Presentato venerdì scorso a Roma Il vegetale, primo film interpretato da Fabio Rovazzi con Luca Zingaretti, regia di Gennaro Nunziante dal 18 gennaio al cinema distribuito da The Walt Disney Company Italia
E’ stato presentato venerdì scorso a Roma Il vegetale, il nuovo film di Gennaro Nunziante (noto al grande pubblico per i film di Checco Zalone), prodotto da Piero Crispino per 3zero2 e co-prodotto da The Walt Disney Company Italia, in collaborazione con Sky Cinema.
Il film che uscirà nelle sale italiane giovedì 18 gennaio 2018, distribuito da The Walt Disney Company Italia, vede il debutto sul grande schermo di Fabio Rovazzi nella veste di attore. Nel cast anche il mitico Luca Zingaretti, Ninni Bruschetta (nel ruolo del padre di Rovazzi) e Paola Calliari. Rovazzi interpreta, Fabio, un giovane neolaureato che non riesce a trovare un lavoro e che si trova anche a dover gestire i casini fatti da un padre un po’ troppo ingombrante e i capricci di una sorellastra minore, capricciosa e viziata, che alla stregua di suo padre lo considera un “vegetale”. Ma succederà qualcosa che sconvolgerà tutte le carte in tavola dando il via a tutta una serie di situazioni comiche e paradossali, che porteranno il protagonista a dare una svolta inattesa alla sua vita.
Ma non vi diciamo altro per non rovinarvi il gusto di andarlo a vedere al cinema, quanto piuttosto vi lasciamo scoprire qualcosa in più dai protagonisti e dal regista che abbiamo avuto il piacere di incontrare nella conferenza stampa di presentazione del film che si è tenuta all’Hotel The St. Regis di Roma.
Le prime domande sono state per Fabio Rovazzi a cui è stato chiesto se avesse partecipato oltre che come attore anche come autore o co-sceneggiatore del film e come ha vissuto l’esperienza di passare dal mondo dei video a quello del cinema.
Fabio Rovazzi: “Su Wikipedia c’è scritto anche che sono un cantante – scherza Rovazzi – Il problema del web è anche quello di scrivere cose non vere, io in questo film ho fatto l’attore, mentre Gennaro Nunziante è il regista e lo sceneggiatore.
Mentre passare da 7 minuti di video a 83 è stato impegnativo, perché ho dovuto completamente annullare il pensiero di altro e affidarmi completamente a Gennaro per affrontare questa esperienza. È stato molto pesante ma allo stesso tempo molto bello, quindi mi ritengo molto soddisfatto.”
Qual è il segreto di Fabio Rovazzi per avere questa presa su un pubblico così difficile, che comprende la fascia d’età tra i 7 e i 12 anni?
Fabio Rovazzi: “È un pubblico che io non ho mai cercato volutamente, è arrivato in modo inspiegabile, tutt’ora non capisco come sia possibile. Io sono molto contento di avere questo pubblico, poi in realtà si dice che Rovazzi piace ai bambini, ma quando giro per strada mi fermano anche gli ottantenni perché mi hanno visto da Fazio, quindi il mio pubblico non è delineato al 100%. Chiaramente il motore di tutto sono i bambini, ma soprattutto i genitori più che i bambini. Sono consapevole e sono anche contento perché nei bambini c’è tanta sincerità, quindi se piace ai bambini fa piacere.”
Mentre a Nunziante è stato chiesto se Rovazzi ha qualche affinità con Checco Zalone, se c’è qualcosa che li accomuna.
Gennaro Nunziante: “No in realtà non ho scelto Fabio perché credo che abbia affinità con Zalone, quanto piuttosto perché ho visto un suo video dove aveva una faccia particolare come reazione ad una cosa accaduta e in quella faccia ho visto il personaggio del mio film. Infatti poi ci siamo visti a Milano e gli abbiamo cominciato a raccontare il progetto, perché non essendoci una conoscenza diretta, c’era prima bisogno di una frequentazione. Bisognava costruire attentamente il percorso. Il lavoro che è stato fatto, è stato fatto esattamente su Fabio, come un vestito di sartoria, cucito su misura e non un abito già pronto conformato addosso al primo che passa.”
