“Chiamami per nome” è il brano con cui Francesca Michielin e Fedez parteciperanno a Sanremo 2021. Un brano nato dalla voglia di sancire un’amicizia e una fortunata collaborazione artistica e di cui hanno parlato nella conferenza stampa di presentazione

Aspettando Sanremo 2021: Fedez e la Michielin presentano il loro branoSi è tenuta ieri la conferenza stampa per la presentazione di “Chiamami per nome”, canzone con cui Fedez e Francesca Michielin calcheranno il palco dell’Ariston per il Festival di Sanremo 2021. Conferenza stampa durante la quale hanno spiegato come è nata la canzone, le prove fatte durante i mesi di lockdown, l’emozione di ritrovarsi con l’orchestra del Festival per le prove ufficiali, di come stanno gestendo l’ansia dell’attesa per quella che sarà una versione molto particolare della kermesse canora a causa della pandemia che stiamo vivendo.

Il brano, scritto da Federico Lucia, Francesca Michielin, Davide Simonetta, Alessandro Mahmoud, Alessandro Raina e prodotto da d.whale, segna il ritorno dei due artisti che tornano a collaborare e a esibirsi insieme dopo i successi di “Magnifico” e “Cigno Nero”.

Ecco cosa ci hanno raccontato durante quest’oretta di chiacchierata con la stampa, una chiacchierata in cui ci sono sembrati entrambi emozionati e ansiosi di salire sul prestigioso palco dell’Ariston che segnerà la prima volta di Fedez.

I due artisti hanno fatto una breve introduzione, prima delle domande dei giornalisti, per parlare di come hanno vissuto le prove durante il lockdown, della nuova collaborazione e di come stanno vivendo l’attesa pre Festival.

Francesca Michielin: “Sono molto molto felice ed emozionata di tornare a Sanremo e farlo proprio con Federico, perché ci siamo ritrovati dopo quasi una decina d’anni da quando abbiamo iniziato a lavorare insieme la prima volta per “Cigno nero”. In realtà ci siamo ritrovati virtualmente l’anno scorso duettando dai balconi e alla luce dell’emozione che è scaturita da questo incontro abbiamo deciso di tornare a lavorare insieme.
La prima volta per me al Festival è stata un’emozione pazzesca, avevo solo vent’anni e l’ho vissuta come un campeggio. Quest’anno quando salirò sul palco dell’Ariston sarò più grande e vivrò quell’esperienza comunque come un qualcosa di nuovo, perché è un Sanremo molto particolare. Non farò il campeggio, stavolta, ma, in tema con le mie canzoni, ho preso un monolocale”.

Fedez: “Come ha detto Francesca ci siamo ritrovati più o meno casualmente in questo periodo, abbiamo deciso di provare a fare delle sessioni in studio del tutto nuove, che per me sono state un momento di socialità importante. Sembrerà banale ma anche il solo fatto di darsi appuntamento su Zoom con Francesca e Mahmoud, oppure trovarci in studio, è stata davvero una boccata d’ossigeno in un momento dove la routine era abbastanza pesante. Primo Sanremo per me, quindi non nego che ci sia una certa ansia, però c’è la voglia davvero di vivermi questa esperienza come tale. Quindi prendere tutto quello che c’è. Preciso che la mia partecipazione non è per supportare un mio nuovo progetto discografico, ma quello da promuovere è il nuovo disco di Francesca, ovvero il repack di Feat”.

Michielin: “Si infatti “Chiamami per nome”, sarà inserito in “FEAT (Fuori dagli spazi)” e parlando del pezzo, è una canzone che personalmente mi emoziona molto, una cosa che in realtà non mi succede di frequente con le canzoni che canto. Invece sono molto legata a questo pezzo e sono molto felice di portarlo sul palco dell’Ariston. Credo che in questa canzone, anche rispetto alle nostre precedenti collaborazioni, c’è una consapevolezza diversa, un’evoluzione sia dal punto di vista testuale sia dal punto di vista musicale. Questo perché può essere sì un brano d’amore, ma è un brano d’amore trasversale rispetto a “Magnifico” e “Cigno Nero”. E poi avendo già proposto una forma di duetto qualche hanno fa, abbiamo deciso di riproporlo con una struttura un po’ differente e un brano POP un po’ inusuale e l’arrangiamento è estremamente minimale. A fare da coperta di Linus al brano, ho voluto mettere un suono un po’ particolare che è questo Synth. Un suono che me ne ricorda uno della mia infanzia e ho deciso di metterlo in questo pezzo perché è un suono un po’ cinematografico. Poi è venuto molto bene anche alle prove con l’orchestra al punto che io e Federico ci siamo emozionati tantissimo. Fede può confermare”.

