A 40 anni dalla pubblicazione del best seller SHINING con cui il re del brivido Stephen King terrorizzò i lettori di tutto il mondo, Nexo Digital, riporta al cinema dal 31 ottobre al 2 novembre, l’omonimo film di Stanley Kubrick preceduto da WORK AND PLAY, il nuovo cortometraggio basato sulla pellicola
Stanley Kubrick non credeva fosse importante fare molti film, ma fare un buon film, che rimanesse soprattutto impresso nella mente degli spettatori a lungo e il suo Shining, tratto dall’omonimo best seller del re del brivido Stephen King, ne è il perfetto esempio.
La location è una studiata rielaborazione della tipica ambientazione horror: “la casa” della famiglia protagonista, ma che in questo caso diventa un gigantesco albergo in cui gli ampi spazi hanno aperto infinite porte allo sviluppo delle scene, accrescendo la suspense e l’andamento del film anche se girato con pochissimi attori.
Tutto è estremamente curato a partire dal lungo corridoio dell’hotel, che il figlio del protagonista di Shining, percorrerà più e più volte nel corso del film, trascinando con sé lo spettatore grazie alle inquadrature scelte da Kubrick che non a caso si identificano con il punto di vista del bambino.
L’albergo è un labirinto che per la sua immensità e solitudine, amplificata dall’isolamento dovuto alla tempesta di neve che si è abbattuta all’esterno, è una minaccia per la salute mentale dei protagonisti. Esterno, anch’esso a forma di labirinto, che nonostante il meteo avverso sarà l’ambientazione chiave per la risoluzione drammaturgica della vicenda.
E un labirinto è anche il luogo mentale dentro cui i personaggi restano bloccati, con le loro visioni, le loro paure, i fantasmi con cui si rapportano e che li inducono a compiere azioni folli.
Estremamente realistica e se vogliamo anche un filo sdrammatizzante l’interpretazione di un fantastico Jack Nicholson, che con la sua mimica facciale è riuscito perfettamente nella trasformazione dal semplice padre di famiglia al mostro psicopatico.
Chiari elementi distintivi del registro anni ’80 sono percepibili: dalla dichiarata neve di plastica e altri trucchi scenografici svelati in un’intervista dalle famose gemelle ormai adulte, icone protagoniste dei suoi lunghi corridoi, all’uso degli oggetti, accetta, coltello, rossetto per scrivere sulle porte. Tutti elementi piuttosto comuni per questo genere di film, dove a fare la reale differenza è il tocco registico e drammaturgico di Kubrick.
La fine? Vi lascerà fare sogni tranquilli, poiché forse non è il finale che vi aspettate, ma quando vi troverete ad attraversare un lungo corridoio non potrete non ricordarvi di Shining.