L’identità di William Shakespeare è sempre stata velata da un alone di mistero, proviamo a mettere in ordine i tasselli dell’intricato puzzle con Saul Gerevini che gestisce un sito di ricerca sul famosissimo autore inglese

Shakespeare un mistero dalla trama intricata come le sue opereHo conosciuto tempo fa Saul Gerevini, un appassionato di letteratura Inglese che gestisce un sito di ricerca su Shakespeare e John Florio. Tra le varie cose di cui abbiamo parlato, riguardo a Shakespeare, quello che mi ha colpito è stata l’idea che Florio, un Inglese di origini italiane, possa essere l’autore delle opere di William Shakespeare e cioè l’anima e la penna di quelle opere.

Il sospetto viene, dice questo ricercatore, leggendo proprio la misera biografia del grande scrittore inglese, che non convince nel rappresentare quella grande mente che traspare dal corpus scespiriano. Questo pone dei problemi anche nel capire quelle opere.

Un esempio fra i tanti, molti studiosi, come Hilary Gatti, concordano che l’influenza di Giordano Bruno nei testi di Shakespeare è significativa.

Però non sappiamo come siano finite, le idee di Bruno, tra le opere del Bardo, come l’Amleto per esempio. Non lo sappiamo, a meno che non rivolgiamo lo sguardo a John Florio, che conobbe Bruno durante il suo soggiorno londinese, e gli fu sempre vicino, sia come interprete ma soprattutto come amico.

Ci sono opere immortali come Romeo e Giulietta, oppure come Sogno di una notte di mezza estate, per citarne due tra le più famose, che vedono Florio come riferimento per essere comprese. Questo perché aveva nella sua biblioteca le risorse letterarie da cui sono state prese, o perché le fonti da cui provengono erano a sua disposizione.

La trama del Macbeth, per esempio, proviene da un libricino di Mattew Guinn, che era un amico e collaboratore di John Florio. Guinn scrisse questo libricino, intitolato ”Le tre sibille”, in onore di Re Giacomo I, che lo apprezzò molto, e da questo libricino fu presa l’idea del Macbeth.

Le anomalie nelle poche cose che sappiamo della vita di Shakespeare sono tali da rendere legittimo il porsi domande sulla sua identità. Infatti, il primo dubbio, su chi sia Shakespeare, lo espresse Robert Greene che già nel 1592, nel suo ”Groatsworth”, accusò Shakespeare di essere un ”Absolute Johannes factotum”.

Dato il poco che sappiamo di Shakespeare, per la fama che aveva ai suoi tempi, lui è un caso unico riguardo a tutti gli altri drammaturghi della sua epoca, di cui sappiamo moltissimo anche perché hanno lasciato scritti firmati, di loro pugno, dove appare la loro chiara identità.

Così unico da far nascere dubbi sul fatto che fosse stato proprio l’attore di Stratford a scrivere tutte quelle opere, poesie e poemi. Distinguiamo quindi Shakespeare, il poeta e drammaturgo, da Shaksper, l’attore-impresario. Possiamo farlo perché Shaksper non ha mai usato il cognome Shakespeare nei suoi documenti personali. Un’inconscia ammissione di non essere Shakespeare?

Forse! Anche perché non sappiamo dove e come Shaksper abbia imparato tutto quello che c’è scritto nelle opere di Shakespeare, contenute nel Foglio del 1623.  La tanto lodata ”Grammar School di Stratford” non basta a spiegare la grande cultura che mostra di avere Shakespeare.

Ben Jonson, il famoso drammaturgo, scrisse nel Folio del 1623 che Shakespeare sapeva ”poco il latino e per niente il greco”. Di chi stava parlando, di Shakespeare o di Shaksper?

Nelle sue opere Shakespeare appare un raffinato linguista e dimostra di conoscere molto bene sia il Latino sia il Greco, da cui ha preso molti vocaboli. Ha preso vocaboli anche dal Francese e soprattutto dall’Italiano, che dimostra di conoscere benissimo. È quindi certificato dalle sue opere che Shakespeare fosse un uomo coltissimo.

Che cosa possiamo dire di Shaksper? Possiamo dice che quel sacco di grano tra le sue braccia, nel suo primo monumento funebre, non depone a suo favore come uomo di grande cultura. Penna e calamaio tra le sue mani sarebbero stati più appropriati.

Adesso però nel monumento funebre di Shaksper troviamo rappresentato un signore elegante con penna e calamaio a portata di mano. Il suo nome scritto talvolta con un trattino, Shake-speare, non è sparito dalle opere.

Su questo si continua a discutere, perché Shakespeare scritto con un trattino sembra uno pseudonimo. A quell’epoca era solito usare pseudonimi per proteggere la propria identità dalle ritorsioni della censura, che usava estensivamente la tortura per avere le informazioni che le interessavano.

Quindi, gli pseudonimi abbondavano a quel tempo e Shakespeare scritto con un trattino, Shake-speare, da proprio l’idea di un nome creato per nascondere qualcuno dietro i panni di Shaksper.

Che Shaksper fosse comunque un prestanome lo scrissero sia Thomas Nashe sia Robert Greene, l’uno nel 1589 e l’altro nel 1592. Nashe lo scrisse a chiare lettere nell’introduzione al Menaphon di Robert Greene, e Greene lo scrisse nel suo celeberrimo Groatsworth. In questi scritti sia Nashe che Greene indicarono in Florio la penna che scrisse le opere di Shakespeare.

Quindi, Shaksper e Shakespeare sono due entità diverse? 

Sì, anche perché la Suprema Corte degli Stati Uniti rilasciò un verdetto nel 2009 dichiarando che Shakespeare e Shaksper non sono la stessa persona. Quindi, il loro verdetto potrebbe sposare ciò che ha detto Nemi D’Agostino di Shaksper, e cioè che: ”La massa di notizie – su Shaksper – forma una cornice all’interno della quale la sua persona è poco più che un’ombra indistinta‘‘.

Bisogna, quindi, guardare in direzioni diverse, da quelle che portano a Stratford, per dare spiegazione alla ricchezza del linguaggio e alla raffinata tessitura delle opere di Shakespeare. Bisogna guardare a John Florio.

Lui aveva tutte le caratteristiche e competenze linguistiche di Shakespeare, si veda a questo proposito la sua traduzione dei Saggi di Montaigne, che è massicciamente presente nelle opere di Shakespeare.

John Florio aveva a disposizione, nella sua ricchissima biblioteca personale le risorse letterarie da cui proviene la maggior parte delle opere di Shakespeare. Alla sua morte lasciò i suoi libri ai conti di Pembroke, i nobili che finanziarono il Folio di Shakespeare del 1623.

Shaksper nel suo testamento non parla di libri e fino ad ora sono stati vani i tentativi di trovare qualche testo che gli appartenesse. Quindi è ovvio che l’attore di Stratford, William Shaksper è una persona diversa da chi scritto le opere di William Shakespeare.

Però, anche lui, comunque, ha fatto la sua parte e, quindi, deve essere apprezzato per il suo contributo.

“Shaksper – dice Gerevini – con le sue abilità imprenditoriali, ha saputo creare, finanziariamente parlando, le condizioni per regalarci tutte le opere di Shakespeare. Ma in quei sublimi lavori la mano riconosciuta come quella di Shakespeare non è la sua ma di John Florio”.