Arduo è il compito di chi scrive e tratta di musica. Un certo Frank Zappa che di musica ne sapeva un po’, anche se spesso poco compreso, affermava che “parlare di musica è come ballare di architettura”. Mi trovo ancora una volta all’alba di questo 2020 a parlare di una musica che nel panorama italiano è diventata (se non consideriamo rari casi, sempre stata) di nicchia. Il Rock. A darmi questa opportunità sono gli Hotel Monroe di cui oggi vi parlerò. A causa della loro immensa voglia di fare musica e di pubblicarla, mi ritrovo di lunedì sera al pub, con un’amica, a scrivere della loro ultima fatica: Corpi fragili.
HOTEL MONROE
Andando con ordine (non vado mai in disordine ma mi piace questa espressione, ndr), decido di leggere cosa dicono di loro stessi sui social i nostri Hotel Monroe. Apro la pagina del gruppo, vado alla descrizione e mi ritrovo a leggere un brano con chiari riferimenti al fumetto di Frank Miller: Sin City. Leggo per intero la pagina e scopro che hanno usato parecchia inventiva solo per spiegare il nome della band. Cosa molto apprezzabile dal mio punto di vista.
Mi sposto allora sul sito della band per carpire più informazioni e scopro la formazione composta da Roberto Mori alla voce affiancato da Nicola Pellinghelli ai synt e Enrico Manini alla chitarra, mentre a dare ritmo al gruppo troviamo Luca Sardella e Marco Barili. Sul sito trovo diverse informazioni sulla lunga attività della band ma invece di annoiarvi con i dettagli vi metto QUI il link alla loro biografia e passo a parlare del loro nuovo album.
CORPI FRAGILI
Corpi Fragili non è un disco facile di cui parlare senza cadere nel banale. Tuttavia racchiude, per me le frasi più significative all’interno di un pezzo che si trova verso la fine dell’album stesso: Rocking Rolling. Questo pezzo esprime l’essenza stessa del fare rock e del farlo in Italia in questo momento “Han distrutto già Radio dischi e la tv, ci hanno detto di, non suonare più”. Questo è sicuramente il brano che mi è rimasto più impresso perché segnala l’amore che gli Hotel Monroe hanno per la musica e per il genere che fanno.
Al di là di tutti i discorsi di mercato che si potrebbero fare questo è ciò che conta: fare la propria musica e il proprio prodotto portandolo alle orecchie del pubblico. Una volta fatto questo, tutto quello che resta è il giudizio altrui ma, indipendentemente che piaccia o meno, il disco è servito secondo le proprie regole. Essendo, io, chiamato a dare anche un giudizio dirò che l’album è avvolgente e molto ben strutturato a livello musicale, con un professionale utilizzo dei synt e una forte ricerca di individualità.
Personalmente non rientra tra il genere di musica che ascolto e mi capita di sentire, ma per gli amanti del genere potrebbe essere interessante. In un panorama che si configura complesso e pieno di artisti, portare con forza il proprio essere rimane, comunque, un pregio da sottolineare.
Io nel frattempo, da vero uomo, mi sono ordinato una tisana e mi sono anche scottato la lingua, mentre l’amica che era con me si è ampiamente addormentata nel vedermi scrivere… Tutto per dirvi che dovete ascoltare gli Hotel Monroe, soprattutto se siete amanti del rock, ma qualora non lo foste, dovete ascoltarli comunque perché ho espresso le mie impressioni e solo ascoltando potrete capire le vostre!