
Terconauti – Damiano e Margherita Tercon e Philipp Carboni (ph. Iris Oltre)
Lo scorso 15 marzo in occasione della X Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, giornata di sensibilizzazione sui Disturbi del Comportamento Alimentare, Margherita Tercon, attrice-scrittrice e influencer, che insieme al fratello Damiano e a Philipp Carboni forma il trio dei Terconauti, ha riproposto sui canali social del trio il diario-documentario in cui racconta la sua battaglia contro i disturbi alimentari. Videodiario che ha iniziato a registrare nell’estate del 2014, quando si era trasferita a Parigi con la speranza di lasciarsi alle spalle ciò che la faceva stare male e uscire così dal tunnel dei disturbi alimentari di cui soffriva da otto anni.
Una battaglia che Margherita ha raccontato anche nel libro scritto a quattro mani con suo fratello Damiano “Mia sorella mi rompe le balle – una storia di autismo normale” (Mondadori, 2020). Visto l’importanza e l’attualità della tematica abbiamo deciso di intervistarla per avere la testimonianza di qualcuno che ha combattuto e vinto questo disturbo così da poter dare un lumicino di speranza a chi si trova ancora invischiato nel tunnel. Lasciamo allora la parola a Margherita Tercon.
Qual è, se sei riuscita a capirlo, la causa scatenante dei disturbi alimentari?
“Penso che sia piuttosto soggettiva. Non credo che ci sia un unica causa che li scateni, ma possono essercene moltissime. Nel mio caso ho avuto vicino una persona che ne soffriva da anni e ho cercato in tutti i modi di aiutarla ad uscirne. Ma questo mio cercare di aiutare, alla fine non solo non ha aiutato lei, perché è oggettivamente difficile aiutare una persona che soffre di disturbi alimentari, ma mi sono ammalata anch’io. Eravamo amiche fin da piccole e lei è sempre stata magra, molto sportiva e nonostante ciò lei diceva di essere grassa e di non essere mai all’altezza e quindi sentire parlare così una persona, che reputavo bellissima, perfetta, mi ha fatto giudicare me stessa malissimo, perché ho iniziato a domandarmi come ero io se lei che era così bella e magra si definiva brutta? Questo interrogativo con l’adolescenza si è trasformato in un problema e ho iniziato, così, a soffrire di disturbi alimentari. Quindi nel mio, ma penso anche nel caso di molte altre persone, il paragonarsi ad altri è una delle cause scatenanti”.
Quindi pensi che tra i vari motivi che può portare ad avere disturbi alimentari, c’è quello di voler raggiungere un certo modello estetico?
“Si, anche, ma non solo. Per alcune persone il mangiare può essere uno sfogo a varie frustrazioni personali che le affliggono. Spesso si soffre per altri motivi e i disturbi alimentari sono un sintomo di questo malessere interiore. Ad esempio quando ne soffrivo ero convinta che se non avessi più sofferto di disturbi alimentari sarei stata felice, sarei riuscita a realizzare i miei sogni, avrei avuto successo, perché pensavo che finché fossi stata male tutto ciò non sarebbe stato possibile. In realtà era un circolo vizioso perché soffrire di disturbi alimentari mi faceva sentire frustrata, una fallita e questo mi faceva sfogare con il cibo. Ma sfogarmi col cibo mi faceva sentire una fallita e così si innescava il circolo vizioso. Questo a dimostrazione del fatto che spesso ci sono altri motivi dietro e infatti ho iniziato a sentirmi meglio e poi sono guarita, quando ho capito che i miei fallimenti non erano causati dai disturbi alimentari, ma erano i disturbi alimentari a essere causati dal mio non credere in me stessa, dal non credere di potermi realizzare e da tutti i limiti che mi ponevo”.
Perché hai voluto girare il video diario, che messaggio vuoi mandare alle persone che lo guardano?
“Ho iniziato a girare il video nel 2014, quando avevo 24 anni e mi ero trasferita a Parigi perché volevo iniziare una una nuova vita. Soffrivo già di disturbi alimentari da quando avevo più o meno 16 anni e ho pensato che partendo per Parigi e ricominciando tutto da zero, avrei cancellato anche i disturbi alimentari. Così mi sono detta tra me e me “faccio una sfida: mi riprendo tutti i giorni per un mese e così riuscirò a dimostrare che in un mese posso uscirne”. Poi il video è andato avanti per 2 anni e in realtà ho impiegato 3 anni a guarire, perché purtroppo è molto difficile uscirne, anche se comunque ci sono persone che riescono a farcela anche in un mese. Quindi quel video inizialmente non voleva essere un documentario per qualcuno, ma solo un qualcosa con cui desideravo dimostrare di poter sconfiggere i disturbi alimentari in un mese. Ho fatto il video dal 2014 al 2016, anno in cui ho lasciato la casa di Parigi per andare a fare un anno di Erasmus in Irlanda e mi sono detta che non volevo più portarmi dietro quel problema. E mi sono accorta che era un pensiero superficiale, perché spesso i problemi ci vengono dietro in quanto non possiamo fuggire da noi stessi. Però in Irlanda ho smesso di fare video, dicendomi che quando avrei fatto il prossimo era per dire di essere finalmente guarita. E così è stato. In Irlanda ho fatto l’ultimo video che è quello in cui dico che ce l’ho fatta. Fino alla pubblicazione del video solo una persona sapeva dei miei disturbi alimentari e in più per 10 lunghi anni sono stata convinta che li avrei avuti per tutta la vita, così una volta che ce l’ho fatta ho pensato che dovevo assolutamente far sapere a chi ne soffriva che non doveva mai smettere di provare a superarli perché c’è sempre una possibilità e quindi ho pubblicato il video”.