La coppia Zingaretti/Rovazzi de Il Vegetale non ricalca nessuno stile visto precedentemente. Com’è nato questo lavoro di coppia, come sono maturati i personaggi e come vi siete trovati in questa pellicola?
Luca Zingaretti: “In effetti è vero, siamo una coppia molto atipica, ma forse dovrebbe essere Gennaro a dire come gli è venuto in mente di metterci maldestramente insieme. – scherza Zingaretti – Per me è stata una bellissima esperienza e con Fabio mi sono trovato subito a mio agio, ci siamo trovati bene e siamo diventati amici nonostante la differenza di età. Prima abbiamo lavorato insieme come protagonisti, ma poi abbiamo trovato anche un amico l’uno nell’altro e quando il rapporto nasce così non può che esserci un’ottima collaborazione. Non so quanto possa interessarvi, ma noi speriamo che la gente si diverta vedendo il film, quanto noi ci siamo divertiti a farlo.”
Fabio Rovazzi: “Per me il rapporto collaborativo con Luca ha avuto alla base uno scambio equo, nel senso che lui mi ha fatto vedere cos’è la recitazione e io gli ho insegnato come si fanno le instagram stories.”
Gennaro Nunziante: “Innanzitutto per me c’è un elemento molto importante quando si fa commedia, non si dovrebbe mai superare quel decibel che è il cattivo gusto, e per non farlo c’è bisogno anche e soprattutto della collaborazione degli attori. Perché in Italia il rischio che si corre spesso è che tu chiedi a un attore di portarti un chilo di zucchero e lui ti porta invece 6 chili di zucchero, 4 di miele, 12 di marmellata e 28 di panna montata. Allora devi fare un lavoro di ricerca di intelligenza, intelligenza di sapere dove ci si deve fermare. Io ho trovato in Luca una persona che in ogni istante del film sapeva tutto il film. Il vero problema di un attore è proprio quello, pensare solo a quella scena, mentre invece i veri attori pensano a tutto il film. In questo Luca ci è stato di grandissimo aiuto perché fin dal primo giorno non c’è stata una visione del tipo “io sono attore e tu adesso stai in panchina”, ma è stato subito un “andiamo, andiamo e lavoriamo insieme”. E devo dire che questo modo di concepire la recitazione è stato importante non solo per Fabio ma anche per la piccola Rosy e tutti gli altri personaggi che ci sono nel film. Il lavoro di una commedia è quello dell’attore.”
Avete pensato al rischio di poter deludere il pubblico non facendo ballare e cantare Fabio nel film?
Gennaro Nunziante: “L’unica cosa che so con certezza è che deluderei il pubblico se mostrassi qualcosa che sa già. E poi dall’ultimo gradino di umiltà io non penso mai al pubblico. Io penso sempre a voi, quando scrivo qualcosa ho di fronte tanta gente e ho una certezza, che sono tutti più intelligenti di me e questo mi ha portato sempre bene. Se iniziassi a pensare, come vedo spesso, che il pubblico è qualcosa che devo modellare per fargli piacere, gli darei il computer e gli direi “scrivetemi una cosa, se vi va”, nel senso che il pubblico ha bisogno di essere stupito. Con Fabio ci eravamo detti che non volevo canzoni, ma perché Fabio aveva la certezza anche lui di venire a fare un altro lavoro. E la cosa più bella è proprio che Fabio ha fatto l’attore. Non aveva bisogno di cantare o ballare. Io ho voluto Fabio per quello che dicevo prima, ho trovato nel suo volto e nella sua fisicità l’emblema di un’intera generazione e su quello abbiamo lavorato.”
