Trama, trailer e recensione de L’uomo che uccise Don Chisciotte, l’affascinante metastoria autoironica e fiabesca diretta da Terry Gilliam. Dal 27 settembre al cinema distribuito da M2 Pictures
Passione, tenacia o follia secondo voi portano un regista a girare un film in trent’anni? Terry Gilliam, regista de L’uomo che uccise Don Chisciotte, ha fortemente voluto completare questo film iniziato nel 1989 nonostante il destino gli fosse avverso. Ma nonostante tutto, tra varie interruzioni e riprese, lo ha portato a compimento con la stessa tenacia con cui Don Chisciotte lottava contro i mulini a vento, anche se si può affermare che il suo sia stato più che un viaggio una vera e propria odissea all’interno del suo stesso lavoro.
Non credo affatto sia un caso che il protagonista Toby (Adam Driver) interpreti nel film proprio il ruolo del regista e che compia imprese folli all’interno di una realtà parallela, quasi onirica con la quale si scontra. Toby è un cinico e sprezzante regista di spot televisivi dall’ego smisurato. Il caso vuole che torni proprio in Spagna, dove dieci anni prima aveva ideato il suo primo lavoro cinematografico, per girare uno spot che riprenda la lotta del cavaliere errante contro i mulini a vento. Il passato però ritorna all’improvviso catapultandolo in vecchi ricordi e facendo rientrare nella sua vita persone ormai dimenticate, alcune della quali avevano recitato proprio nel suo primo lavoro.
Queste persone, ognuno a modo loro sono state segnate da quella esperienza che ha indirizzato le loro scelte e modificato il corso della loro vita, quando Toby vi si troverà a confronto verrà catapultato in vorticosi flashback che gli permetteranno di iniziare un lungo viaggio introspettivo quasi folle perché la confusione del suo subconscio lo porterà a vedere realtà parallele che lo confonderanno ma allo stesso tempo lo aiuteranno a trovare la verità che all’improvviso apparirà chiara davanti a lui.

foto by Diego Lopez Calvin
Come ogni favola questo film racchiude una grande metafora, un insegnamento da tramandare. Molteplici i piani narrativi che andranno a sovrapporsi, elementi onirici e surreali, simbolismi psicanalitici circa l’identità circondano il mondo intorno al protagonista. Gilliam racconta una metastoria con un gusto introspettivo, autoironico e anche fiabesco se vogliamo e la scelta di Driver nei panni di Toby è a mio avviso perfetta. Perché è un attore oltre che bravo e sexy, concedetemelo, dalle capacità espressive poliedriche. Sa essere un duro ma allo stesso tempo ironico (anche se ma mai abbastanza), sexy quando vuole, insomma la sua mimica e le sue caratteristiche attoriali lo rendono interessante ed unico, perfetto per questo ruolo.
L’uomo che uccise Don Chisciotte è un film che riesce ad essere drammatico e commovente ma allo stesso tempo ironico e leggero e poi, chi non ha amato Don Chisciotte e le sue imprese? Se volete scoprire realmente cosa succede al famoso eroe leggendario andate al cinema, perché soltanto entrando nella favola anche voi scoprirete la vera storia di questo personaggio.