Il nostro “Un caffè con” di oggi ha l’adrenalinico e affascinante gusto del mistero perché lo prendiamo con Claudio Foti scrittore e saggista romano, inventore di mondi inquietanti, ricercatore delle verità che si celano dietro gli enigmi. Con Claudio abbiamo parlato in particolare del suo nuovo saggio “Scrittori maledetti della Golden Dawn“, nome completo Hermetic Order of the Golden Dawn, che nacque a Londra alla fine del XIX secolo. Fondata da tre massoni di alto grado, ebbe una grande influenza sull’occultismo occidentale. Società segreta iniziatica nata sulla tradizione della Cabala, scelse il simbolo dell’Alba (Dawn) come emblema del risveglio spirituale, dell’illuminazione, della consapevolezza che diffuse grazie alle opere di numerosi e insospettabili scrittori. Artisti del calibro di Sax Rohmer, Arthur Conan Doyle, Arthur Machen, Edward Waite e forse anche Oscar Wilde, J.R.R. Tolkien e H.P. Lovecraft sembrano essere venuti in contatto in maniera più o meno diretta con questa misteriosa società segreta. Ma lasciamo a lui la parola per saperne di più su il suo nuovo lavoro letterario e su che rapporto ha lui con l’esoterismo.
Come è nata l’idea di scrivere un libro sugli scrittori della Golden Dawn?
“Questa è una bella domanda che prevede una risposta adeguata e dettagliata. Cominciamo con il dire che la Golden Dawn è un’associazione segreta esoterica e occulta nella quale si celebravano riti, cerimonie e rituali segreti e spesso ben poco ortodossi. La Golden Dawn raggruppava al suo interno molti adepti, tra cui maghi, visionari e artisti e questi dovevano praticare la magia. Settimana dopo settimana, seguendo le indicazioni dei maestri. Più ci si esercitava e più si saliva di livello. Tra le sue fila molti scrittori presero a descrivere quanto accadeva in questi esperimenti e in questi rituali trasponendone le vicende in romanzi e racconti, in cui tenevano celate le identità dei protagonisti. Il punto è che questi racconti, presentati al pubblico come racconti fantastici, ebbero un tale successo e una tale diffusione che la dottrina della Golden Dawn si sparse in tutta la letteratura occidentale, influenzandola. Ecco perché ho scritto questo saggio. Eppure non è l’unica ragione. Un libro di tale portata fa compiere ricerche approfondite e scomode, si vengono a sapere storie che si vorrebbero ignorare e che talvolta si decide di ignorare. Una di queste è la storia di Mary Elizabeth Fornario, a cui ho dovuto dedicare il saggio. Ho scritto dovuto non a caso, in quanto ritengo di essere stato da lei spinto a farlo nel corso dei mesi. Non è stato neppure facile capire che il saggio “Gli Scrittori Maledetti della Golden Dawn” andasse dedicato a lei, fatto sta però che dopo averlo fatto, tutto si è acquietato e mi sono convinto di aver fatto la cosa giusta. Forse ho scritto questo saggio proprio per portare alla luce la sua triste storia”.
Per chi non ha familiarità con questi temi ma vorrebbe avvicinarsi ad essi, potresti raccontare brevemente di cosa parla il tuo “Scrittori Maledetti della Golden Dawn”?
“Si tratta di una Bibbia. No, scherzo, ma è come una bibbia in fondo. Nel saggio spiego a grandi linee che cosa era la Golden Dawn, quali erano le sue origini e i suoi scopi, parlo della sua organizzazione e dei maghi che la componevano oltre che dei vari circoli ristretti da cui era composta e faccio i nomi. Sì, faccio i nomi degli scrittori, alcuni famosissimi e notissimi, che ne erano suoi adepti. Di quasi tutti porto al lettore anche l’esempio di come l’influenza della magia della Golden Dawn sia fluita nelle loro opere sempre con esempi concreti”.
Per cosa si caratterizzano gli scrittori appartenenti a questa società segreta? E perché secondo te persone colte come questi scrittori si avvicinano e, in alcuni casi, si legano a queste società? Per il culto di Iside? Ci credevano veramente? Oppure per divertimento e perversione, visto che in molti casi usavano il sesso e le droghe per raggiungere la conoscenza ed aprire la mente?
