caffè con Tiziana Di Masi intervistaQuesta volta abbiamo deciso di prendete il nostro caffè con Tiziana Di Masi, attrice di teatro civile (Premio cultura contro le mafie 2014, Premio Carlo Alberto Dalla Chiesa 2014, Premio Impegno civile per le nuove Resistenze 2015) interprete di spessore di un autentico impegno sociale sul panorama artistico nazionale.
Ha collaborato con Giancarlo Caselli per l’attività dell’osservatorio sulle agromafie, Andrea Segrè con lo spettacolo Sostedibile sul tema della sostenibilità e dello spreco alimentare ed è testimonial con Confcommercio per il progetto nazionale per le giovani generazioni.
Tiziana Di Masi ha affrontato nei suoi spettacoli i grandi temi della società attuale (legalità, antimafia, memoria storica) con modalità drammaturgiche nuove, coinvolgendo il pubblico e dando vita a spettacoli che scuotono le coscienze.
 
Quando hai cominciato ad esibirti?
Mi sono laureata in filosofia estetica, quasi di fretta, perché volevo dedicarmi al teatro. Ho iniziato lavorando in compagnie teatrali: bello, senza dubbio, ma mi mancava qualcosa. E in fondo, penso di non essere tagliata per lavorare in compagnia, sentendomi “imprenditrice di me stessa”. Sono un po’ anarchica, un po’ individualista e perciò, forse, la scelta di fare un mio teatro era l’unica soluzione possibile. Anche perché volevo decidere io i temi a cui dedicarmi.
Quali sono stati i momenti che hanno rappresentato un momento focale di cambio della tua carriera?
Nella mia vita c’è stata una linea di demarcazione netta coincidente con una data: 10 ottobre 2010. Quel giorno debuttai a Forlimpopoli con “Mafie in pentola”, lo spettacolo dedicato ai prodotti di Libera Terra, con don Luigi Ciotti in prima fila. Ancora oggi, dopo più di otto anni e 250 repliche di quello spettacolo, c’è chi mi identifica come se “Mafie in pentola” fosse il mio nome e cognome.
Qual è lo spettacolo che senti più tuo?
Fino a due anni fa ti avrei risposto “Mafie in pentola”, perché grazie a quello spettacolo sono entrata a contatto con tutto il mondo dell’antimafia sociale, con persone che hanno deciso di cambiare l’Italia non a parole ma con azioni concrete. Oggi però ti rispondo “#Iosiamo” e per la stessa, identica ragione: è il primo spettacolo italiano dedicato al volontariato e alle storie dei volontari, 5 milioni e mezzo di persone che stanno cambiando profondamente l’Italia e dei quali dobbiamo tutti essere orgogliosi.
E quale quello che porti nel cuore?
Li porto tutti nel cuore, perché ogni mio spettacolo, compresi quelli dedicati ad esempio al cibo e all’alta ristorazione – come “Escargot e brachetto”, che misi in scena nel 2008 assieme a una chef stellata, Aurora Mazzucchelli, e a una maitre altrettanto blasonata, Benedetta De Pra – o quelli per la difesa della memoria storica, ha definito una parte della mia vita. Oggi chiaramente tutte le mie attenzioni sono rivolte all’ultimo spettacolo, a #Iosiamo.
Quale il più difficile da realizzare?
“Tutto quello che sto per dirvi è falso”, perché l’idea di Andrea Guolo, il mio autore, era far emergere il problema della contraffazione, fenomeno controllato dalle mafie. Portare a teatro un argomento come questo era assolutamente sfidante; lo abbiamo fatto cercando di farlo sentire non solo un problema nostro, di Tiziana Di Masi e Andrea Guolo, ma un problema di tutti, coinvolgendo il pubblico, invitandolo a degustare “alla cieca” un olio eccellente e un olio sofisticato, facendo quiz strampalati sulle scarpe vere e false. L’idea è stata vincente: nel 2015 lo abbiamo portato alla Camera dei deputati e “Tuttofalso” è diventato la base di ogni progetto culturale in materia di lotta alla contraffazione.
Come è nata la tua collaborazione con Andrea Guolo?
Ci siamo piaciuti innanzitutto come persone, visto che siamo marito e moglie! La collaborazione artistica è arrivata dopo diversi anni vissuti assieme ed è stata probabilmente una conseguenza dei nostri lavori, essendo io attrice e lui giornalista.
Che tipo di progetti intendi portare avanti e perché?
Io e Andrea stiamo raccogliendo un patrimonio incredibile di storie di volontari, perché a ogni data di #Iosiamo raccontiamo una storia di volontariato “a km zero”. E vogliamo diffonderle con ogni mezzo: dai video, come quello dedicato a “La vera storia di Matera 2019”, idea nata dal volontariato, e che in pochi giorni ha raggiunto complessivamente, tra tutti i social, le 40 mila visualizzazioni; alle radio, con il racconto di queste storie; fino alla tv. Penso sia urgente e necessario raccontare quest’Italia, un’Italia che non ha paura e che vuole dare una mano a chi, per mille ragioni, è rimasto indietro.
Cosa deve fare una brava attrice secondo Tiziana Di Masi?
Non deve mai rassegnarsi. Fare teatro, fare questo tipo di teatro, a volte sembra una lotta contro i mulini a vento perché il mondo, almeno apparentemente, sembra andare in un’altra direzione, dove tutto è immagine, tutto deve essere semplificato. Il teatro invece è come la vita: è complessità.
Perché è importante toccare certi temi?
Teatro, arte e letteratura sono rimasti gli ultimi ambiti dove questi temi possono essere toccati. La tv li rifugge, perché la gente cambia canale. Sul web e sui social non funzionano, perché lo strumento è sinonimo di rapidità d’utilizzo. Ma questi temi sono la nostra vita, qualcosa di più importante rispetto a un tot di like o al numero di ascoltatori. E allora queste forme di espressione artistica, come il teatro, sono indispensabili per tornare a essere vivi, attivi, pienamente coinvolti: per chiudere la connessione e riaprire i cervelli attraverso l’emozione.
E per chiudere la nostra chiacchierata, parliamo di caffè, un rito tutto Made in Italy. Come prende Tiziana Di Masi il caffè?
Credo di essere l’unica donna del sud che detesta il caffè. In compenso amo follemente il tè: appena metto i piedi giù dal letto, il mio primo pensiero è innaffiare nuove idee e scaldare i progetti che ogni giorno partono dalla testa ed escono dal cuore con una buona tazza di bollente.