Fedez: “Assolutamente sì, anche perché già il fatto di entrare in una stanza con altre 60 persone in questo periodo è una vero emozione! In più per me era la prima volta che cantava con un’orchestra così completa, a parte un evento all’Arena di Verona. Mentre per quando riguarda il brano, la parte di cui mi sono occupato affronta tematiche d’amore riflettendo anche le insicurezze del momento, soprattutto nelle parti dove duettiamo insieme, vivo il grande privilegio della speranza. Comunque è il viaggio per arrivare al brano che mi è particolarmente piaciuto, perché per me è stata davvero una boccata d’ossigeno in un momento in cui non è che ci sia molto da fare”.

Michielin: “Prima di lasciare spazio alle domande della stampa, volevo aggiungere una cosa sugli autori del brano. Fra questi ci sono Davide Simonetta, Alessandro Mahmoud, Alessandro Raina, che è il magico trio con cui ho lavorato anche per “Cheyenne”, quindi sono veramente contenta perché sono un team di autori pazzesco”.

Come mai Fedez ci hai tenuto a dire che sarai a Sanremo non per spingere un tuo progetto ma solo per supportare Francesca?

Fedez: “È proprio una visione completamente diversa rispetto a quella che avevo prima. C’è la voglia di cambiare in qualche modo. Questo è il periodo delle cose non ponderate dal mio punto di vista. Con le persone con cui di solito faccio musica ho iniziato un percorso totalmente diverso perché mi ha sempre affascinato l’idea di vedere la musica in maniera collettiva. Fare musica con gli amici e senza pensare troppo alle dinamiche. Quando abbiamo scritto “Chiamami per nome”, premetto che all’inizio non c’era l’idea di scrivere una canzone per Sanremo, ma una volta che ce l’avevamo abbiamo detto “Perché no?”. E quando l’ho proposto a Francesca ci siamo accorti di aver pensato la stessa cosa. Dal mio punto di vista c’è la voglia di fare un’esperienza che non ho mai vissuto. Sono andato a Sanremo un’unica volta con Lorenzo Fragola, come suo manager pro bono. E ricordo che quando lo vidi su quel palco mi dissi: “Io al posto suo non ce la farei mai”. Perché era una situazione che, per come sono fatto, non sarei stato capace di gestire. Anche oggi non so se emotivamente riuscirò. Al netto di questo, non è che ci sarà un periodo di stop per la mia musica, è che non so cosa ci sarà. Sto lavorando a delle canzoni, ma credo che negli anni passati ho fatto degli errori, che non voglio ripetere. Errori come l’essermi dato delle scadenze, tipo chiudi prima il tour, e sai che poi devi chiudere il disco entro quella data perché hai già annunciato le date del tour. Ecco quello è un errore che mi sento di dire anche ai giovani artisti di non fare, perché perdi un po’ la magia del viaggio da compiere. Quindi proprio per evitare questo tipo di dinamiche, anche se magari ho già un certo numero di tracce pronte, ho deciso di non affrettare i tempi perché mi sembrava di commettere gli stessi errori che magari mi avrebbero precluso di godermi appieno l’avventura sanremese”.

Francesca visto che tu sei una compositrice, una tosta che in studio vuole che si faccia come dici tu, come ti sei trovata questa volta con Mahmoud nella creazione del brano, visto che la sua musica sta andando completamente in un’altra direzione rispetto alla tua?

