Trama, trailer e recensione in anteprima di Sorry We Missed You, il nuovo scioccante film verità diretto da Ken Loach, con Kris Hitchen e Debbie Honeywood. Dal 2 gennaio 2020 al cinema distribuito da Lucky Red

Sorry we missed you Ken Loach recensioneNon sappiamo come ci riesce, ma ci ha preso ancora una volta! Ken Loach ad 83 anni suonati con Sorry we missed you, riesce a scattare un’inquietante e autentica istantanea del mondo del lavoro. Forse anche più profonda e a tinte più vive di quello che era riuscito a fare nel 2016 con Io, Daniel Black, vincitore di numerosi premi ai vari festival internazionali tra cui la Palma d’oro a Cannes.

Sempre dalla parte dei lavoratori più umili, il regista inglese ci porta ancora una volta in Gran Bretagna, anche se non a Londra, meta cara a tanti nostri connazionali che si sono trasferiti lì per cercar fortuna credendola un paradiso dove tutto può succedere. Ma la realtà, come ci dimostra Loach con le sue tante pellicole, è, spesso, ben diversa.

Forse per molti aspetti anche peggiore della nostra, soprattutto nelle periferie di grandi metropoli come Londra o in città più piccole dove si sta ancora scontando la crisi del 2008. È proprio per uscire da quella crisi che sono nate tante nuove occupazioni, come le badanti per gli anziani e i corrieri espressi, inconsapevoli protagonisti di Sorry We Missed You. Richiamo chiaro già a partire dal titolo, che è la frase standard stampata sugli avvisi di consegna lasciati dai corrieri ai destinatari dei pacchi che non hanno trovato in casa. Loach ci mette così di fronte alle spietate leggi dell’e-commerce, che ormai gioca la sua competitività su consegne in tempi sempre più rapidi e stringenti.

I corrieri sono così costretti a tour de force inumani per rispettare orari e numero di consegne imposte loro dai datori di lavoro, scandite al ritmo di una ogni 180 secondi. Ritmo di cui tiene traccia il cicalino di una pistola lettrice di codici a barre a cui questi nuovi “schiavi”, subordinano ogni giorno la loro stessa vita. Condizioni davvero disumane, spesso completamente ignorate da tutti noi che alimentiamo questo sistema acquistando, senza sforzo alcuno, con un semplice click dai nostri smartphone o tablet. Non a caso il riferimento ai corrieri di Amazon è quasi esplicito, anche se non diretto.

E proprio su questi estenuanti giri di consegne che Loach e il suo storico sceneggiatore Paul Laverty, fondano il ritmo narrativo del film. Riuscendo a trasmettere allo stesso spettatore il senso di angoscia e urgenza di portare a termine ogni consegna con una precisione svizzera. Ma d’altronde precisa e puntuale è tutta la ricostruzione della vicenda: dalla narrazione alla fotografia alle scelte registiche, tutto funziona come un meccanismo perfetto senza inceppi né sbavature.

La stessa scelta di attori con pochissima esperienza, praticamente debuttanti, per il cast, che avrebbe potuto essere l’anello debole della catena, si è rivelata la scelta vincente. Con la loro recitazione genuina sono riusciti a dare maggior veridicità, freschezza e spontaneità alla drammaturgia, riuscendo ad alleggerire e a far sorridere anche in un film che non ha di base, questo scopo.

TRAMA

Sorry We Missed You è la storia di Ricky (Kris Hitchen) e Abby Turner (Debbie Honeywood), una coppia del Newcastle che, dopo la crisi economica del 2008, lotta ogni giorno contro la precarietà per non far mancare nulla ai propri due figli. Badante lei e fattorino mal pagato lui, sono ormai consapevoli che, continuando così, non riusciranno mai a comprare una casa tutta loro. Ma un giorno un amico offre a Ricky l’allettante opportunità di lavorare come corriere per una ditta in franchise. Guadagni alti e gestione del proprio tempo. Così l’uomo accecato dall’utopia di poter tornare padrone della propria vita, vende la macchina di sua moglie per comprare un furgone per le consegne. Purtroppo, per lui, si accorgerà ben presto che il lavoro è molto più duro di come gli era stato prospettato. Il dover portare a termine sempre più consegne sempre più rapidamente, non gli lascia più tempo né per sé stesso né per la sua famiglia mettendo gravemente a rischio la loro solida unità.

TRAILER

 

Senza svelarvi il finale, voglio tentare di raccontarvi il senso di Sorry we missed you, ovvero la qualità della vita. Quella a cui sono costretti a rinunciare lavoratori sulla soglia della povertà come Ricky e Abby. Perché non riescono a conciliare lavoro e vita privata a causa della necessità di portare a casa il denaro per mangiare. Così facendo rinunciano al tempo da dedicare a sé stessi e alla famiglia, che inesorabilmente, non potranno più recuperare. Tempo che in questo caso Abby dedica ai pazienti che segue. Molto di più di quello che le viene retribuito, ma lei ha un cuore e una coscienza e non se la sente di abbandonare quelle persone bisognose che sono entrate, inconsapevolmente, a far parte della sua famiglia. Mentre Ricky lo passa nel suo furgone per cercare di fare sempre più consegne al giorno per aumentare i guadagni, rischiando comunque di perdere tutto: salute, vita e la stessa famiglia.

Una famiglia che Loach è riuscito a rendere autentica e alla quale non possiamo non affezionarci, soprattutto quando la vediamo, nonostante le difficoltà, gioire per una serata finalmente passata tutti insieme, anche se nel furgone di Ricky accompagnando Abby a fare il giro dei pazienti. Oppure quando seguiamo la figlia che accompagna Ricky nelle consegne per riuscire a trascorrere del tempo insieme. O ancora, quando dietro le ragazzate del figlio maschio leggiamo il disperato bisogno di attenzioni.

PERCHÉ VEDERLO

Insomma un film davvero interessante e diretto, che ci travolge senza scampo con il suo fiume di emozioni, facendoci svegliare dalla sorta di torpore in cui viviamo per chiederci se è davvero questo il mondo in cui vogliamo vivere e il sistema che vogliamo alimentare. Un sistema che continua a schiacciare i più deboli, costringendoli a lavorare sotto pressioni insostenibili che hanno inevitabili ripercussioni disastrose sulle loro famiglie e su tutto ciò che li circonda.

Assolutamente da vedere, perché, senza nulla voler togliere alle altre opere di Ken Loach, è sicuramente una delle più interessanti in cui si è avvicinato molto, in termini di stile narrativo, al Victor Hugo de “I Miserabili”.

Dal 2 gennaio nelle sale italiane distribuito da Lucky Red.