Colpevole fino a prova contraria: questo quello che pensa la mente umana, la legge degli umani è più benevola. Il cuore invece è meno netto nel giudizio. Ed è proprio qui che gioca la suspence del nuovo colossal della 20th Century Fox: la forza di un amore può uccidere. In uscita presto nelle sale Rachel racconta, con splendidi paesaggi tra Inghilterra e Toscana e preziosi dettagli, il romanzo di Daphne du Maurier, My Cousin Rachel, con un cast d’eccezione: Rachel Weisz nei panni della protagonista e Sam Claflin in quelli del giovane Phil, alla regia Roger Michell.
Daphne du Maurier scriveva in un modo che è stato definito così “cinematografico” che con i suoi romanzi ispirò lo stesso Alfred Hitchcook, tra cui il celeberrimo Uccelli. Uno stile il suo in grado di creare suspence, anche in una storia d’amore, come quella che racconta in Rachel che si snoda tra passione e sospetto, tra desideri e una lenta tensione che accompagna il dipanarsi del fim, fino a una conclusione carica di colpi di scena.
La bella cugina Rachel si intromette nel rapporto fraterno tra Phil, allevato con amore da orfano, e il cugino, trasferitosi a Firenze e innamoratosi perdutamente di questa lontana cugina. Due uomini che non hanno mai voluto impegnarsi con le donne, forse anche troppo distanti da esse, rimangono affascinati dalla stessa. Tanto simili quanto passionali: quando Phil riceve un’allarmante lettera di aiuto dal cugino, “Rachel mi sta distruggendo”, non può che meditare vendetta per riprendersi l’amato fratello di sangue. Fino a che Rachel non approda nella tenuta inglese degli Ashley e dona una visione del mondo totalmente estranea al giovane: tisane, vestiti e abitudini esotiche ottenebrano la mente del ragazzo che non ha ancora compiuto 25 anni e non aspetta che la maturità per coronare, avventatamente, il suo desiderio d’amore con lei.
Ambientato nel XIX secolo, Rachel può sembrare una versione post-freudiana di un romanzo di Jane Austen, un thriller d’epoca che mischia desideri inconsci e ben materiali, come l’evidente interesse della giovane vedova per il lauto patrimonio di Phil. Rachel però è una donna che ha girato il mondo, la sua modernità stupisce gli abitanti del provinciale borgo inglese, che ne rimangono affascinati, si compiace della propria sensualità e non scopre mai totalmente le sue carte. Una donna molto pericolosa, soprattutto nel 1839. Fascino ipnotico, inquieta, indipendente: ha tutte le carte per essere la strega maligna della storia, anche le tisane “curative” italiane. Favino rappresenta il cliché dell’amante italiano, l’avvocato Rainaldi che gestisce il patrimonio del cugino Ambrose a Firenze, ma anch’esso ha i suoi lati oscuri. E Rachel? si è innamorata del giovane Phil, che ricorda così bene il cugino da giovane o è solo un’audace arrivista italiana pronta a dilapidare il patrimonio della famiglia? è degna di fiducia o meno? Questo il grande interrogativo del film a cui una risposta non viene mai data, neanche alla fine in cui il regista Roger Michell ha voluto lasciare allo spettatore l’interpretazione dello snodarsi di questo thriller psicologico dai cupi bagliori romantici.