Beviamo il nostro consueto caffè in compagnia di Marco Martinelli. Lo ricorderete per la partecipazione al programma Sky “The Apprentice” con il boss Flavio Briatore; poi si è distinto a “Forte Forte Forte”, programma Rai dal connotato artistico. Adesso arriva anche la sua musica, in collaborazione con Mariella Nava. Insomma Marco balza da un argomento all’altro con la ricchezza e la nonchalance delle menti geniali. Un ragazzo pieno di cose da dire e da mostrare, per nulla disposto a lasciarsi etichettare (in un Paese che ha la brutta abitudine di definire troppo, specie quando si tratta di ambito lavorativo). In questa intervista scopriamo di più Marco, un giovane talento pronto a vivere le sue “moltitudini” come “una cipolla“. Scoprirete perché proprio una cipolla….
Nella tua biografia on line dichiari di dividerti tra vita da artista e manager/scienziato; come ti spieghi queste diverse anime, apparentemente molto distanti tra loro?
“Forse sarà un po’ per la mia natura da toscano, perché in Toscana sono stati famosi gli uomini rinascimentali, che si dividevano tra arte e scienza, forse è una questione genetica (ride). In realtà fin da quando ero piccolo sono sempre stato un appassionato di chimica, a nove anni mi divertivo a fare delle basilari “reazioni chimiche”, mescolando il bicarbonato con l’acido acetico, ovvero reazione tra una base e un acido, che produce la schiumetta con la formazione di un precipitato, un sale; allo stesso tempo mi piaceva anche l’arte, già da bambino, mi piaceva cantare ed esibirmi.
Impegnandomi, ho cercato di trasformare questi istinti di bambino, in qualcosa di sempre più concreto e così dopo il liceo classico, mi sono iscritto alla “Scuola Superiore Sant’Anna” di Pisa, dove ho studiato biotecnologie molecolari e industriali, conseguendo il mio percorso accademico nelle scienze, ma senza mai abbandonare quella che era la mia passione per l’arte.
Infatti fin dal liceo ho studiato pianoforte, poi ho iniziato a studiare canto e nei primi anni di università ho incontrato Mariella Nava, proprio ad un concorso canoro dell’Accademia “Il Pentagramma” di Pisa, che è la scuola dove tutt’ora studio; lei faceva parte della giuria del concorso e mi disse che le ero piaciuto molto e che ci saremmo risentiti e così fu.
Qualche anno dopo il concorso, mi chiamò, proprio poco prima della mia partecipazione alla trasmissione “The Apprentice” con Flavio Briatore, dicendomi che aveva aperto un’etichetta indipendente, chiamata “Suoni dall’Italia” e che voleva intraprendere con me un discorso di ricerca discografica. Mezzo svenuto ho accettato immediatamente, perché mi sentivo infinitamente onorato di essere stato scelto da un’artista del calibro di Mariella Nava e così ci siamo messi a lavorare a questo progetto, dando vita al singolo “Eri tu”, uscito la scorsa estate e a questi due brani, usciti ad Aprile, che sono “Laureato di talento” e “La mia scommessa”, scritti entrambi da lei, musica e parole, per me.
Poco prima di prendere la laurea, ho fatto i provini per “Forte Forte Forte”, programma di Raffaella Carrà, dove ho partecipato subito dopo essermi laureato, riprendendo così un percorso più artistico.
Volete sapere come fanno le due nature manager/scienziato e artista a convivere in me? Beh non lo so, neanche io! L’unica cosa certa, è che a me piacciono entrambe le cose e quindi cercherò di portarle avanti. Anche se molti, soprattutto in Italia, sono convinti che si debba scegliere di fare una sola cosa e farla nel miglior modo possibile, e sicuramente questo è vero specie per alcune professioni come quella del medico, e io penso che nella vita vale la “teoria dell’ortolano”, ossia ci sono le carote e le cipolle, e per fare un buon brodo servono entrambe.
