Dal 16 aprile in Europa e dal 22 aprile in Giappone è disponibile in digitale e negli stores “Tratto da una storia vera”, nuovo album di Joe Barbieri. Ecco la mia recensione da ascoltatore e qualche domanda all’artista!
Il cantastorie nella cultura folk è quel soggetto che si aggira tra le piazze e le corti accompagnato dal suo strumento per narrare vicende fuori dal tempo che catapultano l’ascoltatore in un mondo diverso. Oggi nella mia carriera di ascoltatore da quattro soldi mi sono imbattuto nell’ultimo lavoro di Joe Barbieri, “Tratto da una storia vera“(Microcosmo Dischi/Warner Music Italy) .
Dimentichiamoci per un attimo la cultura musicale corrente. La narrazione urbana e autorefenziale è ormai la modalità di trasmissione del messaggio applicato da molti dei big della musica italiana moderna. Io stesso sono abituato a questo tipo di “poetica” della vita quotidiana quindi ascoltare Joe Barbieri mi ha fatto strano. Joe napoletano di fede calcistica e provenienza decide di raccontare favole moderne.
L’album fin dalle prime sonorità trasporta l’ascoltatore in un’altra dimensione, le atmosfere jazz riportano alla mente una Parigi in bianco e nero, un passeggiata per la New Orleans degli anni sessanta o per rifarci alle origini del cantautore a una Napoli romantica. Città che è narrata nella canzone “Vedi Napoli e poi canta” inno d’amore alla sua terra natia.
Il mio compito non è quello di dare un giudizio ma solo di riportarvi le sensazioni provate all’ascolto quindi il mio invito è quello di farvi catturare da queste atmosfere che prestano all’orecchio sensazioni diverse dal solito. Se volete fare un’esperienza mistica ascoltatevi questo album alternandolo a qualche brano dell’icona partenopea degli ultimi anni Liberato. Io l’ho fatto e vi prometto che il vostro cervello schizzerà fuori dalle vostre orecchie!
A parte ascoltare l’album ho fatto anche quattro chiacchiere in proposito con Joe Barbieri, che vi riporto di seguito. Buona lettura e buon ascolto di “Tratto da una storia vera”.
QUATTRO CHIACCHIERE CON JOE
Ogni album scritto da un artista nasce da motivazioni, esigenze e voglia di raccontare qualcosa di diverso, cosa ti ha spinto a scrivere questo album?
“Nel mio caso la scintilla che ha originato questo disco è stata una canzone, inclusa nell’album, che si intitola “Tu, Io e Domani” e che scrissi all’inizio del primo lockdown coinvolgendo (ovviamente a distanza) Sergio Cammariere, Fabrizio Bosso, Tosca e Luca Bulgarelli. Quella canzone mi ha dato la conferma che si poteva, malgrado questa inedita condizione di “segregazione”, fare arte in maniere inclusiva, senza chiudersi nel proprio angolo.
L’album intero è infatti, se vogliamo, una lunga ed entusiastica celebrazione della partecipazione, essendo esso nato grazie al contributo di decine di musicisti che hanno lavorato in parte con me in studio e in parte da lontano. E mi dà gioia constatare come il risultato mi suoni partecipato, corale, condiviso”.
Una domanda un po’ scomoda. Le sonorità della musica italiana oggi vanno verso qualcosa di molto diverso da questo album, l’ascoltatore medio non è facile da catturare. Come ti poni di fronte a questa sfida?
“Sinceramente in nessun modo. Nel senso che non faccio calcoli di questa natura e non mi pongo l’obiettivo di catturare nessun ascoltatore medio. Faccio la mia strada raccontando quel che so raccontare nel modo in cui so raccontarlo. Fare musica per me è un’esigenza intima e personale, è un mezzo e non uno scopo. Malgrado ciò, è bellissimo vedere come intorno a questo percorso si aggiungano spontaneamente persone che evidentemente si sentono rappresentate da questo “linguaggio dell’essere” e iniziano a camminare con me, per un miglio o per molto di più. E ciò, ti assicuro, mi fa profondamente felice”.
Cosa ha rappresentato Pino Daniele (omaggiato con una cover all’interno dell’album) per la tua carriera?
“Ha rappresentato la lezione suprema di cosa vuol dire far musica con onestà intellettuale. Ha rappresentato l’invito allo studio, alla ricerca, al porre al centro di ogni gesto artistico l’anima; ha rappresentato la celebrazione dell’incontro tra culture, tra musicisti con percorsi musicali anche molto distanti.
Tutto questo e molto altro Pino Daniele è stato per me”.
Viste le difficoltà dovute al Covid come stai pianificando di promuovere l’album?
“Il covid – come ogni crisi che si rispetti – mette in evidenza, accanto ai problemi, delle nuove soluzioni. Il digitale, in questo senso, sta facendo passi da gigante in ogni ambito della quotidianità, e anche nella promozione ci ha aiutato, ad esempio consentendoci di fare una conferenza stampa estremamente partecipata. Per il resto la promozione vera credo possa essere fatta suonando dal vivo, e quello è l’appuntamento che attendo con maggior trepidazione. L’incontro con la gente è sempre la soluzione”.