L’isola dell’abbandono esiste realmente. Naxos, dove venne abbandonata Arianna, torna a essere luogo di desolazione per un’altra Arianna nel nuovo romanzo di Chiara Gamberale edito da Feltrinelli editore. Recensione
La protagonista de L’Isola dell’abbandono, nuovo romanzo di Chiara Gamberale, viene descritta come un essere timoroso, alla ricerca di uno schermo, un distacco dalla realtà, dalla vita che da sempre non la trova affatto pronta ad affrontarla. Disegnatrice e autrice del fumetto Pilù, protagonista di un mondo fatto di umorometri e fantasiosi animaletti che la isolano ancor di più dalla realtà.
Per questo Arianna si ritrova alla mercé di Stefano e della sua psicopatica esistenza, della sua realtà parallela, dei suoi disturbi che spesso, ciclicamente, la umiliano. Contro tutti e tutto, soprattutto difendendolo a spada tratta dal coro di disapprovazione dei suoi cari, che continuano a benedire gli abbandoni che Arianna subisce, sperando che siano viaggi di sola andata, lei si rifugia nel dolore che tutto questo le provoca, cullandosi sicura tra le calde tette di “Mamma Ossessione”, convalescente per sempre.
“Senza di mezzo il rumore che la gente fa mentre smania per difendersi dal mistero dell’amore che satura, del dolore che taglia”.
Ma l’amore si manifesta spesso in diversi modi, malato, accomodante, sempre a seconda di come riusciamo ad amare noi stessi. Non è dell’altro che ci si innamora forse.
Un figlio poi cambia tutto. Lo schermo più potente che possa difenderci dalla vita, la possibilità inaspettata di avere un ruolo forte, per non dover essere sé stessi.
La ricerca di uscire da questi schemi mentali o di infilarsi di nuovo nell’uovo che ci protegge, tormentano Arianna che continua la sua analisi grazie alle diverse storie d’amore che vive. Una in particolare, nata come avventura consolatrice dopo l’abbandono di Naxos, quella con Di, sembra scardinare inspiegabilmente la sua corazza. Per la prima volta scopre di poter essere felice, di poter vivere. Ma questo spaventa… più dell’abbandono stesso forse e la costringe a fuggire e tornare a respirare soffocata al caldo della sua malsana culla di sofferenza, il luogo che più ama.
Un viaggio difficile e impetuoso, come il mare di quest’isola mitologica. L’autrice soffre con noi che leggiamo ogni parola de L’isola dell’abbandono, ogni passaggio temporale e connessione mentale del suo filo, donato a chi vuole ritrovare la strada dal labirinto di questa coraggiosa avventura alla ricerca della vita stessa, del suo significato, della sua forza insormontabile.
La paura stessa della vita passa proprio quando tocca a te vivere, perché non si può sfuggire al proprio destino.
“Se sapessimo di cosa abbiamo bisogno, non avremmo bisogno dell’amore”.