Ma le carote sono delle radici e vanno più in profondità, quindi in qualche modo, rappresentano le persone che nella vita scelgono di fare una sola cosa e di farla bene, andando ad approfondire il più possibile la loro materia, ma ci sono anche delle persone che sono come le cipolle, nel senso che hanno delle competenze più trasversali, con più strati, ovvero più abilità, che non le fa, magari, essere migliori delle carote, ma semplicemente diverse ed io mi sento sostanzialmente una cipolla.
Sicuramente ci sono persone che sono più brave di me, nel management, nelle scienze e nell’arte, ma magari non ci sono persone che fanno tutte e tre queste cose, e questo secondo me è molto utile perché a differenza delle carote, le cipolle possono essere viste come dei nodi si scambio perché, avendo competenze trasversali, riescono a coordinare anche attività diverse.
Questa è una scelta di come vivere la propria vita e io sto scegliendo di fare la cipolla, ma non rinnego la possibilità che magari tra qualche anno a questa cipolla, nasca una punta e si trasformi in una carota. Ma al momento mi piace di più fare la cipolla.
Comunque secondo me, arte e scienza non sono così distanti, perché per avere delle idee scientifiche valide, serve una buona dose di creatività, per sperimentare, capire dove e come innovare. Per risolvere un problema serve un po’ di ingegno e l’ingegno è creatività e lo stesso vale, ovviamente, nell’arte. E poi in entrambi i campi serve tanta tenacia, perché nelle scienze, le sperimentazioni sono molto lunghe e vanno ripetute molte volte per arrivare a validare un risultato, nell’arte ne serve altrettanta sia per imparare che per arrivare.
Quindi in realtà queste due anime non sono così distanti, forse lo sono di più dal punto di vista lavorativo, perché scegliendo di fare il manager o il biotecnologo in una multinazionale difficilmente si riesce a fare anche il percorso artistico, perché non si avrebbe sufficiente tempo per dedicare ad entrambe. Io spero di riuscire a fare entrambe le cose, magari ricavandomi degli spazi per seguire dei progetti start up mentre faccio il mio percorso artistico, assicurandomi così, la mia dose di scienza quotidiana.”
(Nota dalla redazione: ci è sembrato opportuno non “snellire” in nessun punto una risposta così vera e bella.)
Detto ciò, Marco da “grande” dove si vede meglio: su un palco a fare lo Showman come in “Forte Forte Forte” oppure in una grande multinazionale come in “The Apprentice”?
“Mi vedo meglio sicuramente su un palco a fare lo Showman, cantare, ballare, parlare, intrattenere; è per questo che penso che “Forte Forte Forte” è stato per me un percorso adatto e utile, perché in qualche modo coronava ciò che penso di essere, proprio per la mia natura di cipolla, perché mi sento così anche dal punto di vista artistico.
Non voglio al cento per cento fare il cantante, a me piace condurre, intrattenere le persone, parlarci, ridere e scherzare, ovviamente non sono un attore, non sono un ballerino, ma come ho dimostrato anche in “Forte Forte Forte”, dove ho avuto modo di provare tutte queste cose, il risultato di tutte le parti insieme, è migliore di quello della singola parte, è questo che secondo me fa la differenza per come sono fatto io.
Questo nulla toglie a chi decide di fare solo il cantante, come Mariella Nava, Arisa, Mengoni, per citarne alcuni che a me piacciono molto, perché riescono molto bene in questo, mentre io credo di funzionare meglio in un contesto polivalente, che sicuramente mi rende più difficile da collocare dal punto di vista del pubblico, perché soprattutto in Italia siamo abituati ad etichettare ogni cosa, e questo rende il mio percorso più difficile, ma io sono felice così e sono sicuro che anche il pubblico che mi segue, nel tempo mi indirizzerà facendomi capire cosa piace di più di me e cosa meno.
Il giudice più esigente che hai incontrato nei programmi televisivi di cui sopra?
