Prima di raccontarvi in anteprima Rosso Istanbul, il nuovo film di Ferzan Ozpetek al cinema dal 2 marzo, vi svelo alcune chicche sulla lavorazione raccontate da cast e regista nella conferenza stampa di presentazione.
Dopo aver assistito alla proiezione in anteprima di Rosso Istanbul, il nuovo film di Ferzan Ozpetek, con ancora negli occhi gli sguardi intensi dei protagonisti, ecco che ci ritroviamo a diretto contatto con quegli stessi occhi, dal vivo.
Seduti ad accoglierci oltre a Ferzan troviamo Tuba Büyüküstün (Neval), Halit Ergenç (Orhan) e Mehmet Günsur (Yusuf).
A fare gli onori di casa è come spesso accade col regista italo-turco Laura Delli Colli.
Le prime domande sono naturalmente per lui e per capire cosa lo abbia spinto a cimentarsi in questo nuovo lavoro autobiografico.
Si parte da una data: il 13 maggio 2016, inizio del film e delle riprese, esattamente vent’anni dopo l’esordio alla macchina da presa con Il bagno turco, come se il tema del ritorno a casa fosse così importante da dover essere sottolineato.
La dedica alla madre, scomparsa un mese e mezzo fa, ricordata anche nei minimi particolari, come la collana di perle, nel film è una sorta di ripresa alla storia raccontata nel romanzo, dove forse ha un ruolo più forte, sottolineato da frasi ad effetto sull’amore che nella pellicola sono riportate in parte o spettano ad Orhan e Neval.
Il regista ci confida come i suoi familiari abbiano riconosciuto nel personaggio di Süreyya la madre : “L’hai fatta uguale!” Sorride Ferzan, molto carico, conscio forse del coraggio e delle difficoltà che questa sua fatica potranno incontrare, quando si cerca di trasmettere le emozioni non solo con le parole ma con sguardi, rumori, musica e tanto altro. “Mi piacerebbe che qualcosa vi arrivi magari domani…”. Ci tiene a sottolineare come questo film cerchi di trasmettere che cosa è oggi la Turchia e soprattutto Istanbul ma non dalle notizie che spesso arrivano anche qui su accadimenti mediaticamente rilevanti, ma dalla gente, dalla sensazione di incertezza e precarietà che si respira.
“Non voglio fare politica però..” consideriamo che nel film si parla di una sparizione improvvisa (“Succede spesso”) e proprio a tal proposito una scena accenna alle “madri del sabato” di piazza Galatasaray e alla situazione curda. Non ci sono espliciti accenni, al contrario del romanzo, agli scontri con la polizia. Una città che cambia velocemente e che lui stesso sente di perdere : “per assistere alla proiezione di un cortometraggio ho preso una sorta di metropolitana per raggiungere la zona dei grattacieli e non conoscevo un nome di quelli delle stazioni!”. Molte case del suo quartiere hanno lasciato il posto ad alberghi e nuovi appartamenti, e chi ci abitava ha dovuto cambiare e lasciare grandi yali, come i protagonisti del film e come la sua famiglia.
Del blù del Bosforo, che Ferzan stesso da ragazzino tentava invano di attraversare a nuoto come Deniz nel film (“Non è una gran distanza ma il Bosforo ti mette paura!”) e del silenzio che traspare in molte scene ci parla Halit Ergenç, con gli occhi sognanti ancora per il ricordo delle mattine passate proprio davanti a quel mare, all’alba, per anticipare il traffico di auto sui ponti e di navi sullo stretto. Un’esperienza che consiglia a tutti, “Magari con la vostra donna, riscoprirete come è bella!”
Le donne… contano nei film di Ozpetek così quanto nella sua vita : “Un harem!” che lo ha cresciuto, mamma, nonna, badante e zie. Ancor di più però in questo film e nella produzione, ascoltando il racconto appassionato di una di esse e cioè Tilde Corsi, produttrice e sceneggiatrice con Gianni Romoli: la situazione in Turchia non consentiva di portare operatori italiani se non assolutamente necessari e per alcuni momenti l’idea di abbandonare il progetto si è affacciata. Ma poi la determinazione di due donne in particolare, Tilde e la sua omologa per la BMK, la coproduzione turca, hanno consentito a loro di diventare amiche e al film di avvalersi di operatori turchi (Bravissimi! Sottolinea Ferzan).
“Qualcuno si è fatto esplodere poco prima dell’inizio delle riprese; a volte cambiavamo programma e giravamo una scena da un’altra parte perché magari la zona prevista quel giorno non era sicura!”
Un film particolare anche ascoltando le scelte della 01 Distribution, di non uscire con più di 200 sale all’inizio. Un film che deve trovare la sua strada e la troverà a giudicare dagli occhi del regista, forse ancora immersi nei rumori e nelle musiche di Giuliano Taviani presente anche lui, a cui confida: “in Turchia mi chiedono ma chi è questo compositore turco? Perché hai usato tutti gli strumenti della tradizione”.
In chiusura della conferenza stampa scopriamo che il film non si potrà vedere in lingua originale con sottotitoli almeno in Italia – considerando che è recitato in turco questo dispiace per la strana impressione iniziale del doppiaggio.
In ultimo a proposito di colonna sonora in Turchia la pellicola avrà più musica rispetto alla proiezione a cui abbiamo appena assistito io e Marco Famà, sempre pronto con la sua macchina fotografica. Così pronto da catturare la consegna da parte mia del mio ultimo romanzo “Download” al sorridente regista, sempre gentile e curioso.
Non sarà una visione scontata né semplice, ci vorrà impegno da parte vostra perché non sempre sarete sicuri di esservi immersi in un film di Ferzan Ozpetek, forse perché girato in patria, e non in Italia (l’altra patria), forse per la lingua o per la voglia di trasmettere tramite diversi canali e porte le emozioni che ha dentro, rischiando di dare per scontato qualcosa… ma magari vi arriverà, più forte, qualche giorno dopo, magari già domani…