Trama, trailer e recensione di Cold War la storia di un grande amore tra luci e ombre della Polonia del dopoguerra diretto da Pawel Pawlikowski, con Tomasz Kot e Agata Kulesza. Dal 20 dicembre al cinema distribuito da Lucky Red

cold war recensioneCosa fai quando ti chiedono di andare a recensire il film che ha vinto il premio per la miglior regia al festival di Cannes? Cosa ti aspetti da un regista che ha vinto l’Oscar per il miglior film straniero nel 2015? Come vai alla proiezione dopo aver visto il trailer e aver scoperto che il film è in bianco e nero e di produzione Polacca? Ti fai stupire. Ed è proprio quello che ha fatto Pawel Pawlikoski con il suo Cold war: mi ha stupito. Qui di seguito potete trovare la trama e una breve recensione, come sempre, rigorosamente “No Spoiler”.

“Ci sono due modi di sfuggire alle miserie della vita: la musica e i gatti.” Diceva Albert Schweizer, teologo e musicista franco-tedesco di inizio novecento. Cold war si identifica bene in quest’affermazione, per quanto riguarda la musica… non i gatti.

Polonia anni ’50, tra le macerie del dopoguerra sotto l’invasione russa e il regime Staliniano, è proprio la musica la culla dell’amore tra Zula e Wiktor. Lei, giovane e carismatica cantante, Lui, affermato musicista e suo insegnante tra le mura di una scuola nata per preservare la tradizione musicale polacca. Sarà la musica ad unirli e a guidare la loro travagliata storia attraverso l’Europa post bellica, raccontata dalle diverse armonie e note cercate da un lato e dall’altro del muro che al tempo divideva il continente.

Dicevo prima che Pawlikoski mi ha stupito. Premetto che non sono un conoscitore del regista e riconosco come colpa personale il non aver visto “Ida”, film che ha vinto l’Oscar come “miglior film straniero” nel 2015. Oltretutto ammetto di non essere mai stato né un nostalgico né tanto meno un cultore del cinema precedente agli anni ’80 e proprio per questo mi colpisce che il regista polacco nel 2018, al tempo dei grandi effetti speciali, della fotografia alla ricerca del tecnicismo più puro, si presenta con un film girato in formato 4:3, in bianco e nero, con cambi scena caratterizzati da schermate nere, creando qualcosa che, a parere di chi scrive, è veramente bello.

Ma la bellezza del film risiede anche nella storia stessa, nella caratterizzazione dei personaggi principali che grazie alla musica riescono a creare un loro mondo in un mondo pieno di miseria, totalitarismo, rassegnazione, fame ma anche di sentimenti di rinascita e speranza verso il futuro. Pawlikoski in questo film bada all’essenziale: parla d’amore ma anche di arte, di idee e di principi. Taglia il superfluo, trasmette sensazioni forti e lo fa riprendendo un cinema “vecchio stile” in un’opera dedicata ai suoi genitori, morti nel 1989 (i cui nomi erano quelli dei protagonisti ndr) prima di veder cadere quel muro all’ombra del quale avevano vissuto fino a quel momento. Che dire di più? Fatevi stupire anche voi dal 20 dicembre in tutte le sale.

Niccolò Cometto