“Sei nei programmi televisivi è incluso anche “The Apprentice”, Briatore li batte tutti!!! (ci dice ridendo) Non c’è Carrà che tenga, Asia Argento, Cortés o Plein; Briatore li batte in assoluto tutti, perché penso che metterebbe in riga anche la Carrà! Scherzi a parte, devo dire che uno dei giudici che mi è piaciuto di più, è stata senza dubbio Asia Argento.
Mi è piaciuta per la sua capacità analitica, sempre molto puntuale, molto sincera, vera; mi è piaciuta molto anche Raffaella Carrà, che è stata un’ottima consigliera, una maestra e ci ha trattato come figli e so che è stata anche molto contenta dei nostri successi. Sapere questo mi rende molto felice, perché mi conferma che lei è una grande professionista, come lo è anche Mariella Nava: secondo me le persone che mettono a disposizione dei giovani la loro professionalità, sono quelle che non temono di essere schiacciate dai giovani stessi e questo ti fa capire innanzitutto, che sono delle persone sicure di sé, che sanno che cedere una parte della loro professionalità ai giovani può solo produrre del bene e della qualità che in qualche modo torna in circolo, come la linfa nell’albero e non uno svantaggio.
Chi invece ha paura del nuovo che avanza e cerca di tenersi tutto sotto controllo, perché teme di perdere terreno, fa per prima cosa perdere la stima che si ha in quella persona e in secondo luogo si ha una perdita artistica, perché secondo me l’arte è tale quando c’è condivisione, di pensieri, emozioni, e quindi le persone che non condividono non sono più artiste.”
Come nascono i tuoi pezzi musicali?
“Con questi due singoli usciti ad Aprile, abbiamo voluto creare una specie di “45 giri digitale”, comprendente non solo una, ma due nuove canzoni, “Laureato di talento”, già anticipato dall’omonimo video del brano, nel lato A, e “La mia scommessa” nel lato B.
Sono due canzoni molto diverse, che afferiscono sempre alla mia persona e che Mariella Nava, ha scritto per me; “Laureato di talento” è molto energica, ballabile e ballata anche nel video, perché io volevo una canzone che in qualche modo mi riportasse all’esperienza di “Forte Forte Forte”, quindi che mi permettesse di ballare, cantare e recitare, ma che allo stesso tempo parlasse di me, che come molti altri giovani brillanti laureati italiani, non trova lavoro a causa della recessione, ma che non si arrende e cerca di reinventarsi e io nello specifico lo faccio cantando.
È una canzone che vuole essere uno stimolo, vuole dare una speranza alle persone che ognuno può raggiungere i propri obiettivi attraverso le proprie passioni, lo studio, i mezzi che si hanno a disposizione, l’importante è impegnarsi.
“La mia scommessa” invece è un brano un po’ più introspettivo, che racconta del rapporto tra me e mio padre, perché mi sono laureato ad Ottobre dello scorso anno, con ottimi voti e i miei genitori si aspettavano che facessi un percorso accademico, magari un dottorato di ricerca, per diventare ricercatore e forse un giorno professore. Ma non è la strada che mi interessa, perché anche se grande appassionato di scienze non credo di essere una persona adatta a stare in laboratorio, proprio per una questione di carattere e quindi ho preferito intraprendere un percorso artistico.
“La mia scommessa”, è proprio la scommessa fatta con mio padre di riuscire ad avere il successo che voglio nel mio percorso artistico.”
Come prendi il caffè?
“Lo bevo molto zuccherato. A proposito di caffè vi voglio raccontare un aneddoto molto curioso: mia zia Daniela, che è il personaggio un po’ folkloristico della mia famiglia, era fissata con un test psicologico, che a come una persona beve il caffè, fa corrispondere un diverso modo di vivere il sesso, ovvero chi lo prende amaro preferisce fare sesso in maniera più energica, mentre chi lo beve dolce preferisce modi più delicati, chi lo beve macchiato preferisce farlo in maniera più estrosa, e a lei il caffè non è mai piaciuto e diceva sempre: “Però a me piaceva tanto… la macchinetta del caffè…” .