Cinema e teatro si fondono sul palco della Sala Umberto di Roma per dare nuova vita al detective più famoso di tutti i tempi nello spettacolo Sherlock Holmes e i delitti di Jack Lo Squartatore. In scena fino all’8 marzo diretto da Ricard Reguant
In questi giorni e fino all’8 marzo, il noir torna a calcare il palcoscenico teatrale, quello della Sala Umberto di Roma, grazie allo spettacolo Sherlock Holmes e i delitti di Jack Lo Squartatore. Un ardito mix tra realtà e finzione che vede protagonisti uno dei personaggi letterari più famosi del mondo nato dalla pena di Sir Arthur Conan Doyle alla fine dell’800, Sherlock Holmes, e uno realmente esistito, Jack lo Squartatore. Un accostamento, tanto azzardato quanto intrigante e sorprendente, realizzato da Hellen Salfas (pseudonimo dietro cui si nasconde un notissimo drammaturgo inglese) basandosi sulle intuizioni e congetture riguardo l’identità del famoso serial killer scritte proprio da Conan Doyle per aiutare Scotland Yard nelle indagini.
L’adattamento teatrale, invece, si deve al regista spagnolo Ricard Reguant (già regista di Dieci piccoli indiani) che insieme a Gianluca Ramazzotti ha cercato di dare nuova linfa al grande detective utilizzando un linguaggio più fresco e moderno non solo dal punto di vista dei contenuti, ma anche visivo. I due sono riusciti, così, ad avvicinare Sherlock Holmes e l’inseparabile Dott. Watson anche alle nuove generazioni che già da diversi anni seguono i restyling cinematografici e televisivi dei loro affascinanti casi.
TRAMA
La scena si apre nella Londra del 1888 dove una serie di terribili omicidi di giovani prostitute avvenuti nel quartiere di Whitechappel sta scuotendo l’opinione pubblica. L’ispettore capo di Scotland Yard, Lestrade, disperato per la situazione e la pressione della stampa dell’epoca, decide di recarsi al 221 B di Baker Street per ingaggiare il famoso detective Sherlock Holmes. Questo, insieme all’inseparabile Dr. Watson, inizierà le indagini per smascherare il terribile assassino noto come Jack Lo Squartatore. Durante le indagini incontreranno la famosa spia Irene Adler che si unirà a loro. In un susseguirsi di avventura e suspense i due arriveranno a scoprire una verità molto più sconvolgente di quella che avrebbero mai potuto immaginare.
LO SPETTACOLO
Raramente si assiste a spettacoli teatrali noir perché è certamente più semplice, per sceneggiatori e registi, creare straordinari mix di terrore e ansia con i potenti mezzi di cinema e TV. Ma Reguant è riuscito a farlo anche in teatro puntando su un taglio cinematografico. Ricreando le cupe atmosfere della Londra vittoriana attraverso il sapiente uso di proiezioni e giochi di luci e ombre. Scegliendo, invece, di ricorrere ai rapporti tra i vari personaggi, la musica e dialoghi intrisi di sottintesi per rendere la suspence e la pastosità delle indagini tale da rallentare anche una mente brillante come quella di Holmes.
Infatti potreste notare una minor fluidità nell’azione scenica del primo tempo, ma vi assicuro che vi darà perfettamente l’idea della complessità delle investigazioni e del modus operandi del grande detective. Non a caso il ritmo cambia decisamente nel secondo tempo man mano che Holmes inizia a fare luce sul caso. Un secondo tempo sicuramente più movimentato dove viene lasciato anche più spazio ai personaggi comprimari facendone apprezzare la bravura.
GLI INTERPRETI
Abbiamo così modo di conoscere meglio il goffo ispettore capo Lestrade (Marco Zanutto), e vedere come dietro la divisa nasconda le classiche debolezze da uomo. O la sensuale e ambigua Irene Adler, interpretata da Rocio Muñoz Morales, che è riuscita a rendere perfettamente le mille sfaccettature di questa donna dalla personalità misteriosa e impenetrabile anche per lo stesso Holmes. Quest’ultimo interpretato da uno strepitoso Giorgio Lupano (Il paradiso delle Signore), estremamente convincente nel ruolo. Ad affiancarlo un altrettanto convincente Francesco Bonomo nei panni di Watson.
Insomma uno spettacolo assolutamente da non perdere. Accattivante e divertente al punto giusto e in grado di mostrare come nonostante siano passati più di 130 anni dalla pubblicazione del primo romanzo di Conan Doyle sul famoso detective, questo sia più vivo e attuale che mai. E come le sue storie siano riuscite ad andare ben oltre i semplici gialli polizieschi entrando nella realtà di tutti i giorni per far riflettere sul potere politico, investigativo e sociale.
Foto credits: Luigi Cerati
Dove:
Sala Umberto – Via della Mercede, 50 Roma
Info e prenotazioni:
www.salaumberto.com
tel.06.6794753
prenotazioni@salaumberto.com
Quando:
fino all’8 marzo 2020
Orari:
dal martedì al sabato ore 21
domenica ore 17
sabato 7 marzo ore 17
Prezzi:
da 19 a 34 euro