Selezionato al 72mo Festival di Cannes, nella sezione “Un Certain Regard”, arriva il 9 gennaio nelle sale italiane La Ragazza d’Autunno, l’ultimo lungometraggio dell’emergente regista russo Kantemir Balagov. Trama, trailer e recensione in anteprima
La storia de La Ragazza d’Autunno è ispirata al libro La guerra non ha un volto di donna, del Premio Nobel Svetlana Alexievich e si concentra principalmente nello sviluppo e nell’approfondimento psicologico della figura femminile all’interno del contesto bellico e post-bellico.
SINOSSI
1945, Leningrado. La seconda guerra mondiale ha devastato la città, demolendone gli edifici e riducendone gli abitanti a brandelli, fisicamente e mentalmente. Anche se l’assedio – uno dei peggiori della storia – è finito, la vita e la morte continuano la loro battaglia in ciò che rimane della città. Due giovani donne, Iya e Masha, cercano di affrontare la ricostruzione e dare un senso alle loro vite tra le rovine.
Entrambe erano al fronte, ognuna con una storia e un dolore custoditi nel cuore, l’amicizia darà loro la forza per perdonarsi, sopportare e superare ogni avversità per incamminarsi verso un domani tutto da ricostruire.
Il secondo conflitto mondiale, stando ai dati a nostra disposizione, è stata la guerra che ha visto in assoluto la più massiccia partecipazione da parte delle donne. La ragazza d’Autunno, vuole muovere alcune considerazioni al riguardo, come ad esempio: cosa succede ad una persona che la natura ha previsto per creare la vita, dopo essere sopravvissuta alle prove della guerra?
Il regista Kantemir Balagov, nonostante le orrende vicende che le donne hanno dovuto vedere ed affrontare durante la guerra, snaturate dal loro essere generatrici, non toglie loro mai la speranza, la pazienza, la materna rassicurazione che accoglie e contiene ogni sorta di dolore, morte o imprevisto.
Un inno alle donne dunque e alla vita il cui sguardo è volto sempre in avanti.
Il titolo originale del film “Beanpole“, è traducibile come “spilungona”, una parola che, nella sua accezione più larga, descrive gli attributi fisici e l’aspetto della principale figura femminile del film, Iya, che è molto alta. Ma per il regista, “spilungona” sta per “goffaggine”, ed è così che i personaggi del suo film percepiscono ed esprimono i propri sentimenti. Sono goffi, sgraziati, stanno imparando nuovamente a vivere dopo la guerra, cosa per loro molto difficile. Imparano nuovamente a muoversi.
Tutto questo è molto evidente in Iya, la protagonista, che pare abbia più difficoltà di altri. Le due giovani amiche, hanno ancora tutta la vita davanti e il loro costante desiderio di maternità sopraggiunto al rientro dalla guerra, è l’ancoraggio psicologico necessario per iniziare una nuova vita. Le giovani credono che dare alla luce un bambino, potrà curare i loro traumi, i loro ricordi.
Purtroppo le cose prenderanno una piega inaspettata che metterà a dura prova la loro forza.
La Ragazza d’Autunno è una storia universale, come le guerre, questo lo rende un film senza tempo e dalle infinite riflessioni.
Ve lo consiglio vivamente.