Un caffè con Silvia Nair: una splendida voce Nella settimana del Festival di Sanremo non potevamo che avere per il nostro caffè del giovedì qualcuno che la musica la vive come un’esperienza totalizzante. Per questo ho scelto la cantante e compositrice veneta Silvia Nair, che ho avuto il piacere di intervistare in occasione della recente pubblicazione del suo nuovo meraviglioso album di inediti “Luci e ombre” che vede la straordinaria partecipazione del tenore di fama internazionale Vittorio Grigolo, noto al grande pubblico anche per la sua partecipazione come Direttore Artistico ad “Amici” di Maria De Filippi e del violinista David Garrett. Due special guest d’eccezione che ritroviamo a fianco di Silvia anche nel video di “Mi troverai sempre qui“, ambientato a Venezia.

Un album dal respiro internazionale che affonda comunque le radici nella tradizione del bel canto tipica del patrimonio musicale italiano e che possiede una straordinaria potenza evocativa, tanto da sembrare la colonna sonora di un film di cui chiudendo gli occhi si riescono quasi a vedere le immagini. A proposito di immagini, assolutamente da non perdere i quattro videoclip a corredo dei primi quattro singoli estratti proprio da “Luci e ombre” di cui di seguito vi riporto i link:

Sono qui https://youtu.be/Q5kIrfryLf0

Mi troverai sempre qui feat. Vittorio Grigolo e David Garrett https://youtu.be/ZaG_-MR-WkY

L’Ombra sul cammino https://youtu.be/pzAWTqRnwA8

Ho visto sogno https://youtu.be/qevl5Uj2PQM

Nella nostra piacevolissima chiacchierata potrete scoprire di più su come è nato l’album, sull’attività di Silvia anche come compositrice di colonne sonore proprio per il cinema e una chicca riguardo alla sua collaborazione con il grandissimo Lucio Dalla, di cui non potevamo non chiederle visto che oggi è 4 marzo e proprio in questi giorni ricorrono i 50 anni dalla pubblicazione della famosissima “4 marzo 1943“.

Buona lettura e buon caffè 😉

Silvia potresti raccontare ai nostri lettori come è nato il tuo nuovo album di inediti e come mai hai scelto il titolo “Luci e ombre”?

“”Luci e ombre” è il mio terzo album da cantautrice, è un album assolutamente autobiografico perché all’interno non c’è una sola parola che non sia stata vissuta da me. L’ho scritto in un periodo difficile della mia vita, uno di quei periodi che tutti noi attraversiamo, per questo credo che gli ascoltatori non faranno fatica a identificarsi nei miei testi in cui si parla di vita vissuta e introspezione.

Per quanto riguarda il titolo fa riferimento alle luci e ombre della vita, della quotidianità di ciascuno di noi. Luci e ombre proprie della natura umana. Parole che ritroviamo anche nell’incipit del mio nuovo singolo “Io sono qui“, uscito pochi giorni fa e che dice “Luci e ombre mi han bagnato, su erba e vetri ho camminato per arrivare qui”. Ovvero danno proprio l’idea del percorso umano con i suoi fallimenti, dolori, inquietudini, dubbi, paure, lutti, ma anche speranze, luce, forza, coraggio, progetti, amore, passione, emozioni: queste sono le luci e le ombre.

L’album è un lavoro con un respiro e un appeal assolutamente internazionale, perché ho lavorato due anni e mezzo in Olanda per realizzarlo con un team olandese di alto prestigio capitanato da due grandi produttori artistici, Franck Van Der Heijden (arrangiatore tra gli altri di Michael Jackson, John Legend, David Guetta, David Garrett, Celine Dion) e Michael La Grouw, che hanno una visione ovviamente del mercato internazionale. Insieme abbiamo concepito un album POP e rock sinfonico, quindi poetico ma anche potente, suggestivo, ma anche dirompente ed esplosivo come un vulcano. E questo si ritrova sia nei testi poetici, sia nella composizione delle musiche che negli arrangiamenti e nella realizzazione, perché è presente una grande orchestra sinfonica, bass and drums, chitarre elettriche distorte, incandescenti e la mia vocalità.

Una vocalità particolare, perché ho una voce che viene definita cross over, cioè mixo diversi generi musicali dal pop al rock inglese, con la classica e la lirica, un patrimonio che ci appartiene. Per questo è anche un disco internazionale, però è unico nel suo genere: primo perché in Italia non è mai stato realizzato niente del genere e poi perché contiene delle melodie di ampio respiro, evocative che danno l’idea di colonna sonora al punto da farlo sembrare un album cinematografico. Unico anche rispetto a ciò che si trova sul mercato internazionale, perché ad esempio lo puoi accostare ai Nightwish il gruppo Symphonic Metal con la grande voce del soprano Tarja Turunen. Ma comunque si parla di gruppi internazionali, mentre io sono un’artista solista. Loro cantano in lingua inglese, io canto in italiano. E poi io porto il bel canto, che è la nostra tradizione. Porto melodie che attingono al nostro patrimonio, dall’opera a Morricone, e anche questo lo rende particolare, però con un approccio e una produzione assolutamente internazionale.

