Negli ultimi anni, nel nostro Paese, il consumo di salmone, specialmente quello affumicato, ha avuto una crescita costante. Da tipico prodotto con connotazione invernale, generalmente consumato durante le festività natalizie, il salmone affumicato si è, oggi, destagionalizzato grazie anche al successo dei ristoranti giapponesi che ne fanno uno dei loro prodotti di punta.
La domanda e l’interesse verso questo tipo di pesce aumentano ormai a dismisura, tanto che risulta necessaria una panoramica sulla qualità e le modalità di crescita e conservazione del salmone affumicato.
Le origini del salmone
Quando si parla di salmone affumicato ci si interroga spesso su quale sia la scelta più giusta da fare al momento dell’acquisto e quale sia la reale differenza delle diciture riportate sulle confezioni.
Con il passare del tempo, a causa della maggiore richiesta sul mercato di salmone affumicato, si è assistito ad un aumento di allevamenti intensivi che hanno destato sconcerto e perplessità sulle metodologie utilizzate e sullo stile di vita dei salmoni stessi. Costretti a vivere in gabbie ristrette che contengono fino a 200 mila esemplari ciascuna, i salmoni da allevamento intensivo conducono una vita innaturale, senza spazio di movimento e con un alto rischio di contrarre malattie che generalmente vengono eliminate attraverso la somministrazione di antibiotici che possono essere nocivi anche per gli uomini.
È bene però precisare che non tutti gli allevamenti sono così e che molti si prendono cura dei salmoni, dedicando la giusta attenzione e controllo al loro benessere, attraverso anche l’utilizzo di spazi pensati per permettere una maggiore libertà di movimento.
I salmoni selvaggi, invece, godono di una vita “naturale” tanto che spesso vengono considerati come i migliori. Ma è davvero così? La verità è che sebbene siano liberi di vivere lontani dalla contaminazione dell’uomo, vi sono comunque dei dubbi a riguardo. Non solo non si è a conoscenza di ciò che mangiano, ma allo stesso tempo, risalendo controcorrente le acque dolci, dove ritornano per deporre le uova e concludere il loro ciclo di vita, esauriscono diverse energie che li rendono stanchi. Trattandosi, inoltre, di una pesca sportiva è davvero difficile trovare sul mercato esemplari di questo tipo.
Il salmone affumicato Upstream
La scelta, sia per il sapore che per le condizioni di vita del salmone, non può che ricadere sui salmoni cresciuti attraverso la pratica dell’acquacoltura estensiva.
Un esempio è il salmone affumicato Upstream.
Messo a punto da Claudio Cerati, il Sistema di Controllo Distensivo, un metodo unico e rivoluzionario, ha il vanto di mettere al primo posto il benessere dei salmoni. Cresciuti nel loro ambiente naturale, in mari aperti e molto ossigenati, i salmoni Upstream godono di una qualità di vita migliore, non solo perché hanno la possibilità di essere in continuo movimento, diventando così forti e muscolosi, ma anche perché seguono un regime alimentare controllato, senza antibiotici né ormoni, così da permettere l’acquisizione della sola massa magra. La dieta, definita in base ai rispettivi pesi, comprende farine, olio di pesce, minerali, fibre e vitamine, fondamentali per un regime sano, stabile e sostenibile.
Il Metodo Distensivo, quindi, sfrutta soltanto le risorse ambientali e rende minimo l’intervento dell’uomo, mettendo al primo posto il rispetto dell’animale e del consumatore finale.