Michielin: “Conosco Alessandro da moltissimo tempo, da quando eravamo molto giovani. Abbiamo fatto questo viaggio in treno parlando di musica, ci siamo conosciuti e ci siamo anche piaciuti. La collaborazione è nata con Cheyenne, relativamente poco tempo fa, e in realtà per me, essendo appunto una compositrice, non è sempre facile  lavorare con autori che mi danno un pezzo. Però Alessandro l’ha scritta anche in virtù di tanti discorsi che ci accomunano musicalmente. Credo che come scrittore di melodie Alessandro sia fenomenale. E soprattutto in italiano è difficile, secondo me, valorizzare con linee melodiche delle voci che hanno delle colorazioni anche blues, soul, perché l’italiano tende a fare tutto dritto. Con lui a livello melodico mi trovo molto bene e mi hanno insegnato tanto, infatti da quando lavoro con lui, anch’io a livello melodico sento di stare acquisendo una certa consapevolezza. Poi è una persona che studia tanto e io con questo tipo di persone vado d’accordo e scrivo molto volentieri”.

Come gestirete l’ansia dell’attesa? Visto che siete stati entrambi molto attivi nei confronti della situazione dei lavoratori della spettacolo, porterete qualche istanza vostra indipendentemente da quello che deciderà di fare il Festival?

Fedez: “Faccio riunioni settimanalmente con La musica che gira e il Cts di Scena Unita e so che stavano pensando di partecipare a Casa Sanremo ma sembra stia naufragando. Comunque Scena Unita continua e va avanti. Abbiamo un’idea di massima ma non possiamo spoilerarla adesso… ”

Michielin: “Stiamo preparando una cosa molto bella, ma non possiamo spoilerarla adesso, abbiamo spoilerato già tanto (ride). Anch’io ho aderito a Scena Unita e devo dire che tutte queste polemiche su Sanremo le ho trovate un po’ assurde perché il Festival è la macchina che metterà anche in moto tantissime persone che lavorano con la musica. Quindi sono proprio felicissima di questa cosa, come del fatto che ci siano tantissimi artisti e questo vuol dire che ci saranno tanti gruppi di lavoro in più. E quindi, secondo me, quest’anno Sanremo è molto potente come messaggio anche per questo. Poi sullo stress, oggi inizio yoga, altro non posso fare!”.

Fedez: “Io invece faccio un sacco di cose: vado tutti i giorni in sala prove da solo e butto il telefono. Poi ogni tanto nel weekend viene Francesca da Bassano. E poi faccio le mie cosine: MDR che aiuta tantissimo, faccio meditazione trascendentale che consiglio a tutti. David Lynch su questo è un testimonial migliore di me”.

Come avete lavorato così a distanza e come appunto si struttura un progetto così a distanza? E se si può un po’ spoilerare sulla cover che farete a Sanremo.

Michielin: “Sulla cover purtroppo non possiamo dire nulla, perché come dicevo prima ci siamo già giocati tutti i bonus spoiler possibili e immaginabili”.

Fedez: “Per quanto riguarda invece come abbiamo lavorato, come dicevo prima ci siamo un po’ visti in studio, il lavoro è filato tutto liscio. L’unica problematica dove per assurdo ci siamo soffermati è stato un pezzettino di testo su cui abbiamo trattato e cercato la formula giusta per tre settimane buone. E sono due parole del pre-inciso. Ci siamo divisi tra didattica a distanza e studio vero e proprio con “tamponamenti” di rito. Non ho visto un disvalore anche nel lavorare a distanza via Zoom, perché incontrarsi anche così per lavorare l’ho trovato fantastico. Certo non dico che sia la nuova frontiera di far musica, ma sicuramente è il paradigma dei tempi che corrono. A me personalmente non mi è dispiaciuto lavorare così”.

Quali sono i progetti futuri di Francesca Michielin? Ci vuoi parlare del podcast? Il lockdown ha cambiato il vostro modo di ascoltare la musica?

Michielin: “Per quanto riguarda i miei progetti, il 5 marzo uscirà “Feat (Fuori dagli spazi)”, un progetto collettivo che per questo non riesco neanche a ritenere un mio disco. È un progetto che celebra la coralità e conterrà anche “Chiamami per nome” con Federico, oltre ad altri featuring come quello con Colapesce, Max Gazzè, Måneskin, insomma tutti amici che ritroverò in questa edizione di Sanremo. Dal 25 febbraio, invece, uscirà il mio primo podcast a cui sto lavorando tantissimo e che si interroga su “per cosa lottano le donne oggi”. Quindi è un format in cui inviterò sia donne che uomini e parlerò di vari temi”.