ph. Nicola Ferroni
Come sei riuscita a guarire?
“Così come si inizia a soffrirne, non c’è una spiegazione precisa di come se ne esca. So solo che nell’ultimo periodo che ho passato a Parigi avevo iniziato ad andare da uno psicologo non specializzato in disturbi alimentari, però non ero mai stata prima da uno psicologo e quindi sono arrivata e ho subito puntualizzato che ero lì per risolvere il mio problema con i disturbi alimentari. Fortunatamente mi ha capito subito e con lui piano piano ho iniziato a parlare di alcune cose e mi sono accorta che il mio vero problema non erano i disturbi alimentari ma erano i tanti limiti che mettevo a me stessa. Quindi andare dallo psicologo mi ha aiutato a capire che non è necessariamente vero che per avere successo nella vita bisogna essere belle, magre e in forma, cosa di cui, fino a quel momento, ero fermamente convinta. Identificavo la magrezza con il riuscire a portare a termine i propri obiettivi e avere qualche occasione in più. Invece ho capito che il successo si raggiunge quando si inizia a credere in sé stessi, si inseguono i propri sogni, si inizia a fare qualcosa che ci fa sentire soddisfatti di ciò che facciamo. E una volta che ci si sente fieri di sé, anche dei piccoli passi, i disturbi alimentari se ne vanno. Penso quindi di essere riuscita a guarire perché grazie allo psicologo ho capito che nella vita potevo fare quello che volevo anche se questo non rispettava il percorso standard che la società si aspetta da una ragazza o da una donna.
Ad esempio ora ho 31 anni non sono sposata, non ho figli, non sento questo grande istinto materno, anche se non è detto che in futuro non mi venga, però questo già mi fa sentire fuori posto per come mi vorrebbero gli altri. E sentivo, anche a 26 anni, tutte queste pressioni sociali e limitavo le mie possibilità, semplicemente perché quello che volevo non rispecchiava quello che pensavo che gli altri volessero da me. Ma io non sarei stata mai felice se avessi fatto solo ciò che pensavo che gli altri volevano che io facessi. È stato solo quando ho iniziato a fare quello che davvero mi piaceva fare che ho iniziato a sentirmi meglio e piano piano anche il cibo, che è una cosa che incontriamo quotidianamente nella nostra vita, invece che vederlo come un problema, come un limite in più, ho iniziato a vederlo come una cosa bella. Adesso, finalmente mi piace mangiare insieme agli altri, mentre prima mi nascondevo, cercavo sempre di evitare gli eventi sociali perché di solito si svolgono intorno a un tavolo e anche questo ci limita nella vita, ci togli molte occasioni”.
Dopo questa esperienza così lunga e difficile, cosa consiglieresti a chi ti chiedesse come intraprendere il percorso verso la guarigione?
“Sicuramente consiglierei di parlarne con altri e cercare l’aiuto di uno specialista, uno psicologo. Qualcuno che possa aiutare senza giudicare e senza essere coinvolto emotivamente così da valutare la situazione con la giusta obiettività. E poi smettere di paragonarsi agli altri, cercando di capire quali sono i propri punti di forza e soprattutto ascoltare sé stessi e i propri desideri e non ciò che pensiamo che gli altri vogliano che noi facciamo. Inseguire sempre i nostri sogni anche se sembrano impossibili. O quanto meno provarci!”

ph. Nicola Ferroni
Progetti per il futuro?
“Adesso sto lavorando con mio fratello e il mio ragazzo con cui compongo il trio “I Terconauti” e principalmente continueremo a fare un lavoro di sensibilizzazione sempre sui temi dell’autismo, però quello che ci piace molto è cercare di far star bene le persone. Cercare anche solo per qualche minuto di farle pensare ad altro e fargli fare una risata, quindi vorremmo portare avanti il nostro progetto di trio buttandoci sul comico, magari facendo degli spettacoli, ovviamente quando riapriranno i teatri, comici dove parliamo anche di temi sociali ma in modo divertente. Così che più persone possano approcciare all’argomento senza doverlo vedere raccontato per forza in maniera triste”.
Come prendi il caffè?
“Il caffè lo prendo tipo americano, perché dura di più”.