“…Ogni dipinto che faccio è un dettaglio di questa unica tela, un frammento dell’intero, e porta con sé un frammento di un tutto.”  Roman Opalka        

ROMAN OPALKA Dire il tempoMilano e Venezia vogliono rendere omaggio a ROMAN OPALKA (27 agosto 1931, Hocquincourt- 6 agosto 2011, Chieti) con il progetto espositivo in due capitoli DIRE IL TEMPO curato da Chiara Bertola.

L’artista franco-polacco, scomparso nel 2011, sarà protagonista di due mostre complementari ideate e realizzate in collaborazione da BUILDING a Milano e Fondazione Querini Stampalia a Venezia.

La prima parte di questo progetto ha aperto al pubblico il 4 maggio per proseguire fino al 20 luglio negli spazi milanesi di BUILDING articolandosi sui quattro piani espositivi della galleria. Dal  7 maggio al 24 novembre, il secondo capitolo della retrospettiva si svolgerà nelle sale veneziane della Casa Museo della Fondazione Querini Stampalia, nelle quali le opere di OPALKA e quelle di Mariateresa Sartori (Venezia, 1961), sua grande amica, dialogheranno tra loro e con quelle delle collezioni antiche già presenti nel museo. Sempre a Venezia il 6 e il 7 maggio verrà presentato per la prima volta al pubblico il film di DIDIER MORIN “LE DERNIER DETAIL PEINT DE ROMAN OPALKA”, in cui viene descritto il tempo della pittura dell’artista, al ritmo della vita quotidiana, all’interno del suo atelier di Bois Mauclair. OPALKA è registrato e filmato durante una quarantina di sedute di pittura mentre crea il suo ultimo lavoro e sacralmente ripete i numeri che sta dipingendo.

DIRE IL TEMPO approfondisce la produzione di OPALKA attraverso una selezione di opere che segnano delle tappe fondamentali nella sua ricerca di artista, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, alcune delle quali mai esposte, e provenienti soprattutto dal Fonds de Dotation Roman Opalka che ha collaborato al progetto.

Il fulcro del percorso espositivo di entrambe le mostre sarà rappresentato dalla ricerca a cui l’artista ha dedicato gran parte della sua vita, OPALKA 1965 / 1- INFINTO, partendo dai primi lavori fino agli ultimi. Saranno esposti per la prima volta insieme, il primo e l’ultimo DETAIL su tela: l’Alfa e l’Omega, il primo proveniente dal Muzeum Sztuki in Polonia e l’ultimo, rimasto incompiuto e mai presentato al pubblico, proveniente da un collezione privata.

Al tentativo di rappresentare lo scorrere del tempo, concetto di per sé non misurabile, OPALKA ha dedicato la sua vita, riuscendo a restituirne forma visiva attraverso il numero come elemento base di una sequenza continua e potenzialmente infinita.

A partire dal 1965 l’artista comincia a contare da 1 all’infinito, dipingendo su tela numeri progressivi fino a saturare la superficie, per poi riprendere la sequenza su un’altra tela.

Ogni opera, chiamata DETAIL, ha la medesima dimensione (196× 135 cm) in ricordo della porta del suo primo studio a Varsavia. I numeri, bianco titanio, vengono dipinti su sfondo grigio; grigio che OPALKA continua a schiarire in ragione di un 1% di bianco aggiunto man mano, fino ad annullare il contrasto necessario per la lettura dei numeri. Per continuare a rendere percepibile lo scorrere del tempo anche quando i numeri dipinti non saranno più visibili, dal 1968 ad ogni DETAIL accompagna una registrazione della sua voce mentre pronuncia in polacco i numeri che dipinge. Questo programma metodico viene eseguito dall’artista giorno dopo giorno fino alla sua morte, lasciando l’ultimo lavoro incompiuto. L’ultimo numero che ha dipinto è 5 607 249, di colore bianco su sfondo bianco.

Dal 1972 OPALKA abbina a ogni DETAIL un autoritratto fotografico in bianco e nero, scattato al termine di ogni sessione pittorica. In esse, l’artista mantiene fissi alcuni elementi base: l’espressione, la distanza dall’obiettivo, lo sfondo e la camicia. Il suo intento era quello di far emergere le trasformazioni “scultoree” sul suo volto, create dallo scorrere del tempo, da sempre il nucleo della sua arte.

Il programma di ROMAN OPALKA è stato da lui creato una mattina di primavera a Varsavia, dove viveva e frequentava l’Accademia di Belle Arti, mentre aspettava la sua prima moglie Halszka Piekarczyk seduto al tavolino del caffè del Hotel Bristol. Aveva scelto la sua “via verso il bianco”, aveva scelto di dipingere la pittura che è anch’essa tempo.

Da BUILDING a Milano sono presenti una selezione di tele della serie di DETAIL, affiancati da 7 Cartes des Voyages e 35 autoritratti fotografici, accompagnati dal suono della sua voce, per creare un insieme significativo capace di rendere l’essenza del programma di OPALKA.

Arricchiscono la mostra, un nucleo di opere realizzate dall’artista prima del 1965: un primo disegno accademico, Les Nuages del 1951, gli Etudes sur le Mouvement (1959-60), Chronome (1963) e Alphabet grec (1965) in cui sperimenta la parcellizzazione dello spazio e del tempo attraverso il ritmo e il movimento dei segni e dei punti sulla tela, arrivando ai Fonemats del 1964 che vengono esposti per la prima volta. Ultima sezione, a chiudere idealmente il percorso, quella dedicata al lavoro grafico di OPALKA, le acqueforti del ciclo Descriptions du Monde, e due fotolitografie realizzate tra il 1968 e il 1970.

ROMAN OPALKA è stato e continua a essere un artista straordinario. La sua arte può sembrare, di primo acchito, di non facile comprensione, ma se si supera il primo attimo di straniamento di fronte alle sue opere, il fascino della sua ricerca sullo scorrere del tempo avrà il sopravvento e vi conquisterà.