Fedez: “Per quanto riguarda il modo di ascoltare la musica, durante il lockdown totale ero già fermo da un anno, mi sono acchittato uno studio in casa e ho fatto uscire una serie di brani che per me hanno segnato un nuovo inizio con una mentalità e una visione diversa rispetto alla precedente”.

Vi esibirete a Sanremo senza un pubblico: come sarà per voi un minus o totalmente indifferente?

Fedez: “Ho già provato questa esperienza con il concerto in streaming che abbiamo fatto per supportare Scena Unita. È diverso, ovviamente, ma credo che in un momento come questo il segnale fondamentale da dare è di esserci a prescindere e tenere il faro acceso sulla musica e sulle persone che vivono e lavorano in questo ambiente. Quindi diciamo che è una problematica accessoria a mio parere”.

Michielin: “Ho fatto i primissimi live in streaming senza pubblico un anno fa perché per Feat erano previsti dei live correlati all’uscita di alcuni pezzi e quindi due dei tre li ho fatti così. È stata un’esperienza surreale perché quando sali sul palco il concerto è come se lo facessi metà tu, metà il pubblico. Ma in questa situazione credo che la sicurezza e la salute vadano al primo posto. Quindi sono d’accordo con la scelta che è stata fatta e canteremo pensando alle tantissime persone da casa. Perciò ci sarà un super pubblico. A proposito di concerti questa estate, ho fatto un tour di 15 date tutte sold out, ovviamente in sicurezza completa e quindi spero che anche nell’estate 2021 si possano riproporre dei concerti in sicurezza”.

Quanto l’amicizia rende forte il vostro legame artistico e quanto viceversa? E poi a Fedez a parte l’ansia del primo Sanremo, temi anche di fare qualche altro “pasticcio” tipo elefante che si muove in una cristalleria?

Michielin: “Secondo me Federico sta prendendo il festival in maniera davvero molto seria. Ha voluto prendere una sala per provare tutti i giorni, ci confrontiamo tutti i giorni anche sul minimo dettaglio, anche con il Maestro che ha orchestrato anche parte di “Chiamami per nome”. Quindi devo dire che Federico sta mettendo anima e corpo in questo progetto ed è di grande ispirazione anche per me. E tra l’latro studiamo anche dallo stesso maestro di canto, quindi ci stiamo davvero concentrando tanto su questo progetto. Soltanto con una persona con cui ho molta confidenza potevo condividere tutte le mie ansie, queste emozioni”.

Fedez: “Apro solo una piccola parentesi, senza scendere nei dettagli, per dire che quando è avvenuto il fattaccio, Francesca era autorizzata ad apostrofarmi in tutti i modi possibili e per assurdo era lei che mi dava supporto psicologico per quello che era avvenuto. Sono entrato in studio il giorno dopo e ho detto “Ne siamo usciti più uniti”, mi hanno mandato tutti a ca*are (ride). Credo che sia un’esperienza che ti unisca, cioè da quando abbiamo iniziato, i rapporti tra me e Francesca si sono stretti molto di più, perché è inevitabile che si crei un legame umano”.

Cosa si porterà dietro Fedez sul lato umano di tutto quello che hai fatto e che ti ha portato all’Ambrogino d’oro e al nuovo tipo di approccio che ha il pubblico nei tuoi confronti?

Fedez: “Se devo vedere il bicchiere mezzo pieno, una cosa che mi ha lasciato questo periodo, è uno spirito di appartenenza che prima non sentivo proprio. Una cosa che ho percepito tantissimo è sapere che facciamo parte di una collettività, di far parte di un Paese. Una sensazione nuova per me e che spero che mi rimanga, sono molto orgoglioso di quello che è stato fatto, in senso collettivo e personale”.

Francesca, quali sono i messaggi più importanti che tu oggi dai ai giovani, soprattutto alle giovani ragazze, soprattutto dal punto di vista del ruolo della donna e quindi anche della parità di genere?

