Mammaaaaaaaaaaaaa, cosa vuol dire……????????? Credo che non esista modo migliore per iniziare questo articolo… Quante volte (al giorno!) sentiamo i nostri bambini porci questo tipo di domande? E le spiegazioni che chiedono sono davvero di ogni genere; dalla parola “strana” sentita in tv, a quella letta in un libro o pronunciata da un compagno di classe.
Mi viene in mente una strofa della bellissima canzone “A modo tuo” di Elisa: …tu che farai tutte quelle domande, io fingerò di saperne di più… Perché è proprio così; fa parte del nostro ruolo di genitori saperne di più, avere una risposta ed una spiegazione per tutto ed essere in grado di spiegare quella spiegazione, modulandola ed adattandola in base all’età dei nostri bimbi. E allora ecco che, cercando di prendere tempo per dissimulare le nostre lacune, apriamo Google in tutta fretta, cercando il significato più logico da dare a quel termine, per non deludere i nostri pargoli e lasciarli nella convinzione di avere dei genitori onniscienti.
Ma i bambini, si sa, hanno una sorta di sesto senso…così come sono in grado di riportare parola per parola di un discorso che si svolge tra adulti mentre loro sono impegnati in compiti/cartoni animati/videogiochi/disegni/figurine/lotte coi fratelli, sono anche perfettamente in grado di farci sprofondare in un imbarazzo abissale, facendo quelle che io chiamo “domande scomode”. L’età in cui questo fuoco di fila di domande arriva, coincide più o meno con il periodo delle elementari; confrontandosi con i compagni, iniziando a leggere, ascoltando ciò che dice quel bambino dell’altra classe.
Come comportarsi quando il proprio figlio sembra essere cresciuto in un attimo e manifesta curiosità, spesso e volentieri legate all’area sessuale?
Partendo dalla premessa che nessuno conosce i propri figli meglio di noi stessi, vi dirò il mio pensiero in merito. Alle domande che la mia bambina, 8 anni e mezzo, mi pone quotidianamente (spesso insistendo in una sorta di pseudo sadismo, quando mi vede un po’ in difficoltà), io rispondo sempre in modo chiaro e preciso, ove possibile argomentando con degli esempi o dei piccoli aneddoti, cercando di scegliere con cura le parole, in modo tale che la spiegazione le arrivi il più nitida e semplice possibile, non edulcorata e comprensibile per la sua età.
Non glissate sugli argomenti, anche se vi sembrano scabrosi!
Il rischio è che cerchino spiegazioni dall’esterno e non di certo rivolgendosi all’insegnante, ma di solito ad un compagno “che ne sa di più”. Chi di noi non ha mai incontrato a scuola o all’oratorio “quel compagno che le cose le sapeva già”? Vuoi perché più sgamato degli altri, vuoi perché “in possesso” di un fratello o di una sorella più grandi, pronti ad indottrinarlo. E chi, avendo magari in casa una mamma ed un papà che consideravano “tabù” certi discorsi, non si è rivolto direttamente a quel compagno per esaudire il suo desiderio di sapere?
Si tratta però sempre di ragazzini e, confrontandosi tra di loro, il rischio è che le spiegazioni arrivino in modo distorto o che si crei una sorta di “area morbosa” attorno a certi temi.
Quindi genitori, parlate con i vostri figli, soddisfate le loro curiosità e date loro modo sì di crescere, ma con le risposte che gli date voi!