Toro Sedato Rodolfo LaganàUno sguardo lento sulla romanità. Questo forse potrebbe essere il sottotitolo dello spettacolo di Rodolfo Laganà in scena fino al 18 Marzo al Salone Margherita di RomaToro Sedato, il vero nome dello spettacolo ci racconta come i romani sapessero ”fare l’indiano” ancor prima che gli indiani d’America fossero scoperti dal resto del mondo.

Uno spettacolo piacevole che affronta sia temi legati alla vita quotidiana dei romani e di come questi li affrontino, sia temi comuni un po’ a tutti come l’uso di Facebook, o meglio il suo abuso, e delle brutture (sempre in senso ironico) che spesso ci ritroviamo a veder pubblicate in rete.

Sul palco con un divertente, pungente quanto basta e buon osservatore, Rodolfo Laganà, Debora Johnson che sempre in veste di indiana accompagna e intervalla gli interventi del comico cantando e riempendo egregiamente il palco. Proprio lei che oltretutto ha nelle vene vero sangue indiano, come si scopre verso la fine dello spettacolo quando viene svelato essere la figlia di Wess, il famoso cantante e bassista americano naturalizzato italiano, salito alle ribalte negli anni ’70 in coppia con Dori Ghezzi. Wess aveva metà sangue Sioux e metà sangue afroamericano, e la figlia erede di questo bel patrimonio, decide anche di omaggiare il padre dedicandogli la canzone ”I miei giorni Felici” regalandoci una bella emozione.

Un grosso plauso quindi a Rodolfo Laganà, Paola Tiziana Cruciani e Roberto Corradi per aver ideato Toro Sedato: un one-man-show in cui l’attore romano abbraccia la filosofia dei Nativi d’America e le riadatta ai nostri tempi ed alle sue caratteristiche trasportandole nella Roma di oggi.

Perché in fondo da Trieste a Messina chi non ha fatto almeno una volta l’indiano? Per risolvere i problemi d’amore o per evitare la fila al supermercato, per parcheggiare l’auto o per evitare di pagare le tasse, in Italia non c’è disciplina più antica ed efficace del fare finta di “non capire, al’indiana”.

Non ci si può improvvisare indiani, ci si nasce e poi ci si specializza col tempo fino ad arrivare a livelli di professionismo tali da diventare una vera e propria filosofia di vita. Dai viaggi di Cristoforo Colombo alle tattiche di autodifesa, dai call-center al rapporto con la TV, con il sesso e persino con la religione, Rodolfo Laganà con il suo spettacolo ci fa sentire meno soli convincendoci che, in alcuni casi, fare finta di non capire è l’unico modo di sopravvivere.

Le musiche originali di Toro Sedato sono di Roberto Giglio scene e costumi di Alida Cappellini e Giovanni Licheri, aiuto regia di Maia Melis per una produzione di Nevio Schiavone.

Una piccola chiosa tra i programmi del teatro (ci sono anche altre belle produzioni) troviamo anche un volantino che ci chiede di firmare una petizione per non vendere il Salone Margherita: la proposta è che Banca d’Italia (proprietaria dell’immobile) ritiri il teatro dalla vendita poiché rischia di cadere in mano a qualcuno che lo trasformi in un esercizio commerciale. Se anche voi siete per salvaguardare questo pezzo di storia del teatro Made in Roma andate sul sito www.change.org/p/no-alla-vendita-del-salone-margherita per firmare la petizione, che noi ci sentiamo pienamente di appoggiare.