Arriva il prossimo 9 gennaio al cinema distribuito da Lucky Red, City of Crime, l’action movie prodotto dai fratelli Russo con Chadwick Boseman. Trama, trailer e recensione in anteprima

City of crime trama trailer recensioneCity of Crime è un thriller adrenalinico pieno di inseguimenti e di “non detti” da scoprire: le serrate indagini dell’agente Davis, hanno però l’anima potente che ci si aspetta da due produttori come i fratelli Russo e da un regista come Brian Kirk.

Protagonista della pellicola è Andre Davis (Chadwick Boseman), uno dei Detective più stimati del Dipartimento di Polizia di New York e più temuti dai criminali. Davis in seguito alla morte di due poliziotti e alla scoperta di una gigantesca cospirazione, parte insieme alla sua collega Frankie Burns (Sienna Miller) per una caccia all’uomo senza precedenti. La ricerca dei killer si fa sempre più serrata al punto che l’agente Davis decide di chiudere l’isola di Manhattan. Serrati tutti i 21 ponti, sarà impossibile qualsiasi ingresso o uscita dal territorio. Ma la realtà non sempre è quella che sembra e si rivela di volta in volta diversa, finché il confine tra “inseguiti” ed “inseguitori” diventa estremamente labile.

 

In City of Crime, sceneggiato da Adam Mervis e Matthew Michael Carnahan, la noia non è proprio contemplata con una storia piena di inseguimenti, sotterfugi, doppi giochi, traffici illeciti, vendette e sete di potere, il tutto bilanciato con astuzia e accuratezza. Mosse e contromosse sono collegate l’una all’altra in modo naturale e credibile, in un crescendo vorticoso che porta a dubitare di tutto e di tutti per il piacere del pubblico più esigente. Devo ammettere che i due ce l’hanno messa tutta per creare un iter narrativo che andasse oltre i cliché di genere. Che portasse lo spettatore in un mondo torbido e oscuro come i vicoli e la notte di una New York fetida, disperata e senza speranza.

Ma l’obiettivo è stato raggiunto solo per metà, visto che il film diretto con talento ed energia da Brian Kirk, dal punto di vista stilistico ed espressivo è una gioia per gli occhi, è dinamico e sa usare la Grande Mela in modo sensazionale, ma si rivela troppo incerto sul tipo di strada da prendere. Infatti dopo un inizio crudo, realistico, abitato da uomini e donne senza speranza, senza pietà, alla fine tutto evolve nel più classico dei déjà vu con i cattivi-non-così-cattivi ed i buoni non-così-buoni, con momenti strappalacrime e moralistici senza troppa energia.

Nulla di nuovo, né di così eclatante se non fosse per il fatto che City of Crime ha nella contrapposizione continua tra i suoi protagonisti qualcosa di veramente insolito e accattivante. Da una parte infatti abbiamo i due piedipiatti, Boseman e Miller, che si muovono nell’ombra, che non si fidano completamente l’uno dell’altra, che corrono continuamente il rischio di diventare come gli uomini a cui danno la caccia.

Dall’altra invece due criminali agli antipodi, la coppia Kitsch-James, completamente diversi, un pò alla Butch Cassidy – Sundance Kid, eppure incredibilmente legati, fedeli l’uno all’altro, con un codice paradossalmente molto più chiaro e definito.

A questa contrapposizione se ne aggiunge un’altra, quella tra Boseman e James, entrambi di colore, entrambi non compresi e non capiti da chi gli sta attorno. Entrambi ad un certo punto sia in fuga che a caccia, della verità innanzitutto, e nascosti dietro ad una maschera di cui il resto del mondo è ignaro.

La strategia del film è quella di aderire all’assunto fondamentale secondo il quale niente è come sembra. Le carte in tavola vengono mischiate e ri-mischiate, attingendo anche al background dei personaggi. Ciò vale soprattutto per il protagonista: suo padre è stato ucciso, da qui il desiderio di vendicare gli agenti caduti in servizio. Ogni vittima, in effetti, lo riporta al trauma personale che ha subìto e la sua lettura regala un’anima profonda alla pellicola. A volte si affacciano gli eccessi dei classici film americani in cui i grandi mezzi a disposizione sembrano persino troppo. Eppure l’elemento thriller viene alimentato con successo dalla regia del veterano della tv Brian Kirk, dall’ottima fotografia di Paul Cameron e dal montaggio di Tim Murrell, che rendono allo spettatore impossibile non appassionarsi. Infatti per gli amanti del genere è sicuramente un film da vedere e da godere tutto d’un fiato, seguendo “la chiusura del cerchio” col giusto pathos. Anche se purtroppo, la sensazione finale è quella di qualcosa di incompiuto, di prudente, come se si fosse spinto tanto nelle scene d’azione ma non abbastanza su ciò che vi sia attorno.