Il nuovo film di Marco Tullio Giordana, Nome di Donna, prodotto da Lionello Cerri e Rai Cinema, sarà nelle sale, distribuito da Videa, il giorno della festa della donna perché proprio di donne si parla: di discriminazioni sul lavoro e della lotta per far valere i propri diritti. Trama, trailer e recensione in anteprima
Nome di donna è appunto la storia di una giovane donna, Nina (Cristiana Capotondi), madre di una bambina, che si trasferisce a Milano. Qui troverà lavoro in una residenza per anziani facoltosi.
Nina dovrà vedersela con un mondo tutto nuovo: elegante e decisamente molto diverso dal piccolo paese che ha lasciato. Un ambiente che cela, però, un segreto scomodo e torbido.
Nina lo scoprirà e, pagandone direttamente le spese, sarà costretta a misurarsi con le sue colleghe, sia italiane sia straniere, per affrontare una battaglia personale nei confronti del dirigente della struttura, Marco Maria Torri (Valerio Binasco), che inevitabilmente la isolerà dall’ambiente lavorativo circostante.
Rimasta sola Nina affronterà con coraggio la battaglia per far valere la sua dignità e i suoi diritti.
https://www.youtube.com/watch?v=WcQREWwm_J8
“Nome di donna è nato tre anni fa dal desiderio di guardare alla condizione femminile nel mondo del lavoro, escludendo le discriminazioni più macroscopiche – come la disparità salariale – per studiare invece quelle più sottili – e dunque subdole – assunte come una sorta di (sotto)cultura diffusa – racconta Cristiana Mainardi, sceneggiatrice del film -. Quel senso comune, quell’ovvietà, capace di insinuarsi nel quotidiano, di diventare parte integrante del modo di vivere e di lavorare, di rapportarsi agli altri. Credo che ogni donna possa comprendere esattamente queste parole, e – per fortuna – anche molti uomini.
Scrivendo di Nina, non ho potuto fare a meno di chiedermi che cosa avrei fatto al suo posto, già sapendo che non avrei avuto lo stesso coraggio, soprattutto la stessa capacità di sopportare la solitudine – l’isolamento – a cui condanna la decisone di ribellarsi”.
Un film da vedere perché, finalmente, cerca di togliere quel velo di omertà sulle discriminazioni, sulle molestie fisiche e sui ricatti sessuali sul lavoro (tema di grande attualità). In Nome di donna il punto di vista è scevro da ogni giudizio, ma misura, con grande sensibilità, il coraggio della battaglia di tutte quelle donne che scelgono di denunciare e combattere chi esercita il proprio potere in ragione, troppo spesso, di un silenzio dettato dalla necessità di un lavoro.
La battaglia di chi decide, superando la paura, di denunciare, spessissimo solitaria e piena d’insidie, e spesso ha come conseguenza l’isolamento e l’esclusione da parte delle donne stesse comporta.
Intensa l’interpretazione degli attori, il film è un’efficace testimonianza e denuncia di una situazione che deve necessariamente cambiare.
La regia di Marco Tullio Giordana come sempre incanta per la sua sensibilità. Rimane uno dei registi che in assoluto preferisco.