Dal 14 dicembre arriva al cinema “Avatar 2: La Via dell’Acqua”, il sequel del film di James Cameron vincitore di tre Academy Award® “Avatar”. Scopri la trama, il trailer e la recensione in anteprima
Ambientato più di dieci anni dopo gli eventi del primo film diretto da James Cameron, “Avatar 2: La Via dell’Acqua” racconta la storia della famiglia Sully (Jake, Neytiri e i loro figli), del pericolo che li segue, di dove sono disposti ad arrivare per tenersi al sicuro a vicenda, delle battaglie che devono combattere per rimanere in vita e delle tragedie che affrontano. Sam Worthington e Zoe Saldaña riprendono i loro ruoli iconici, interpretando Jake Sully e Neytiri, ora genitori amorevoli di Neteyam (Jamie Flatters), Lo’ak (Britain Dalton), Tuk (Trinity Jo-Li Bliss) e la figlia adolescente adottiva, Kiri (Sigourney Weaver), che fanno di tutto per tenere unita la loro famiglia. I Sullys e il clan Omatikaya, di cui fanno parte, hanno vissuto una vita piuttosto idilliaca per più di un decennio ma l’imprevisto ritorno degli invasori umani su Pandora li costringe a creare una roccaforte sicura in una gigantesca caverna situata all’interno di una delle massicce formazioni rocciose galleggianti che fanno parte delle Hallelujah Mountains.
Gli umani sono tornati non solo per eseguire un’operazione mineraria per spogliare la luna del prezioso minerale noto come “unobtainium”, ma anche con con l’obiettivo aggiuntivo di colonizzare l’intera luna e renderla la nuova casa per l’umanità, poiché la Terra si sta avvicinando sempre più al non essere più abitabile. Per attuare il loro piano distruggono una vasta fascia di foresta per costruire sul bordo dell’oceano una gigantesca città murata chiamata Bridgehead. A guidare la spedizione c’è l’inflessibile generale Francis Ardmore (Edie Falco) che ha a sua disposizione oltre a un’armata di veicoli terrestri, aerei e marittimi armati, una squadra d’élite di soldati resuscitati come ricombinanti (recoms). I Recoms sono avatar autonomi nei quali sono stati impiantati i ricordi degli umani il cui DNA è stato utilizzato per crearli. A capo di questa forza combattente c’è il colonnello Recom Miles Quaritch (Stephen Lang). Forza che dovrà vedersela con Jake e gli altri guerrieri del clan Omatikaya.
Tuttavia, quando Jake si rende conto di essere lui stesso l’obiettivo della squadra di ricognizione di Quaritch, insieme a Neytiri decide che la salvezza del clan è al di sopra di tutto e quindi è meglio che i Sullys vadano via dalla loro patria e cerchino un rifugio sicuro negli atolli di Pandora. Dopo un lungo viaggio attraverso i vasti oceani di Pandora, i Sullys arrivano alla casa del clan Metkayina, guidato da Ronal (Kate Winslet) e Tonowari (Cliff Curtis). Lì, Jake invoca Uturu, una tradizione Na’vi che afferma che a qualsiasi persona in cerca di rifugio deve essere concesso un porto sicuro. Accogliendo con riluttanza i loro ospiti, Ronal e Tonowari istruiscono i loro figli Tsireya (Bailey Bass) e Aonung (Filip Geljo) a tentare di aiutare i bambini Sully ad adattarsi ai costumi e alle tradizioni del clan dell’acqua.
Ma la partenza dei Sullys dalla foresta pluviale non impedisce a Quaritch di cercare “l’insorto Jake Sully”. Quando Quaritch ottiene informazioni che suggeriscono che Jake potrebbe vivere in uno dei tanti clan della barriera corallina, si concentra sulla devastazione di un villaggio dopo l’altro alla ricerca della sua nemesi. L’inseguimento di Quaritch porta non solo a un’epica battaglia navale che contrappone le forze della RDA a Jake, Neytiri e il popolo dei Metkayina, ma anche a uno scontro molto personale tra Quaritch e Jake Sully e Neytiri.
Sebbene James Cameron abbia già dato vita a due dei sequel di maggior successo e amati di tutti i tempi: “Aliens ” e “Terminator 2: Il giorno del giudizio”, realizzare un sequel del film di maggior successo di tutti i tempi era una sfida davvero ardua, ma se qualcuno poteva farlo questo era sicuramente lui. E infatti a più di dieci anni dalla realizzazione di “Avatar” è riuscito a creare un film live-action che ha spinto la tecnologia degli effetti visivi verso una nuova e sorprendente frontiera. Evoluzione tecnologica che comunque non ha mai oscurato performance, emozioni dei personaggi né tanto meno la potenza della storia che, nonostante riporti alla memoria degli spettatori film di Disneyana memoria quali “Atlantis” e “Pocahontas“, riesce a trasmettere messaggi importanti e universali come l’importanza della famiglia e la tutela dell’ambiente.
Nonostante le 3 ore e 15 “Avatar 2: La Via dell’Acqua” scorre via abbastanza veloce offrendo un’avventura spettacolare e avvincente che nelle due ore finali si arricchisce di azione ed emozioni forti, raggiungendo in alcuni momenti altissime punte di epicità e drammaturgia, che catturano lo spettatore fino all’ultimo fotogramma di un finale che lascia, in un certo senso, la porta aperta a un possibile nuovo ritorno nel fantastico mondo di Pandora. Un film assolutamente da vedere al cinema, meglio in 3D per un’esperienza ancora più immersiva, e che può tranquillamente essere seguito anche da chi non ha visto il primo “Avatar”, tornato, tra l’altro, disponibile dal 21 novembre in streaming su Disney+.