Esce il prossimo 19 marzo “E vissero feriti e contenti” nuovo disco di Ghemon che ne rispecchia identità musicale e personale proprio ora, nel suo “momento perfetto”, come il brano con cui sarà in gara a Sanremo 2021

Ghemon: presenta E vissero feriti e contenti e Momento PerfettoLo scorso 26 febbraio Ghemon ha presentato in conferenza stampa il suo nuovo progetto discografico “E vissero tutti feriti e contenti“, in cui è contenuto anche il brano “Momento perfetto” con cui sarà in gara alla 71esima edizione del Festival di Sanremo tra i Campioni.

GHEMON E IL PERIODO DEL LOCKDOWN

L’album, il secondo in meno di un anno per il cantautore originario di Avellino, rappresenta una fase molto viva e creativa del percorso musicale dell’artista, che mette in musica e parole la sua voglia di prendere il meglio dal presente e aprirsi alla vita, in qualsiasi momento ci si trovi. Anche in quest’anno così particolare, come quello che abbiamo vissuto, che lui ha vissuto a ondate.

“Per me è stato un anno molto intenso da tanti punti di vista: c’è stato un primo momento in cui ho dovuto capire cosa mi stava succedendo intorno e sono rimasto un po’ bloccato a vedere cosa succedeva, come tanti mei colleghi, che sentivo durante il primo lockdown e a cui chiedevo se stessero scrivendo qualcosa. Domanda a cui io rispondevo che ero bloccato a osservare cosa stava succedendo”. Poi ci sono state delle altre fasi, quella di “reazione”, o meglio di “aggiustamento” e quella di “voglia di vivere”.

“E nonostante avessi appena scritto un disco, a livello di energie non mi sentivo consumato, avevo tantissima voglia di fare musica, e quello ho fatto. A tempo di record è venuto fuori un altro disco fatto con grande desiderio. Di solito, invece, quando ne hai appena finito uno, soprattutto quando lo hai scritto tutto tu, puoi non avere le energie e quello che ti ricarica è andare in giro a fare i concerti, e anche se questo non c’è stato, le pile me le sentivo ancora cariche e così è nato il secondo disco. Una cosa strana e che non sono sicuro ci sarebbe stata se la situazione fosse stata normale, perché sarei stato preso tra concerti e le altre mille cose da fare, senza trovare il tempo di chiudermi in studio e fare solo musica che è ciò che preferisco. E invece in questo strano anno, ho fatto solo quello e il risultato ce lo avete davanti oggi”.

“E VISSERO FERITI E CONTENTI”

Un album il consumatore lo affronta anche dal vestito, e guardando la copertina del nuovo lavoro di Ghemon si evince che il look è cambiato e ad accompagnarlo c’è un gatto. Scelta affettiva o simbolica?

“Per quanto riguarda il look, io affronto gli anni della mia vita come se fossi il personaggio di un film. Quindi per entrare nel personaggio ingrasso quaranta chili, mi raso… proprio come farebbe un attore. La cosa triste è che non mi pagano per farlo (ride). Dall’altro lato, a parte le battute, il gatto è simbolico, perché un po’ mi piacciono gli elementi surreali. Voglio che le persone si facciano una domanda, chiedendosi perché c’è questo gatto. È un gatto buonissimo, ma qui è in posizione rampante, pronto a scattare, proprio come mi sento io. Inoltre questo è il mio settimo album e i gatti hanno sette vite e io penso di averne vissute altrettante fino ad ora. Quindi c’è davvero un legame simbolico”.

Nell’album ritroviamo l’estrema cura con cui Ghemon tratta sempre la parola, ma ci sono anche diverse novità dal punto di vista musicale. Come ad esempio l’incipit in cui una voce narrante femminile, quella dell’attrice Chiara Francese, racconta, in stile fiabesco, tutto il percorso dell’artista, fatto di ostacoli, di vittorie e di sconfitte. Un inizio che costituisce senza dubbio la carta d’identità di “E vissero feriti e contenti”. Un disco che per lui rappresenta la fine di una fiaba e l’inizio di qualcos’altro. Un qualcos’altro che è la vita stessa in cui non mancano contrapposizioni, come non mancano nella prodizione musicale di Ghemon e anche in quest’ultimo album. Dove tanti temi diversi e stili musicali diversi, dall’indie rock al reggaeton, trovano il giusto equilibrio formando una storia che si snoda nella quindi tracce tra cui fa da collante la voce narrante di Chiara Francese.

Un album insomma che apre per Ghemon nuovi orizzonti portandolo a parlare anche delle cose di tutti i giorni in una canzone, rendendola comunque elegante e interessante musicalmente. Ed è proprio questa la cosa che lo diverte di più di questa parte della sua carriera: l’avere un approccio più immediato alle idee. Senza dover scrivere l’opera magna, ogni volta. In questo modo sta riuscendo ad inserire nella sua produzione musicale anche la sua parte ironica e divertita, che guarda con spirito alla vita, una cosa che non gli era mai riuscita prima.

