Arrival, il nuovo film di fantascienza diretto da Dennis Villeneuve, presentato in concorso alla 73ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e in uscita nei cinema italiani il prossimo 19 gennaio: trama, trailer e recensione in anteprima.

Arrival recensione-villeneuveIn concorso alla 73ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Arrival, il nuovo film di Dennis Villeneuve, basato sul racconto Storia della tua vita di Heisserer, arriverà nelle nostre sale cinematografiche il prossimo 19 gennaio distribuito da Warner Bros. Pictures.

Designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani SNCCI, Arrival propone da un punto di vista nuovo il tema dell’incontro tra uomini e alieni, ponendo l’accento sulla reciproca comprensione e sull’importanza di cambiare prospettiva per riuscirci davvero.

Non a caso gli eroi di Villeneuve non sono super uomini o eroi, ma uomini e donne di scienza: l’esperta linguista Louise Banks, magistralmente interpretata da Amy Adams, supportata nell’arduo compito di stabilire un rapporto con gli ET di turno, da un altro scienziato, interpretato da Jeremy Renner.

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I due sono chiamati ad indagare su di un misterioso oggetto atterrato sul suolo americano: una navicella di forma ovale (chiamata poi “guscio”), sospesa a mezz’aria e silenziosa in maniera inquietante, che, se da una parte incuriosisce, dall’altra accende il panico generale. Oltretutto ben presto si viene a sapere che il fenomeno ha riguardato altri 11 Paesi in tutta la Terra. Con i potenti del mondo, che anche non conoscendo le vere intenzioni di questi ospiti intergalattici, tanto per non sbagliarsi, già ipotizzano soluzioni belliche per convincerli a tornare da dove sono venuti.

In questo scenario mondiale ad altissima tensione, Louise Banks ha i minuti contati per cercare di capire chi si nasconde dentro i gusci e soprattutto quale sia il loro reale obiettivo.

Una missione davvero ardua, che richiede un enorme sforzo alla mente della scienziata, perseguitata anche da visioni a cui non riesce a dare un senso: momenti della vita insieme a sua figlia, morta per una terribile malattia. Solo brevissimi flash a cui, però, non riesce a dare una collocazione temporale né una sequenza.

E poi c’è da trovare il modo di comunicare, stile Incontri ravvicinati del terzo tipo. Loro, così evoluti ma con poca voglia di aiutare Louise nella sua sfida, come farebbe uno scienziato con un topolino nel labirinto. E poi, ancora, c’è da interpretare la loro particolare scrittura, circolare, che li porta a percepire anche il tempo in modo completamente diverso: non tiranno, come da sempre per gli uomini, ma fedele alleato nella soluzione di tanti problemi.

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In questo modo Villeneuve dà un altro spessore alla vicenda e ai suoi personaggi, sia umani che alieni, elevando il tutto ad un piano esistenziale e filosofico, che costituisce un elemento di novità rispetto ai classici del genere. In cui, per una volta, l’aspetto fantascientifico lascia il posto a sentimenti profondamente umani, quale l’amore filiale, la coscienza etica e la consapevolezza che è fondamentale apprezzare ogni momento del tempo a nostra disposizione.

Insomma un film destinato ad un pubblico più ampio, non solo appassionato di fantascienza.