L'eterno scontro tra bene e maleAggressioni, stupri, risse, sono diventati fenomeni quotidiani. Per non parlare degli egoismi e delle ingiustizie più spicciole delle quali ci cibiamo a colazione. Si vive nella paura dell’altro, una condizione di scetticismo e sfiducia generale reciproca nella quale vige il motto ‘fidarsi è bene non fidarsi è meglio’ e dove si palesa l’egoismo sfrontato e l’assenza di empatia. Perché siamo costretti al terrore e all’insicurezza? La natura umana è davvero malvagia? Qual è il reale confine tra bene e male? Queste sono domande alle quali si cerca di rispondere da sempre, perché è da sempre che soffriamo di un male da noi stesso coltivato.

Cari lettori l’argomento che tratteremo oggi, in compagnia del professor Markus Krienke, docente di filosofia moderna presso la facoltà di Teologia di Lugano, ormai nostro ospite affezionato, è il tema della “coscienza” ed il confine tra bene e male. Ma cosa vuol dire “male”?

Male è tutto ciò che arreca un qualche tipo di danno, fisico, morale o psicologico. Da solo l’individuo non è attore del male. Il male (come il bene) presuppone almeno due individui. Per fare il male o non farlo l’individuo (il soggetto) ha bisogno di un altro individuo (l’oggetto). Il male è tale in una comunità di individui.

Filosoficamente è un concetto di un peso decisamente notevole e viene analizzato come problema etico perché può prendere sia una direzione teologica sia religiosa, entrambe conciliabili e implicabili a vicenda.

Il filosofo che forse si è occupato più di tutti di questo concetto è Immanuel Kant, ma vediamo cosa ci racconta il professor Krienke a proposito.

L’uomo per fare del bene deve agire dunque in conformità ad una legge, universale e soggettiva, la legge morale, ed è qui che sorge il problema: questa legge risente del potere della libertà, il famoso libero arbitrio, che permette alla volontà di svincolarsi alla legge morale ed agire in maniera scorretta. Un cane che si morde la coda insomma! E come si fa?

Socrate diceva: “chi conosce il bene fa il bene; quindi chi fa il male non conosce il bene.”

Alla base del male c’è l’ignoranza dunque e su questo siamo d’accordo anche oggi.

Al contrario il bene è conoscenza. E da dove nasce questa conoscenza?

Nasce dalla nostra eredità biologica (che risale indietro nel tempo, da generazione e generazione, frutto dell’evoluzione della specie umana) e dalla nostra storia personale, cioè dalla vita che abbiamo vissuto, ossia dalle informazioni contenute nel nostro dna, e quindi innate e dalle informazioni acquisite dalla nostra nascita in poi, cioè le informazioni che ci sono state date dall’educazione familiare (e dall’esempio dei genitori), dall’istruzione scolastica (specie nelle scuole primarie), dalle persone che frequentiamo, dalle letture che facciamo, dagli spettacoli che vediamo, dalle esperienze personali, familiari e professionali, dalle vicende di cui siamo stati spettatori o protagonisti; e informazioni sono anche quelle create dagli stati emotivi di cui abbiamo sofferto o gioito, dalle nostre paure e dai nostri sensi di felicità;

I nostri tempi purtroppo presentano molte contraddizioni, da una parte privilegiamo di strumenti per la conoscenza come: l’editoria, la stampa, le nuove tecnologie, dall’altra parte siamo spettatori di una perdita di coscienza da parte delle classi dirigenti (politiche, economiche e finanziarie), che dovrebbero dare l’esempio di corretti costumi e comportamenti ed essere modello per tutti di rispetto dei valori che rendono civile la società.

Di fronte ai tanti esempi di insensibilità morale, l’unico modo di impedire il male è la certezza di una pena. I codici penali sono nati per questo del resto.

Senza la punizione insomma non siamo in grado di contenerci? A volte non ci curiamo nemmeno di quella pur di perseguire i nostri obiettivi e saziarci.

Ma saziarci di cosa? Della casa più bella? Della promozione? O ancor peggio dei più bassi istinti che vanno oltre quelli della sopravvivenza e del bisogno?

Cari lettori secondo voi è davvero impossibile autogestire la sete di supremazia sul prossimo, limitandoci ad accettare le diversità e i limiti che la natura ci ha inflitto o regalato? Siamo dunque nati per combattere contro noi stessi?