Michielin: “In merito al podcast ho sentito l’esigenza di iniziare a parlare di alcuni temi. Perché io faccio canzoni, però ho anche una responsabilità e mi piace condividere messaggi con il mio pubblico. Ad esempio la prima puntata del podcast avrà come ospite Matilda DeAngelis e parleremo di body positivity. Perché lei è sempre stata una persona senza filtri, senza maschere ed è di grande ispirazione per me. Di temi ce ne saranno tanti, come la sessualizzazione della donna, sicuramente la parità di genere, il fatto di interrogarsi perché alcune cose vengano ritenute maschili e femminili. Perché quando un uomo scrive le sue canzoni è un cantautore, mentre quando lo fa una donna è solo una cantante?”.

Cosa ha questo brano di diverso dagli altri pezzi e quanto c’è di autobiografico?

Fedez: “Percezione nostra è che ci sia un upgrade stilistico. Mi sembra che sia pop con sfumature un po’ più urban. Poi mi diletto di più nel canto e secondo me Mahmoud si percepisce molto, in un pezzetto finale che canto e che ha scritto lui. E quando lo canto mi sento molto Mahmoud (sorride). E questa cosa mi ha gasato abbastanza. Ci sono nella stesura del brano delle diversità abbastanza ampie rispetto al nostro pregresso. I brani che abbiamo fatto io e Francesca erano molto classici dal punto di vista della struttura: erano ritornello di Francesca, 16 barre di Federico, ritornello di Francesca, 16 barre di Federico, bridgettino e ritornello di Francesca. Ecco abbiamo cercato di non tenere questa stesura classica e di fare qualcosa che fosse un po’ più dinamico dove ci fosse un interscambio tra le due voci. A livello tematico, avendo partecipato alla stesura, è inevitabile che ci sia un pezzettino di me”.

Francesca: “Come ha detto Federico, rispetto agli altri brani che abbiamo fatto c’è una evoluzione stilistica, perché ad esempio “Magnifico” è un brano proprio figlio del suo tempo. È un piccolo classico ma abbastanza circoscritto in quel periodo e questo invece ha delle caratteristiche che chiaramente sono più di questo tempo soprattutto per le sonorità. Credo che comunque sia un brano molto trasversale anche da questo punto di vista, perché essendo così minimale si presta ad essere molto trasversale. Il testo anche per me è in parte autobiografico nel senso che rappresenta molto come mi sono sentita nell’ultimo periodo, perché esordire dicendo “oggi ho una maglia che non mi dona”, so che ho vissuto anche un periodo che mi ha scombussolato, ma non ho paura di vivere anche qualcosa di bello, perché per me questo pezzo rappresenta per me questa voglia di vivere la musica come qualcosa che ti trasporta. Quando sono salita sul palco dell’Ariston per la prima volta ho detto “Prima mi chiudevo in una scatola ed oggi esco”, perché “Nessun grado di separazione” iniziava così. Questo brano invece dice “Oggi voglio dirti che non ho paura perché vivere un sogno porta fortuna”, cioè nonostante tutto, siamo qui a celebrare un momento di collettività e a vivere questo momento di musica insieme. A me emoziona molto anche per questo. Anche quando dice “Sono arrivata qui nonostante il nodo alla gola che mi porto”, insomma ha delle frasi che ricollego molto a questo momento che sto vivendo e che stiamo vivendo”.

Fedez, giocherai molto di più con la tua voce nel prosieguo della tua carriera?

Fedez: “Quando faccio lezioni di canto con il nostro maestro e io faccio i solfeggi, vedo in lui una faccia schifata ogni tanto (ride). Poi però mi dice “Bravo”. Sto facendo brani dove canto di più, altri dove ho voglia di rappare. La verità è che faccio quello che mi sento di fare in quel momento. Anche nei brani che sono usciti, ci sono dei momenti in cui rappo, poi canto. C’è quella voglia lì, al netto che conosco i miei limiti, quindi non credo mi metterò mai a fare dei brani alla Claudio Villa”.

Francesca visto che ci hai sempre abituato a vederti sul palco con uno strumento, suonerai qualcosa anche questa volta durante l’esibizione?

Michielin: “Su questa cosa degli strumenti, purtroppo non posso dire niente. Fede ti prometto che ti stupirò, perché farò qualcosa che non ho mai fatto. Però quello che voglio dire è che per me stare davanti a un’asta con un microfono senza avere una coperta di Linus attorno, è una grande evoluzione. Anche se ho fatto XFactor dove comunque non suonavo, per me cantare e basta è una cosa difficilissima su cui mi sto allenando molto. Però non posso dire altro…”

Francesca quindi non porterai al Festival il tuo sintetizzatore?

