Trainspotting 2 – Fai il turista nella tua giovinezza: trama, trailer e recensione del nuovo attesissimo film di Danny Boyle, dal 23 febbraio al cinema distribuito da Warner Bros.
Un filo lungo 20 anni quello che unisce Danny Boyle e tutti gli appassionati di Trainspotting (me compreso), che lo aspettavano sia perché il primo li ha segnati in vario modo, facendo entrare il film tra i migliori mai messi in circolazione, sia perché si vorrebbe per una volta smentire l’assioma per il quale i sequel sono quasi sempre un disastro, ed anche se per alcuni è un progetto riuscito a metà, credo che questo film sia quell’eccezione che conferma la regola.
Difficile fare il sequel di un film che ha avuto tanto successo, ed è facile per alcuni dire che nei prequel puoi fare ciò che vuoi e quindi di solito riescono bene. Per i sequel, invece, le cose di complicano, perché si è in qualche modo vincolati dalla forte storia che precede e quindi si è spesso costretti a continui richiami che rischiano di rendere meno forte il tutto. Ma non è certamente questo il caso. Infatti questo film è una pazzia, una vera e propria pazzia, nel senso buono però.
Partiamo da dove ci ha lasciati il regista 20 anni fa, cioè da Renton (Ewan McGregor), il protagonista che decide di scappare con il bottino e ricostruirsi una nuova vita, lontano dalla droga e dalle cattive compagnie e ci riesce.
Ma 20 anni dopo preso da non si sa quale spirito (si capirà in seguito) decide di riaffacciarsi ad Edimburgo, la sua città, la sua famiglia (quello che resta) e soprattutto i suoi vecchi amici: Spud (Ewen Bremner), quello più buono, ma con un’interiorità straordinaria che non riesce a canalizzare, che sarà anche narratore delle nuove e vecchie imprese degli amici e Sick Boy (Jonny Lee Miller) il belloccio del primo film, che rivediamo invecchiato ma sempre intento a fare il piacione e nel business (in modo un po’ particolare) del “porno”.
Porno è anche il titolo del romanzo dello scrittore scozzese Irvine Welsh, da cui si dice si sia partiti per scrivere questo sequel, ma in realtà il libro parla dei ragazzi nove anni dopo l’ultimo colpo e qui ci ritroviamo invece a 20 anni di distanza da lì, con i personaggi allo stesso punto in cui li avevamo lasciati: a fare i conti con le questioni lasciate in sospeso.
E a proposito di conti in sospeso e vecchie ruggini al loro primo incontro gli ex amici d’infanzia Renton e Sick Boy vengono alle mani, per poi cercare di recuperare un rapporto in cui non c’è più spazio per la fiducia. Dal canto suo Spud, che non riesce a vedere una via d’uscita da quella vita iniziata più di vent’anni fa tenta il suicidio, mentre Franco-Begbie (Robert Carlyle), il criminale facile alla violenza del primo episodio, riesce ad uscire di prigione grazie ad un astuto escamotage e cerca di soddisfare quella fame di vendetta nei confronti di Renton, mai saziata nonostante il tempo passato. La storia a questo punto devia verso un crudo realismo, che sovverte la “morale” del primo film: essere carogne era un vezzo arrogante, dopo i quaranta è una questione di sopravvivenza.
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Ma ora basta parlare della trama, altrimenti vi farei perdere il gusto di andare a vederlo, parliamo invece del contesto e della regia del film. A fare da sfondo, troviamo una Edimburgo e le sue periferie (che le nostre a confronto sembrano il centro di Parigi) caratterizzate dalla solita decadenza post industriale di un benessere che sembra aver colpito il Regno Unito, ma di non essere ancora arrivato lì.
Mentre scorrono le immagini, non si può fare a meno di fare i confronti con il primo film e di vedere come le riprese degli spazi e delle fotografie in questo secondo capitolo siano molto più ricercate, raffinate e poetiche, con flashback messi ad hoc assolutamente essenziali all’economia del film.
Come non si può non riflettere sulla frase “Fai il turista nella tua giovinezza“, perché inspiegabilmente pensi alla tua mentre vedi il film e anche se 20 anni sono passati anche per te, fai raffronti con quello che è accaduto ai protagonisti e tiri un sospiro di sollievo, per essere cresciuto in un altro contesto.
Non potranno inoltre lasciare indifferenti i ricordi ed i riferimenti a Tommy ed al bambino, facendo inevitabilmente pensare a cosa sarebbe stato di loro se fossero sopravvissuti. Così come la camera di Renton a casa dei genitori, conservata dalla madre così come l’aveva lasciata il figlio, è un’icona del film dove la fantasia e la mente hanno fatto voli pindarici.
Altro elemento fondamentale di Trainspotting 2, come in quello che lo ha preceduto (il riferimento è d’obbligo), sono le musiche che, riprese ed integrate, sono sempre quelle giuste al momento giusto e con il ritmo giusto. Assolutamente perfette.
Cosa convince di questo film: gli attori, per fortuna ci sono tutti e sono invecchiati bene, nel senso che anche chi è invecchiato male, rispetta bene il suo personaggio, proprio come se in questi vent’anni non avessero mai smesso quei panni. La trama, anche se trattasi di un sequel, è ben costruita tanto da rendere la pellicola un film da vedere anche senza conoscere Trainspotting.
Mentre la veridicità di alcune scene, raggiunge dei livelli talmente elevati, che si ha la sensazione di toccare lo sporco con mano. Davvero da Oscar!
Cosa convince poco: purtroppo la narrazione presenta alcuni buchi, forse colpa di tagli fatti in fase di montaggio per ridurre la durata del film.
L’unica protagonista femminile reduce dal primo film, ha un ruolo fin troppo marginale, una sorta di cameo, che magari poteva essere approfondita un po’ di più, anche se probabilmente la scelta è stata fatta per non togliere spazio alla nuova protagonista femminile.
Inoltre la polizia d’oltremanica non esce proprio bene dalla pellicola, perché sembra essere comandata da incompetenti, visto anche l’episodio dell’evasione di Begbie e la conduzione della conseguente indagine ai limiti dell’inverosimile.
Comunque al di là di tutto, se avete amato e capito veramente il primo Trainspotting, non potrete fare a meno di amare anche questo T2 ne sono sicuro, quindi di corsa (come Renton) al cinema a vederlo!