Tabaccobruciato Bello dove stavano gli HippiesBello dove stavano gli Hippies, è il nuovo album di Tabaccobruciato di cui vi parlo oggi. Un album che già dal titolo sembra riecheggiare un’epoca abbastanza lontana da noi. Forse perché Hippie per me è un termine legato all’infanzia, quando i miei genitori, classe ’54, parlavano della loro gioventù, dei movimenti per le università, delle lotte nelle piazze. Hippie: un termine che si sente sempre di meno, del quale se chiedessi ai miei nipoti il significato sono sicuro che non mi saprebbero rispondere.

E ascoltando l’album l’impressione data dal titolo non viene smentita. Infatti le canzoni del nuovo lavoro dei Tabaccobruciato, riporta alle orecchie di chi ascolta, proprio atmosfere nostalgiche di un tempo andato. A scriverle e ad arrangiarle la storica formazione, il cui primo lavoro risale al 2010, attualmente prodotti dall’etichetta indipendente Ultra Sounds Records. Cinque musicisti: Stefano Bertolotti (batteria, percussioni e missaggi), Roberto Re (basso), Alessandro Balladore (chitarre) e Lorenzo Bovo (tastiere) assieme a Giorgio Angelo Cazzola: il front man. Undici tracce, che toccano per la scelta del linguaggio usato, la diversità di sonorità scelte e le tematiche affrontate, tipiche di un’altra epoca musicale, quella degli attuali cinquantenni. Si spazia dal blues di “Punto e basta”, al country rock di “Arte povera o povera arte?”, alle sonorità tipiche degli anni ’90 di “I ragazzi di ieri” e “Ma sono contenti i docenti”. Fino al sound internazionalissimo della undicesima traccia “Italian Daddy”, composto e registrato a quattro mani con la cantautrice norvegese Karoline Taraldsøy.

Insomma un album articolato e probabilmente più adatto ad un pubblico maturo, con un orecchio educato a spaziare fra stili musicali molto diversi tra loro e un po’ più raffinati rispetto al semplice POP.

Niccolò Cometto