Luisio Luciano Badolisani un caffè con intervistaOggi il caffè lo prendiamo con Luisio Luciano Badolisani, scrittore di origine calabrese, ma torinese di adozione, sette libri alle spalle, a dicembre 2019 è uscito il nuovo romanzo “Il Mare Oscuro della Verità“, edito da Linea Edizioni. Un romanzo intenso e intrigante, con un finale a sorpresa che tocca diversi aspetti della società odierna.

Ci racconti il romanzo e il percorso che ha portato alla sua scrittura?

“Quando inizio a scrivere non ho mai una chiara idea iniziale di ciò che sarà la storia, essa si sviluppa attraverso le parole, non le cerco, sono le parole a trovare me. In quest’ultimo libro lo stimolo a scrivere è arrivato dalla Calabria. La regione dove sono nato 57 anni fa e da cui manco da ben 48 anni. Dall’età di 9 anni sono cresciuto e mi sono formato a Torino, divenuta la mia città di adozione. Luogo dei miei ricordi giovanili, la Torino degli anni Settanta è centrale nella mia narrazione, la totalità delle mie storie sono ambientate nel capoluogo subalpino.

E infatti “Il Male Oscuro della Verità” narra di Adriano, insegnante di italiano in pensione, che tra lontani ricordi e allucinazioni cagionate dalla malattia, ripercorre le tappe della sua vita ritrovando le persone che ne hanno fatto parte, condizionandola. In primis i nonni che, a tutti i costi, vollero allontanarlo dalla Calabria per farlo studiare a Torino, sua città di adozione, le donne che lo hanno amato e infine Savino, suo compagno di giochi dell’infanzia calabrese, dalla vita alquanto avventurosa. Nell’esistenza apparentemente piatta e banale di Adriano si cela però un segreto che avvolge le sue origini, un segreto collegato a un misterioso incidente stradale accaduto tanti anni prima ai genitori. È proprio per scoprire la sua vera identità che il protagonista, seppur malato, tornerà nella sua terra, la Calabria, alla ricerca delle risposte ai tanti interrogativi che affollano la sua mente, in un presente che si confonde con il passato senza risolverlo del tutto e un finale tutto da scoprire!”

In tutti i suoi libri, da quelli del professor Kröss a quest’ultimo, i personaggi si muovono in una provincia italiana di piccoli paesi con straordinari patrimoni paesaggistici e culturali. Sono i suoi luoghi del presente e del passato?

“Sicuramente si, sono i miei luoghi del presente e del passato. Ma soprattutto sono i luoghi che amo, Torino e la provincia astigiana, i piccoli paesi che permettono ancora un approfondimento nelle relazioni umane e che offrono intrecci narrativi interessanti. Così è stato per le trame gialle di “Una rosa a dicembre” del 2012, “Il silenzio dei rimorsi” del 2014 e “Note d’acqua” del 2017, ambientati nel territorio astigiano di Castelnuovo Don Bosco, affreschi di una vita quotidiana con ritmi più lenti, ma non per questo meno interessanti. Anzi!”

Il romanzo “Il Mare Oscuro della Verità” si presta benissimo ad una trasposizione cinematografica, quale attore italiano potrebbe interpretare Adriano?

“Molti lettori in effetti mi hanno fatto notare come l’evoluzione della storia, i colpi di scena e il ritmo incalzante, sarebbero perfetti per essere trasferiti in una fiction e Beppe Fiorello, l’attore siciliano, potrebbe avere le caratteristiche giuste per interpretare il professor Adriano.”

La ripartenza, tanto attesa, può passare anche attraverso questi luoghi, la cultura e i libri in particolare?

“Il verbo più usato (e spesso anche abusato) di questi mesi è sicuramente ‘ripartire’. Ma è un verbo che mi piace perché indica un movimento che guarda al futuro; ripartire – con una nuova consapevolezza – significa dare nuova importanza alle piccole cose, ai gesti quotidiani e all’ambiente che ci circonda. Ripartire significa riscoprire il patrimonio artistico, culturale e turistico dell’Italia, promuovere le bellezze nascoste del nostro paese, e questo si può fare anche attraverso i libri. Dobbiamo imparare a valorizzare di più le librerie e le biblioteche, veri presidi di resistenza culturale.”

Come sarà il ritorno alla normalità?

“Ho espresso la mia opinione in una raccolta dal titolo “Coronavirus, gli scrittori si raccontano“, edito da Yume Edizioni, dove assieme ad altri scrittori sono stato chiamato a esprimere il mio pensiero su questo evento drammatico. Una profonda riflessione su questa guerra ultramoderna contro un nemico invisibile, ma anche una guerra individuale, combattuta in silenzio dentro le mura di casa, ma soprattutto nel perimetro invisibile del nostro io. E la conclusione è che dobbiamo imparare ad ascoltare e rispettare la Parola (nel suo significato più ampio e profondo). Affidiamoci ai libri, loro ci insegneranno quasi tutto.”

In questi giorni siamo tutti rimasti a casa a convivere con una nuova solitudine. Quanto possono aiutare i libri in momenti come questi?

“Come dicevo i libri sono una compagnia formidabile, sempre e in qualunque situazione. Ogni libro custodisce un piccolo mondo in cui vivono tante vite, tante situazioni diverse dalle nostre. E sfogliando le pagine ci si aprono nuovi mondi, scenari inimmaginati, sensazioni su cui riflettere. In fondo si legge per conoscere, per ragionare, per crescere… e anche per divertirsi!”

I suoi progetti futuri, verso quale direzione vanno?

“Come ogni buon scrittore ho nel cassetto un romanzo già terminato, corretto e definito in attesa di pubblicazione, a cui tengo molto, e che riguarda da vicino i sentimenti umani da una prospettiva tutta femminile. L’altro progetto è il romanzo che sto scrivendo e che finirò entro questa estate. Un racconto più introspettivo ed esistenzialista.”

Ed eccoci all’ultima domanda per la rubrica “Un caffè con”: come prende il caffè Luisio Luciano Badolisani?

“Il caffè va fatto assolutamente con la moka, mi piace intenso e forte con poco zucchero (di canna), perché come dice Erri De Luca, autore che amo “A riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco”.”

Per saperne di più: http://luisiolucianobadolisani.art.blog


Un’illustrazione di Luisio Luciano Badolisani che da sempre ama l’arte figurativa e la poesia.