Arriva il 18 luglio al cinema, The Deep, una intera notte di suspense in soli 95 minuti. Tratto da una storia realmente accaduta, il regista Baltasar Kormákur, racconta nel suo ultimo lungometraggio, il tragico incidente avvenuto una notte del 1984 ad un peschereccio islandese partito dalle Isole Vestmann, che si inabissò lontano dalla costa.
Il regista va oltre la semplice narrazione degli eventi lasciando che siano i personaggi a raccontarcela dal loro punto di vista.
Un profondo tuffo negli abissi dell’animo umano passando attraverso la natura, imprevedibile amica e allo stesso tempo nemica di chi vi si imbatte.
La tragedia coinvolge tutti i membri dell’equipaggio ma solo uno di essi, il giovane Gulli, riesce a mettersi in salvo, nuotando per ore nel gelido Atlantico del Nord e attraversando poi, a piedi nudi, un ostile terreno vulcanico. Il suo intenso calvario gli vale un’attenzione a livello internazionale, oltre che l’interesse della comunità scientifica che lo sottopone a dei test per cercare una spiegazione alla sua incredibile capacità di resistenza.
Gulli al suo rientro non solo deve combattere contro il profondo dolore per la scomparsa degli amici in mare e contro il senso di colpa per essere l’unico sopravvissuto, ma deve anche sopportare l’incredulità umana. Chi compie un atto eroico al di fuori del normale, o viene studiato come uno strano fenomeno o diventa un personaggio di risonanza mediatica. Nessuno accetta che sia semplicemente accaduto, perché qualcuno doveva raccontarlo al mondo.
Perché continuare a chiedersi se Gulli sia un super-uomo o un miracolato, O l’uomo foca, il soprannome che gli avevano dato per la sua resistenza all’acqua gelida. Che importanza ha chi sia questo giovane, è solo un pescatore con una gran voglia di vivere.
La forza umana ha una potenza inspiegabile, la lucidità, la calma, la determinazione a anche la capacità di astrarsi, sono elementi che hanno contribuito alla sopravvivenza del protagonista che ha saputo usarli tutti e nel momento giusto.
Gulli ha capito che seguendo i gabbiani avrebbe trovato la terraferma e con essi ha interloquito dopo essersi reso conto di essere rimasto l’unico sopravvissuto. Il dialogo con il gabbiano è stato assolutamente il momento perfetto dell’incontro tra la paura, la speranza, la voglia di sopravvivere e la fragilità umana che davanti alla morte vorrebbe azzerare tutti gli errori commessi in passato e poter avere ancora soltanto un altro giorno per porvi rimedio.
Racconta il regista Baltasar Kormákur: Vorrei che The Deep riguardasse le cose che spesso passano inosservate, perché Dio è nei dettagli, e spesso i dettagli come le cose semplici ci appaiono inutili. Questo film ritrae la vita quotidiana della comunità di pescatori, la fotografia è nitida e forte, realistica, i personaggi sono persone ordinarie e per questo arrivano a toccarci dall’interno.
Cari lettori vi suggerisco vivamente di non perdere questo meraviglioso lungometraggio The Deep, perché racchiude in se molte domande sulla vita, sulla forza e sulla precarietà umana alle quali nessuno di noi sarà in grado mai di rispondere, perché non avere risposte è il più grande slancio di sopravvivenza che l’uomo ha nei confronti dell’ignota natura che lo circonda.