
Il terzo film, Nel ventre dell’enigma, è un thriller pazzoide, dentro il quale ovviamente, possiamo ritrovare diversi elementi dei due film precedenti, per dare una sorta di continuità al tutto, e sarà così per i tre film restanti. Una storia davvero bizzarra e potente. I sei film sono autoconclusivi, legati da un filo rosso che si svelerà solamente alla fine del sesto film. Qualcosa però, arrivati a questo punto, potrebbe già rivelarsi. La paura trema contro: ancora pochi passi nel ventre dell’enigma…”
Come vede Pupi Oggiano le nuove leve del Cinema italiano: Mainetti, Sollima & Co?
“Il Cinema italiano di genere non ha mai smesso di lavorare bene. Mainetti e Sollima fanno parte di un Cinema già ricco, per le possibilità e gli standard italiani. Ottimi professionisti che hanno, film dopo film, raggiunto un alto livello qualitativo. Lo chiamavano Jeeg Robot e Suburra, sono due ottimi titoli. È un rammarico che i produttori di oggi siano sempre meno interessati a film di questo tipo…”
Per la buona riuscita di un film, è più importante avere una solida storia alla base o lavorare bene di post produzione?
“Una buona storia. Assolutamente indispensabile. Poi tutto viene di conseguenza…”
Pupi Oggiano, di cosa ha paura nella vita? Cosa non girerebbe mai?
“La mia paura più grande, e senza retorica non menziono quella legata agli affetti, è quella di non poter o non aver più voglia di fare quello che faccio. Non girerei mai qualcosa che non mi entusiasmi intellettualmente.”
Ma eccoci arrivati alla nostra domanda tormentone della rubrica “Un caffè con”: come prende il caffè Pupi Oggiano?
“Il caffè, da buon viziato, e qui mi vergogno un po’, lo prendo con latte e zucchero. Ovviamente distruggendolo. E aggiungo, come se non bastasse che, ahimè, ne prendo molti!!!”