Ospiti del nostro “Un caffè con” di oggi sono i fratelli Matteo e Luca Dellai che dopo aver superato la prima fase del concorso di Area Sanremo, con il brano inizialmente intitolato “Castelli di Carte”, gareggeranno tra le “Nuove Proposte” al 71esimo Festival di Sanremo. Nel frattempo però i due artisti hanno deciso di cambiare il nome al brano, che parlando proprio di Luca, ora si intitola: “Io sono Luca“.
E proprio dal testo del brano sanremese parte la chiacchierata tra il nostro Roberto Teofani e i Dellai.
La prima domanda è sul testo: perché Luca ha la testa a metà?
Luca: “Beh, forse a questa domanda potrebbe rispondere meglio mio fratello Matteo, anche se io ho sempre interpretato quella frase come la attitudine di Luca di vivere la propria vita non solo con la testa, ovvero razionalmente, ma lasciando più spazio all’emotività e alle proprie emozioni”.
Matteo: “Solitamente preferisco che siano gli ascoltatori a dare una loro interpretazione alle mie parole. In tutti i casi, il Luca della canzone (ossia Matteo nella vita reale) non ha avuto una infanzia facile, quando ancora era piccolo ha subito un operazione all’ipofisi a causa di alcuni problemi di crescita, da qui una testa a metà”.
La canzone parla dell’importanza degli amici. Ma per risalire spesso si trova da soli la forza e questo aiuta a crescere. Senza gli amici è possibile?
Luca: “Gli esseri umani non penso siano fatti per stare da soli e sicuramente la presenza di persone nella propria vita, amici o meno che siano, penso sia fondamentale per ognuno di noi. Però alla fine davanti agli ostacoli si è quasi sempre da soli, e si può utilizzare la forza che un’altra persona ti ha trasmesso per superarli.
Matteo: “Si, è possibile, senz’altro è più difficile, Luca ha avuto bisogno degli amici perché senza non ce l’avrebbe fatta, loro sono il suo gancio i mezzo al cielo, magari altre persone trovano forza in situazioni diverse”.
Musicalmente la metrica del testo dà già il ritmo, avete pensato ad un arrangiamento diverso, magari con passaggi più cupi e poi esplodere di allegria col ritornello?
Luca: “L’arrangiamento del pezzo è sempre stato cosi, sin dalla prima stesura, le melodie sono rimaste quelle, diciamo che è rimasto molto legato alle sue origini. Nella realizzazione della produzione per il concorso di Area Sanremo abbiamo aggiunto solo qualche piccolo particolare per renderlo più accattivante”.
Matteo: “Si, l’idea era quella sin dal primo arrangiamento del brano, la felicità, l’allegria, la leggerezza, penso siano tre elementi senza i quali il brano non potrebbe esistere, e con questo arrangiamento abbiamo raggiunto i nostro obiettivi direi”.
Luca va già all’università, ma questo tipo di messaggio può essere più vicino agli adolescenti?
Luca: “Certo, le problematiche che vive Luca non sono solo legate all’Università ma penso siano tipiche della vita di tutti i giorni di ognuno di noi. Sempre più adolescenti, che negli ultimi decenni erano visti come quelli che se la vedono “più facile”, stanno vivendo delle difficoltà da persone già adulte, dai problemi di tutti i giorni a problemi più seri. Per questo penso che questa canzone possa essere molto vicina agli adolescenti e a quello che stanno vivendo”.
Matteo: “Si, la storia di Luca che viene raccontata nella canzone non è la storia di un universitario in crisi, ma di un ragazzo che fa fatica a trovare un posto nel mondo che si adatti alle sue difficoltà, e per questo penso che questo messaggio possa essere trasversale a diverse generazioni”.
I castelli di carte sono anche un simbolo delle difficoltà che chi fa musica deve affrontare?
Luca: “I castelli di carte rappresentano la delicatezza e la fragilità che a volte la vita può assumere, la frase su cui concentrarsi arriva subito dopo con le parole “sapessi quante bombe gli han centrati, prima di farli cadere”. Le difficoltà ci devono essere, cosi nel mondo della musica come in altri ambiti, però, per quanto siamo fragili e per quanto la vita di tutti è sempre più retta su un sottile equilibrio, serviranno molte bombe prima di farci cadere. Per finire poi, la cosa bella è che i castelli di carte possono sempre cadere e allo stesso tempo possono essere sempre ricostruiti”.
Matteo: “I castelli di carte sono anche un simbolo delle difficoltà che chi fa musica deve affrontare? No, in questo caso i castelli di carte indicano la fragilità delle persone, per lo meno all’interno del brano”.
Sanremo è un palco spietato: come state vivendo l’attesa?
Luca: “La stiamo vivendo con una grande voglia di arrivare sul palco dell’ariston, con eccitazione e devo dire la tensione non manca mai. Penso sia normale, soprattutto ora, che al festival mancano solo poche settimane, avere un mix di emozioni difficile da controllare, e forse è meglio cosi, bisogna solo godersele”.
Matteo: “Siamo pronti, non vediamo l’ora di salire sul palco, l’attesa è frustrante, ma le prove ci fanno distogliere l’attenzione dal palco”.
E infine la domanda che da il nome alla nostra rubrica di interviste “Un caffè con”: come prendete il caffè?
Luca: “Caffe espresso, 2/3 al giorno, con o senza zucchero. La mattina e dopo pranzo mi servono assolutamente per non dormire, poi se ne ho voglia ne prendo anche uno nel pomeriggio”.
Matteo: “Latte, io la mattina senza il caffellatte non riesco nemmeno a partire”.