Fabio Rovazzi: “Io sono molto contento che non mi sia stato chiesto di fare canzoni, anche perché se a livello cinematografico mi viene chiesto questo presumo che mi abbiano scelto solo perché mi hanno visto su youtube. Secondo me è importante riuscire a differenziare le mie maschere in questa maniera, cioè, se devo fare il cantante allora sono il Rovazzi che si muove in quel mondo, se mi devo occupare del cinema e alimentare quest’altro mondo, devo lasciarmi tutto alle spalle e non trovare la via più breve sfruttando quello che ho costruito prima.”
Questo film sembra una sorta di Cenerentola al contrario, infatti Fabio si trova allontanato dagli affetti della famiglia, ma è rivoluzionario il modo in cui si comporta con i “cattivi” con cui ha a che fare e soprattutto con la sorellastra. Il regista ha approfondito un po’ questo aspetto riferendosi alla situazione dell’Italia.
Gennaro Nunziante: “In quelle piccolissime note di regia che ho messo nel pressbook, ho scritto della parola riconciliazione. Io credo che questo è un Paese che se non si riconcilia non va da nessuna parte. Bisogna vedere che cos’è una riconciliazione, e come mai non ci si riconcilia in un Paese come il nostro. Bisogna dirsi la verità. Quando ad esempio si litiga con qualcuno e si fa pace, si ritorna a parlare ma quella per me non è riconciliazione, è un modo per metterci una pezza. La riconciliazione invece avviene quando il momento è superato davvero. Fabio nel film riesce a superare quel momento e a riconciliare quello che è un Paese diviso. Quando pensiamo alle divisioni, io vengo da tante divisioni e ne ho vissute tante: sud e nord, ricchi e poveri, giovani e anziani, pensionati e quelli che non vanno più in pensione, occupati e disoccupati. È un paese che continua sempre più a dividersi in fazioni. E invece cosa fa il protagonista de Il vegetale? Unisce quello che all’inizio sembra impossibile. E supera un lutto fondamentalmente: la morte di sua madre. E riparte da lì, fino ad arrivare alla scena che io trovo deliziosa, di quando la compagna del papà gli spruzza il profumo prima di uscire. Una cosa per arrivare alla quale devi aver fatto un lavoro interiore pazzesco, tutto il dolore e tutta la rabbia deve diventare amore per qualcuno. Un lavoro immane, che forse appartiene più alla divinità che agli umani, ma che non per questo non debba essere fatta. E in un Paese come il nostro io sento che è necessario un lavoro di fino, millimetrico, silenzioso, un lavoro che forse ci aiuterà ad aprire la finestra per far entrare un po’ di aria decente.”
Fabio Rovazzi ha iniziato come videomaker: la musica per te è stato un mezzo per arrivare a fare i tuoi video. Ma adesso che ha visto dall’interno il mondo del cinema, stai accarezzando l’idea di tentare un futuro da regista?
Fabio Rovazzi: “Nasco come videomaker, infatti ho iniziato a filmare persone che si divertivano in discoteca, una cosa davvero brutta. Non era divertente per me. Il mio interesse in questo film oltre al fare l’attore – che poi non so se ho fatto bene, non lo saprò mai, continuerò a vedere chi mi fa i complimenti e poi magari sono finti – ho fatto molto anche l’osservatore. È un campo che mi è sempre piaciuto fin da piccolo. Spero un giorno che non sicuramente non è tra un anno, tra due anni, tra tre anni, ma tra un bel po’, di poter fare una cosa in un futuro anche prossimo perché ho bisogno di andare veramente a fondo in questo campo e non mi sembra giusto rovinarlo come ho fatto con la musica. Chiaramente lavorare con Gennaro per me è stato fondamentale come lo è stato lavorare con Zingaretti, sono le persone più straordinarie dalle quali ho imparato veramente tanto. A piccoli passi dai, questo è il senso.”
Non ci resta che lasciarvi alle immagini del trailer e darvi appuntamento al cinema dal 18 gennaio con Il vegetale!