Un artista coraggioso e determinato, un contaminatore di vite, storie, della sua città, del dialetto napoletano e del Blues. Unico.
Ognuno di noi vive le proprie passioni in maniera unica e personale. Con orgoglio ed un sorriso, poi, ricorda i primi passi verso la realizzazione di un sogno. Prendere in mano per la prima volta una chitarra a quattordici anni e sognare di suonarla così come la si ascolta in una canzone è una scalata quasi impossibile.
Soprattutto se a suonare quell’arpeggio e assolo è un certo Pino Daniele, e ancor di più se la canzone è Jesce juorno.
E ti fermi a pensare: qualcosa di più semplice? No?
No.
E allora sai che ti dovrai accontentare di provarci.
Scopri però che la sua musica ti piace e ti trasporta con tutto questo ritmo e le melodie. E poi ti ritrovi a cantare come lui, storpiando da buon romano il napoletano che non è più un dialetto, ma misto all’inglese e all’italiano, un’altro strumento.
Poi il silenzio. Pino non sta bene.
Ma tornerà “e sarà un giorno pieno di sole”. Bella “Anna verrà“. Pensi che però il grande Pino non sia più lo stesso: brizzolato e con la voce a volte afona. Ma non è così.
Nel 1991 esce “Un uomo in blues“.
” ‘O scarrafone”, “Gente distratta”. Pino ci dipinge tali e quali come siamo con i nostri dubbi sul razzismo, sull’amore e sul consumismo: “Che soddisfazione” è splendida e ci chiede “quanto costa la felicità?”
Poi “Quando“, la colonna sonora di Pensavo fosse amore …invece era un calesse di Massimo Troisi.
Poi “Sicily“, l’amore cantato per la sicilia e una riflessione intima sulla solitudine e su ciò che siamo: “un posto ci sarà per essere felici cantare a squarciagola e dici tutt’ chell’ ca vuo’ tu” in una terra fatta di lava e sole.
Sentirlo dal vivo e comprendere tutte le sue sperimentazioni musicali mi ha sempre affascinato e soprattutto seguire le vie spericolate della sua chitarra immersa tra le sue melodie.
Ma il vero capolavoro è stato quello di superare i confini di Napoli e dell’Europa con la musica, con la lingua e con le storie come quella di Masaniello, di un eroe rivoltoso senza paura che si ribella ai governanti inneggiando però al re di Spagna, tra le strade di Napoli, che è una carta sporca e nisciuno se ne importa e ognuno aspetta a ‘ciorta.
Le mille contraddizioni di questa città e dell’Italia intera che Pino ha cantato, toccando temi anche scomodi, ma senza paura o filtri o magari con la scusa di essere un artista e con una piccola premessa:
je so’ pazzo
e oggi voglio parlare.