Michielin: “L’idea è quella di portare tutti gli strumenti che possiedo in questo monolocale che sarà la mia casetta per tutta la settimana del Festival, per fare delle jam session e sicuramente un synth lo porto, però sul palco no. Vorrei comunicare senza nessun filtro con il pubblico. Il Korg M1 lo suonerà l’orchestra”.

Secondo te Federico per i giovani artisti la velocità di pubblicazione degli album, in periodi come questi, equivale ad esistere?

Fedez: “In realtà credo che siano valutazioni personalissime del singolo artista, però la musica è sempre più veloce. Però credo che sia stato il CEO di Spotify ad esortare gli artisti monumento a non poltrire. Sicuramente, ad oggi, quello che ho notato io è che gli album che escono sono “fast food”, è tutto molto veloce. Secondo me fa parte di una mutazione fisiologica che si deve ancora un po’ assestare in qualche modo”.

Tu invece Francesca, che stai mettendo in campo tanti progetti nuovi, senti questa urgenza di essere presente perché ti è data dal mondo oppure ti viene da dentro, perché è semplicemente la voglia di fare le cose?

Michielin: “Concordo con Federico, nel senso che anch’io ho fatto uscire a gennaio un pezzo con Vasco Brondi solo per il puro gusto di farlo uscire, nel senso che eravamo tutti e due incasinati da altri progetti, però abbiamo deciso di farlo perché ci vogliamo bene, ci stimiamo, ci piaceva il pezzo. E tra parentesi è stata la prima persona che ho visto dopo il lockdown. Secondo me le cose le devi fare anche solo perché le vuoi fare davvero. Altrimenti rischi anche di non far passare il messaggio giusto. Su questo tema ho scritto un pezzo che si chiama “Comunicare” e il cui ritornello dice “La la la la bla bla bla”, le persone dicono le cose perché le devono dire perché viviamo un periodo storico anche molto bulimico da un punto di vista comunicativo. Cioè se non posti, quasi non esisti. Se non pubblichi musica non hai valore. Secondo me, invece, bisogna provare a non seguire questa fiumana, per citare Verga, perché si deve avere anche il coraggio di fermarsi e fare delle scelte controcorrente. Fare le cose soltanto quando si ha veramente qualcosa da dire”.

Nell’ipotesi in cui venisse confermata l’Eurovision, come vivreste quel palco?

Fedez: “La mia vita ad oggi arriva Sanremo e due settimane dopo devo diventare nuovamente papà. Non guardo oltre questo… quel che sarà sarà… Non ci penso neanche”.

Michielin: “L’Eurovision è una cosa bellissima, sono contentissima di averlo fatto. Sono molto concentrata sul pezzo, su Sanremo, su lanciare un bel messaggio, fare una bella performance e basta, per il resto non ci penso”.

Ascoltando alcuni giovani rapper mi sembra ci sia un cambiamento di tendenza, nel senso che sono un po’ più propositivi e meno incazzati?

Fedez: “Ghemon lo ascoltavo quando avevo, 14, 15 anni, perché è un veterano del rap. Anzi Ghemon fece un disco che si chiamava “La rivincita dei buoni” in un periodo in cui andava il gangsta rap. Comunque non ho notato questo cambiamento di tendenza perché il rap ha da sempre uno spettro molto ampio, c’è sempre una corrente preponderante, ma è sempre stata una commistione di tante sfumature”.

Michielin: “Ghemon è sempre stato un po’ controcorrente da questo punto di vista”.

Quindi l’appuntamento con Fedez e Francesca Michielin è dal 2 al 6 marzo alla 71esima edizione del Festival di Sanremo per ascoltarli in “Chiamami per nome” e con Francesca il 5 marzo per l’uscita di FEAT (Fuori dagli spazi), l’evoluzione del progetto discografico FEAT (Stato di natura). Un disco in continua evoluzione che cresce e si arricchisce per raccontare la bellezza dell’incontro, attraverso l’unione di artisti e amici di generi diversi, in un importante progetto collettivo.