Quello che mi sento di dire è che “Luci e ombre” è un album senza tempo e senza confini. Io sono sempre stata un’artista così, non ho mai cavalcato la moda. Non ho mai inseguito le tendenze commerciali, quello che attira e produce anche fatturato. Infatti in un momento in cui in Italia imperversano il rap e la trap, io arrivo con un album pop rock sinfonico, che sembrerebbe una cosa folle, da visionari. Ma credo che sia anche una scelta coraggiosa. Al terzo album posso dire che sono sempre stata così, ho sempre seguito la mia ispirazione, quella che è la mia creatività. E poi il mio discografico, Tony Verona, che è Presidente di Ala Bianca, mi ha sempre lasciato fare e essere coerente con me stessa. Coerente fino a un certo punto perché comunque sono in continua evoluzione e ho prodotto tre album molto diversi l’uno dall’altro. Però sempre in accordo con il mio spirito libero, ribelle, non omologata, anticonformista e quindi di conseguenza non posso seguire il gregge di quelli che hanno lo stesso stile musicale. Io seguo il mio spirito. Non so fino a che punto faccio bene, ma credo che un artista, se stiamo parlando di arte, non debba seguire tutti gli altri. Può partire da un’ispirazione comune però deve crearsi il suo stile, una voce caratterizzante, uno stile unico, originale, riconoscibile. Dovrebbe essere un pioniere l’artista, non seguire tutti, perché tutti non sono artisti. L’artista è colui che crea qualcosa di diverso, di nuovo”.

ph. Fabrizio Fenucci

Tra le tue tante collaborazioni, c’è stata quella con Lucio Dalla e visto che proprio in questi giorni ricorrono i 50 anni dalla pubblicazione del suo grandissimo successo “4 marzo 1943”, volevo chiederti un ricordo della tua esperienza con lui.

“Grazie per avermi fatto questa domanda, perché Dalla è stato uno degli incontri folgoranti della mia vita. Ho fatto, tra l’altro, un concerto con lui alla Valle dei Templi di Agrigento il 10 agosto 2007, mi ricordo perfettamente questa data, ero agli inizi della mia carriera. Provate a immaginare il contesto: Valle dei Templi di Agrigento, Orchestra Sinfonica di Palermo. Io ho fatto mezzora con le mie canzoni, Lucio un’ora e un quarto dei suoi capolavori e poi insieme abbiamo cantato un paio di brani tra cui “La sera dei miracoli“, che è un capolavoro assoluto.

Da Lucio Dalla ho imparato il divertimento. Lucio era un genio, un piccolo uomo immenso, che quando era sul palco, ma anche fuori nella vita, si divertiva come un fanciullo. Faceva cose immense col divertimento, il gioco, lo spirito di un bambino e questo è un insegnamento che mi ha dato. Indimenticabile!”

Ripercorrendo la tua produzione musicale ho visto che hai scritto molto anche per il cinema. C’è un film in particolare per cui avresti voluto comporre la colonna sonora?

“Bellissima domanda, grazie! Un mio percorso parallelo è, sì, quello della composizione delle colonne sonore per il cinema che amo, ma comporre per il cinema è ben diverso dal farlo per le proprie canzoni. Perché la tua creatività è al servizio di un regista, della sua visione, del suo messaggio. C’è una partitura visiva da seguire, una narrativa. Detto ciò, visto che sognare non costa niente e amo molto i lavori del compositore Hans Zimmer, che ha scritto anche la colonna sonora de “Il Gladiatore” per intenderci, mi sarebbe piaciuto molto aver composto proprio quella!”

Invece un regista con cui ti piacerebbe lavorare a una colonna sonora per un suo film?

“Ce ne sono diversi, ma per rimanere in Italia direi senza dubbio Giuseppe Tornatore, che tra l’altro ha sempre avuto il Maestro Morricone come compositore. Magari in futuro (ride)… anche perché sono una che sogna forte. Il sogno è molto importante nella mia vita, è ciò che mi ha fatto crescere, migliorare e mi ha fatto arrivare dove sono. E infatti l’augurio che faccio a tutti, anche ai vostri lettori, è quello di sognare in modo potente, perché questo brutto periodo che stiamo vivendo, prima o poi, finirà e bisogna farsi trovare pronti per ripartire con energia, forza, ma soprattutto visione. Il sogno è visione per me. Non è un desiderio effimero, è progetto, obiettivo. Non a caso nel mio album c’è una canzone che si intitola “Ho visto un sogno“, in cui non dico ho sognato, ma ho visto un sogno. Cioè al di là di tutto, tu vedi qualcosa, lo intuisci che c’è qualcosa di importante che devi realizzare, che devi o puoi fare però non è ancora concreto. Per questo suggerisco e invito tutti ad avere questo sogno, che alla fine del periodo drammatico di incertezza e paura che stiamo vivendo, bisogna assolutamente realizzare! “

A proposito di progetti da realizzare nel tuo immediato futuro che cosa c’è?

