Zona Eur (Roma) - Piazzale dell'Industria

Zona Eur (Roma) – Piazzale dell’Industria

Sembra un’ironia della sorte e invece non lo è: nel cuore dell’Eur, la zona a sud di Roma voluta da Mussolini, riversa di decine di barboni accampati a due passi da aziende multinazionali. Sono quei “randagi” ben descritti dalla scrittrice Margaret Mazzantini nel suo “Zorro. Un eremita sul marciapiede”. Vivono di niente, accasciati a terra come marionette senza una buona stella a sostenerli, come pezzi in più di un assemblaggio ormai finito, e che di loro francamente non sa’ cosa farsene. Poche cose compongono le loro esistenze: un piumino arruffato sul marciapiede, un po’ di ombra nelle giornate torride e un riparo da quelle di pioggia; trascorrono vite parallele, silenziose, accanto a chi ogni mattina parcheggia la sua auto di corsa, preso dai suoi mille pensieri, dai problemi, dal capo, dai bambini a scuola… insomma è possibile vivere vicini, così dannatamente vicini ogni santo giorno e ignorarsi?

Non è difficile immaginare i pensieri di quei vagabondi senza uno straccio di certezza. Chissà com’è stare sdraiati su un marciapiede scomodo e mal odorante (per usare un eufemismo) e osservare quelle centinaia di finestre degli uffici di banche, petrolifere e varie. Ognuna di quelle finestre racchiude altre storie: giacche e cravatte, e-mail a cui rispondere, telefonate continue, un capo odioso a cui sorridere in ascensore. Vite parallele, vicine e lontanissime come galassie.

Fa strano adattarsi a “non vederli” quei randagi sul marciapiede; quel non sentirsi offesi da chi (le istituzioni, per esempio) non fa nulla per risolvere una situazione penosa che si consuma sotto il naso di chi invece fa parte di quell’assemblaggio ben riuscito.

“I barboni sono randagi scappati dalle nostre case, odorano dei nostri armadi, puzzano di ciò che non hanno, ma anche di tutto ciò che ci manca. Perché forse ci manca quell`andare silenzioso totalmente libero, quel deambulare perplesso, magari losco, eppure così naturale, così necessario, quel fottersene del tempo meteorologico e di quello irreversibile dell`orologio.”

Tratto da “Zorro. Un eremita sul marciapiede”, Margaret Mazzantini.