Trama, trailer e recensione in anteprima de “Le Otto Montagne”, film tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Cognetti, edito da Einaudi. Da giovedì 22 dicembre nelle sale cinematografiche italiane prodotto da Vision Distribution, Wildside, Rufus, Menuetto e Pyramide Productions in collaborazione con Elasti e Sky
Arriva il 22 dicembre al cinema “Le Otto Montagne” pellicola, Premio della Giuria al Festival di Cannes 2022, scritta e diretta da Felix van Groenigen e Charlotte Vandermeersch e interpretata da Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Filippo Timi, Elena Lietti e Elisabetta Mazzullo. Il film racconta la storia di un’amicizia tra due bambini, i quali divenuti ormai uomini, provano ad affrancarsi dal cammino di vita tracciato dai loro padri, ma a causa delle vicissitudini che affronteranno nel corso della loro esistenza, finiscono sempre per tornare sui loro passi e sulla via di casa. Bruno è l’ultimo bambino di uno sperduto villaggio di montagna, al quale resterà fedele per sempre, Pietro è un ragazzino di città, che invece va e viene.
Il loro indissolubile legame li condurrà a sperimentare l’amore e il sentimento della perdita, riportando ciascuno alla profondità delle proprie origini e facendo in modo che il proprio destino si materializzi, rivelando loro, nel contempo, il significato dell’amicizia imperitura.
Questo film analizza tutti i processi della vita dei protagonisti: crescere, scoprire l’amicizia, perderla, tagliare i ponti con la propria famiglia, ritrovarsi, concepire il perdono, accettare le scelte altrui, affrontare la morte e arrendersi a ciò che è rappresentato dalla natura stessa dell’esistenza. In questo senso è un film universale, in cui lo spettatore può riconoscere se stesso e le proprie esperienze di vita, un film epico declinato attraverso i piccoli gesti, un’ode alla forza e alla fragilità di ogni essere vivente, che sia uomo, animale, pianta o montagna.
Esplorando i meccanismi della memoria, i due registi, ci portano a scoprire come dei fatti avvenuti negli anni formativi della crescita, che apparentemente appaiono insignificanti, si ingigantiscano e si rivelino di difficile rimozione, rimanendo ancorati nel nostro subconscio fino a esercitare un potere perturbante su tutto il resto della vita.
Elemento centrale della pellicola, oltre all’amicizia tra i due protagonisti è in assoluto la montagna. Essa sa essere al tempo stesso onesta e impietosa, costringendoci a misurarci con noi stessi e a chiederci da dove provenga quella spinta che ci porta a raggiungere a tutti i costi la vetta. Una ragione reale non c’è, eppure continuiamo a provare e a spingerci oltre i nostri limiti.
Anche la figura del padre è fondamentale in questa pellicola. Parte fondante della crescita di ogni individuo è quella di allontanare il padre, per poi nel corso degli anni comprenderlo e perdonarlo di eventuali errori, dover fare i conti con la sua morte, trovarlo poi nella figura di un amico, la cui amicizia travalica i legami di sangue per divenire qualcosa di indissolubile.
Questo film ha la capacità di affascinare lo spettatore grazie a una fotografia spettacolare ma anche di farlo pensare fino a condurlo in una dimensione più profonda dell’essere e a porsi innumerevoli domande sulla propria esistenza.
Al centro del mondo c’è la montagna più alta, il Sumeru, circondato da otto mari e otto montagne. Chi ha imparato di più? Chi ha visitato “le otto montagne” o chi ha raggiunto la vetta del Sumeru? Andate a vedere “Le Otto Montagne” e forse troverete la vostra risposta.