“Sto lavorando a una nuova colonna sonora per un film. Sto preparando il live di “Luci e ombre” per portarlo al pubblico, perché è bello ascoltarlo su disco, vedere i videoclip, però il live è un’altra dimensione. C’è questa energia, un flusso magico che si crea tra pubblico e artista che è assolutamente insostituibile e prezioso. E poi sto lavorando anche su canzoni nuove, perché penso a un album nuovo.

Comunque consiglio ai lettori di andare a vedere i videoclip dei miei quattro singoli che sono usciti, perché, e qui torna il mio legame con il cinema, sono dei corti cinematografici. Ho sempre amato il cinema e la musica fin da bambina, per cui non volevo realizzare dei videoclip che fossero solo un pretesto per far ascoltare la canzone. Quindi scrivo dei brevi racconti dai quali poi traggo il soggetto dei miei video. Ad esempio l’ultimo brano che è uscito “Sono qui“, è una spy story girata tra Praga e il Castello di Rubascala in cui interpreto la parte di una bond lady alla ricerca di qualcosa e c’è un boss della mafia russa che mi fa pedinare da una modella ceca, che mi segue ovunque per trovare questa cosa, ma non voglio spoilerare oltre per non togliere ai lettori il gusto di andare a vederlo. Per citare un altro esempio, c’è il videoclip di “Ho visto un sogno” che è stato invece girato nel deserto dell’isola di Fuerte Ventura nelle Canarie nello stesso posto in cui Ridley Scott ha girato il film “Exodus – Dei e re” (“Exodus: Gods and Kings”), adattamento dell’evento biblico dell’Esodo del popolo ebraico guidato da Mosè. Un luogo che ti da proprio l’idea del paesaggio biblico perché “Ho visto un sogno” è un brano e un videoclip visionario, onirico: tu vedi un sogno per il quale tiri fuori energia, forza per abbattere qualsiasi ostacolo e per realizzare un grande obiettivo.

In questa canzone si parla di sogni che tutti noi abbiamo e poi ci sono i sogni dei grandi visionari, uomini e donne che hanno visto prima degli altri e oltre gli altri e nel video si vede proprio questo. Ci sono io che vago sola nel deserto in preda allo sconforto, sembro l’ultima sopravvissuta e ad un certo punto dalla sabbia emerge un vecchio televisore, stranamente funzionante, in cui iniziano a scorrere le immagini dei più importanti eventi del XX secolo. Quando questo singolo è uscito, il 5 giugno del 2020, in quei giorni stavano accadendo tante cose che si vedono in questo televisore, tanto è vero che in molti mi hanno chiesto se ho delle visioni, perché ovviamente il video è stato realizzato 2 anni prima della data di uscita. Questa coincidenza è dovuta semplicemente al fatto che la storia si ripete. Questo a dimostrazione del fatto che i miei video sono molto particolari “.

E dulcis in fundo la domanda che da il nome alla nostra rubrica di interviste: come prendi il caffè?

“Il caffè per me è un regalo raro, nel senso che non lo consumo quotidianamente. Lo prendo solo nelle occasioni speciali. Mi rendo conto che per noi italiani è un po’ strana come cosa, ma per me il caffè è qualcosa di speciale, quando lo prendo è un regalo che mi faccio. Quando lo bevo, il suo aroma, il profumo, il colore, il sapore mi inebriano. E speciale è stata anche la prima volta che l’ho bevuto all’età di 26 anni quando andavo a Napoli per frequentare uno dei corsi più importanti che ci sia in Italia per prepararmi al concorso notarile, perché sono laureata in giurisprudenza. Viaggiavo durante la notte e arrivavo verso le 6 del mattino, perché la lezione iniziava alle 8 e finita la lezione tornavo a casa, quindi ogni giorno affrontavo tante ore di viaggio e avevo bisogno di tenermi sveglia. Così sono andata a bere il mio primo caffè al Bar Mario al Vomero, me lo ricordo ancora. Fu un’esperienza folgorante, stupenda, ho sentito un qualcosa di mai sentito prima. E da allora ogni volta che tornavo a Napoli per questo corso, andavo al Bar Mario a prendermi il caffè, ed era un’esperienza idilliaca, inebriante. Ed è per questo che ho conservato l’abitudine di non prenderlo tutte le mattine, ma occasionalmente quando sento che è un momento speciale, e me lo godo tutto fino in fondo. Lo stesso rapporto ce l’ho, tra l’altro, con i piccoli piaceri della vita, come può essere anche il cubetto di cioccolato fondente che mangio durante la giornata”.