“Quando mi sono messo a scrivere questo disco, non mi interessava scrivere musica malinconica che tra un anno ci avrebbe fatto ricordare di quanto eravamo stati tristi. Volevo una musica di liberazione e che il titolo facesse arrivare fin da subito entrambi i concetti: quello che eravamo stati e quello che volevamo essere”.

In questo nuovo lavoro c’è anche la risposta a chi lo vorrebbe sempre uguale, un paio di di guizzi musicali che stupiscono, per esempio “Tigre” che ha sonorità soulful house e l’altro è “Difficile” brano reggae. Spunto per chiedere a Ghemon com’è stato ampliare il suo orizzonte musicale ed ecco la sua risposta:

“C’è sempre una sorta di latenza tra il “Gianluca-ascoltatore” ed il “Ghemon-artista”. L’house tendente al soul, così come la tecno o come il reggae sono tutte cose che mastico come ascoltatore da molti anni, ma finché non sento che mi sono entrate sotto pelle e che posso dire la mia, declinando quel genere a modo mio, senza scopiazzare, non faccio musica di quel tipo. Ci penso tantissimo, e quando decido di fare quel tipo di musica sono sicuro che dopo quindici anni parlerà ancora di me. Non voglio che parli solo di un momento della mia vita, per poi sparire in un cassetto. Cerco sempre di fare cose che possano resistere al test del tempo. E tutto questo lo devo sempre ai miei ascolti e alla mia curiosità che mi ha aperto a tanta bella musica che altrimenti non avrei mai ascoltato. Questo è anche il motivo per cui i miei cantanti italiani preferiti sono stati Pino Daniele, Elio e le storie tese, per tornare alla mia vena ironica e Dalla per quanto riguarda l’unicità e la riconoscibilità, due elementi a cui ho sempre puntato. Per un certo periodo è stato difficile incasellarmi in un genere preciso, ma è proprio questo ciò a cui ambisco: fare qualcosa a parte”.

ph credit Martina Amoruso

Tra le contrapposizioni che si evidenziano nell’album va anche sottolineata quella tra la forte individualità di Gianluca “Ghemon”, che come sempre si è dato al 100%, e la coralità stessa dell’album in cui ci sono tutti i suoi collaboratori, che hanno collaborato anche alla scrittura di alcuni brani. Altro elemento di novità che l’ha portato a fare, in un anno di grande solitudine, un disco di gruppo, ovviamente rispettando tutte le misure anticovid. Ancora non capisce come è stato possibile in quest’anno così complicato, ma sicuramente è il disco in cui maggiormente ha fatto un lavoro di squadra e questa è per lui, come uomo, la soddisfazione più grande ancor prima che come artista. L’aver formato un gruppo coeso di ragazzi decisi a mandare un messaggio nella musica italiana, al di là delle copie che “E vissero feriti e contenti”: “c’è questa cosa e la vogliamo fare con identità”.

“MOMENTO PERFETTO” E SANREMO 2021

Parlando della sua partecipazione a Sanremo e di “Momento Perfetto“, che presenterà su quel palco, è un brano sull’accettazione di sé stessi caratterizzata da una straordinaria tridimensionalità data dai fiati a cui ha contribuito il trombettista, vincitore di 11 Grammy, Philip Lassiter. Un brano energico, carico, che mescola rap, gospel e soul e in cui viene raccontato esattamente quello che Ghemon provava in quel momento, la sua storia, comunicata con il sorriso, una protesta affrontata con positività.

Un brano definito “esistenzialista”, ma che lui preferisce definire “realista”. Anche perché parte subito in quarta, non entra in punta di piedi, dicendo “avevo aspettative su chissà che risultati, ma erano tranelli e mi ritrovo con le mani nei capelli”. “Dice chiaramente che la vita è fatta di un sacco di aspettative che vengono disattese ed è inutile fare i supereroi. È molto realista, ma è anche ottimista”.

Mentre parlando della serata dei duetti Ghemon sarà sul palco con i Neri per caso, ed ecco la sua motivazione di questa scelta: “Verso maggio-giugno ho riascoltato tutte le canzoni dei Neri per caso. In quel periodo il pensiero di Sanremo mi sfiorava solo alla lontana, ma ho pensato: “Se mai dovessi andare a Sanremo, voglio loro come ospiti”. Volevo portare questa loro versione corale della musica, che è una cosa molto rara in Italia”.

Infine il cantante si è soffermato su quello che secondo lui mancherà in questa edizione molto particolare del Festival: “Di certo mancherà una parte di colore e di folklore, ma non mi spaventerà cantare senza pubblico in sala, perché in passato mi è già capitato, mi ci sono fatto le ossa”.

“E vissero feriti e contenti” uscirà il prossimo 19 marzo su tutte le piattaforme digitali e in formato CD e LP. È già possibile il presave e il preorder e l’album conterrà anche “Momento Perfetto” con cui l’artista parteciperà alla 71° edizione del Festival di Sanremo nella categoria CAMPIONI.