A Quiet PassionA Quiet Passion è il giusto riconoscimento a una delle più grandi poetesse del mondo:  in programmazione dal 14 giugno nelle sale cinematografiche, il film porta sul grande schermo la storia della statunitense Emily Dickinson morta nel 1886 all’età di cinquantasei anni per una malattia ai reni.

Il film, diretto da Terence Davies (Voci lontane…sempre presenti, La casa della gioia), ripercorre la vita di  Emily Dickinson, dagli anni della trasgressiva giovinezza alla vita adulta di auto reclusione. A interpretare la poetessa è Cynthia Nixon, icona femminista in Sex & the City nel ruolo dell’avvocatessa Miranda e oggi candidata democratica per il ruolo di governatore di New York. Tra i protagonisti della pellicola anche il Premio Oscar  Keith Carradine, Jennifer Ehle (Orgoglio e Pregiudizio, Il discorso del re) ed Emma Bell (Frozen, Final Destination) nel ruolo di Emily da giovane. Emily Dickinson era nata ad Amherst, in Massachusetts ed era figlia di Edward Dickinson, avvocato e politico, ed Emily Norcross Dickinson. Aveva una sorella, Lavinia, detta Vinnie e un fratello di nome Austin.

Nel suo percorso di vita ha scritto una poesia al giorno sul tema della morte e sulla transitorietà della vita e della bellezza e non riusciva a sopportare l’ idea di essere lontana dalla sua casa o dalla sua famiglia: ha infatti  trascorso la maggior parte della sua vita di adulta nella casa dei genitori a Amherst. Dal punto di vista caratteriale era invece una ribelle sotto mentite spoglie e in questioni di coscienza era tanto inflessibile quanto il padre. Emma Bell, nell’ interpretazione della giovane Emily e Cinthia Nixon, nel suo impersonare l’Emily della maturità, restituiscono con delicatezza e profondità tutte le sfumature di un’artista tanto amata quanto enigmatica.

Terence Davies trova, in questo poliedrico e controverso personaggio, un ottimo spunto per mettere a frutto il suo passato di fine conoscitore dell’animo femminile, dando vita nel suo A Quiet Passion ad alcune sequenze che rasentano il sublime. Il risultato è un preciso ritratto dell’artista americana, privata del mito e definita unicamente come essere umano.

Gianluca Pacella