Esce domani, 19 aprile, Escobar, il fascino del male, un nuovo film sulla vita del barone della droga per antonomasia. Il punto di vista insolito della sua amante giornalista Vallejo ce lo farà conoscere anche sotto profili nuovi. Distribuito da Notorious Pictures
Il titolo originale del film, Loving Pablo, è decisamente più fedele a quello del best seller di Virginia Vallejo “Loving Pablo, Hating Escobar” da cui prende le mosse. Dopo tutti i film che sono usciti su Pablo Escobar, oltre alla serie tv “Narcos”, tuttora in programmazione su Netflix, non era ancora stato concepito un film che vedesse Escobar da un punto di vista diverso, quello della sua amante, la giornalista Virginia Vallejo.
Lo spettatore dovrebbe scrollarsi di dosso i condizionamenti derivanti dalle recenti visioni della serie tv e del film “Escobar” del 2014 interpretato magistralmente da Benicio Del Toro.
Può sembrare cosa banale, ma è importante invece sottolineare che quello che andrete a vedere non è un film che sa di “già visto” o vi priverete della possibilità di gustarvi una pellicola dove accanto a elementi già noti al pubblico, essendo un biopic sulla vita del più grande narcotrafficante al mondo, ce ne sono anche tanti altri nuovi e particolari. In primis, per l’appunto, la scelta di utilizzare il punto di vista femminile della sua amante – affidato alla bravissima Penélope Cruz -, e quindi tutto ciò che ha a che fare con la passione e la vita più o meno privata di Escobar.
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Lo sguardo che la Vallejo pone su Escobar – uno Javier Bardem entrato fisicamente e caratterialmente nella parte come forse nessun altro avrebbe potuto fare meglio – è quello di una donna che ha subito il fascino del carisma, del potere e del male e ne ha pagato pesantemente le conseguenze sulla sua pelle subendo minacce di morte dopo la sua denuncia di corruzione del governo colombiano. La Vallejo ci svelerà a poco le diverse facce del re della cocaina cominciando da quella che pareva, in un certo senso, essere la migliore: il “Robin Hood” colombiano che impiega i soldi utilizzati con lo spaccio della cocaina per darli ai poveri. Dunque un personaggio pubblico amato e sostenuto dal popolo.
Presto, però, si svelerà l’altra faccia del capo indiscusso del Cartello di Medellin, killer spietato assetato di potere e di rispetto: il suo approccio alla droga ha portato alla morte di tremila persone.
Un personaggio davvero complesso da interpretare quello di Escobar, eppure, dopo uno studio accurato anche della gestualità, della timbrica della voce e della camminata particolare, Bardem ne veste perfettamente i panni tanto da assomigliargli in maniera impressionante.
A tratti Bardem/Escobar pare essere un temibile ippopotamo, l’animale preferito dal narcotrafficante. E così come l’ippopotamo può apparire docile per i suoi movimenti lenti e la enorme stazza, pur essendo uno dei predatori più feroci, così Pablo Escobar colpisce e uccide senza mostrare la benché minima vergogna. Escobar è sia incarnazione dell’odio sia, in parte, dell’amore per la sua famiglia, suo vero tallone d’Achille. Il fascino tenebroso che lo avvolge travolge la Vallejo, una donna volitiva ma capricciosa, sensuale e disperata. La giornalista, a caccia di potere e denaro, riesce a ottenerlo attraverso Pablo, di cui si innamora davvero. La Vallejo custodisce segreti e azioni di Escobar, che quest’ultimo le affida nei momenti di amore più intenso salvo poi ripudiarla e minacciarla quando la relazione si conclude.
La regia di Fernando León De Aranoa è ben fatta e dimostra grande sapienza nella scelta dei due protagonisti, marito e moglie nella vita, capaci di inscenare alla perfezione un rapporto masochistico scevro da ogni romanticismo.
A dispetto di quanto la critica abbia raccontato sul valore del film, salvando sempre e comunque le interpretazioni dei due premi Oscar, per me “Loving Pablo”, preferisco chiamarlo così, è un film interessante e coraggioso. La scelta di assumere, come ha fatto la Vallejo nel suo romanzo in cui si è messa a nudo, il punto di vista della donna/amante di Escobar, ha del coraggioso e anche dell’originale. Concede allo spettatore l’opportunità di vedere le varie sfaccettature del narcotrafficante più ricco e conosciuto al mondo, anche quelle che probabilmente, se questo film non fosse uscito, non avremmo mai conosciuto. Il lato sentimentale, mescolato alla sete di potere e i tratti di umanità immediatamente traditi dalla ferocia sanguinaria. Una descrizione mirabile del personaggio, una Vallejo/Cruz eccellente per un Escobar/Bardem tra i più convincenti che esistano. Chapeau!