“Molti scrittori si avvicinarono a questa società per curiosità come Oscar Wilde, altri per misticismo vero e proprio, altri forse per noia. Dobbiamo sempre contestualizzare il momento. Siamo a fine Ottocento e non esistono svaghi per la classe colta e benestante che non siano teatro e letture, la magia operativa e lo spiritismo sono le nuove frontiere e i nuovi diletti con cui passare il tempo. Senza considerare che appartenere a una loggia massonica permette ai propri lavori, siano essi, disegni o racconti di raggiungere un vasto pubblico. Inoltre, va rimarcato, all’interno di questi circoli, magari in quelli più interni della Golden Dawn c’erano personaggi davvero oscuri come il famoso mago Aleister Crowley che non esitava a compiere esperimenti di ogni genere e grado in questi ambienti riservati, anche e soprattutto quelli sessuali in Sicilia nei pressi di Cefalù”.
Influenze di questo tipo si ritrovano non solo nella produzione letteraria ma anche in quella di personaggi di spicco della musica rock e di artisti in generale. Perché secondo te queste tematiche non hanno molta presa sulle persone “comuni”?
“Anche qui va contestualizzata e storicizzata la domanda. Mary Elizabeth Fornario, a cui è dedicato questo saggio, era una persona comune. Una lettrice appassionata delle opere di Fiona MacLeod. Ed è sulle opere di questa artista scozzese che ha cominciato un’avventura incredibile che poi l’ha costretta a fuggire da Londra e a trovare la morte su un’isola scozzese qualche tempo dopo. Va rimarcato il fatto che la fondazione della Loggia della Golden Dawn, in quel di Londra, con il suo carico di artisti di ogni genere, è praticamente avvenuta nello stesso periodo dei delitti di Jack Lo Squartatore. Delitti che forse sono collegati alla consacrazione della loggia stessa e di cui molti suoi adepti scrittori sono stati accusati”.
Analizzando la tua produzione letteraria si vede che il tema dell’esoterismo torna spesso. Qual è il tuo rapporto con esso?
“L’esoterismo è presente nelle nostre vite appena sotto il velo della realtà. Un velo che ritengo sia meglio non sollevare in quanto non se ne traggono dei vantaggi veri e propri. Si possono si scoprire collegamenti e cospirazioni, si può certo avere più consapevolezza delle cose e del perché accadono, ci si può accorgere dei rituali nascosti in piena luce ma al contempo per una serena vita pratica è molto meglio rimanere ignoranti, come diceva H. P. Lovecraft, a proposito anche lui in odor di Golden Dawn. L’esoterismo comunque è un serbatoio pressoché infinito di idee e di vicende che possono essere romanzate od onorate con un saggio per renderle disponibili a chi ne è incuriosito”.
Parlando sempre delle tue opere, hai già qualcosa di nuovo nel cassetto? Puoi darci qualche anticipazione?
“Si lavora sempre perché sempre nuove idee si affacciano alla mente e richiedono spazi. Dopo tutta una lunga serie di traduzioni di classici horror vittoriani con Delos, e alcuni racconti con Gianfranco de Turris, si continua il filone “I Miti di Arkham”, una serie di volumi, destinata a far scoprire il Lovecraft meno conosciuto e si è in cantiere con un importante libro su Piranesi. Imperdibile per intensità e parallelismi impensabili. Collaboro ultimamente anche con una rivista Asthonishing Fantasy Tales in cui sta per partire la mia serie di avventure più disturbante e discussa “Le Cronache di Jardar”. Insomma… molta carne al fuoco come sempre”.
E infine la domanda che da il titolo alla nostra rubrica di interviste: come prendi il caffè? E visto che per noi italiani è una sorta di rito, c’è qualche aneddoto curioso legato al caffè che vuoi raccontarci?
“Credo che il caffè sia quel momento della giornata in cui ci si ferma un attimo a riflettere, è un momento sociale, un istante in cui si manda giù un nero liquido magico nella speranza che ci dia la forza di continuare fino a fine giornata, ma si può anche considerare che il caffè sia non solo il segnale di partenza di una giornata lavorativa ma anche quello di chiusura e del relax, dopo pranzo e dopo cena, per chi poi riesce a dormire, io no purtroppo!
Il caffè, vista l’età ormai non più verdissima, lo prendo decaffeinato e schiumato, senza zucchero. Una scoperta recente, ma ottima, che devo a una mia collega di lavoro”.