Dopo la fugace apparizione in Justice League, Warner Bros. Pictures e il regista James Wan portano sul grande schermo il primo film dedicato ad Aquaman, l’eroe anello di congiunzione tra mondo sottomarino e terrestre. Trama trailer e recensione

Aquaman recensioneDopo il successo di pubblico di Wonder Woman, che ha segnato una prima svolta nei film del DC Extended Universe portando un po’ di luce nei suoi tipici toni cupi, ecco arrivare il 1° gennaio al cinema, Aquaman, lo stand alone dedicato alle origini di Arthur Curry, metà umano e metà atlantideo. Un viaggio epico che ha inizio nel 1985 in Maine quando il guardiano del faro Thomas Curry salverà dalle acque una strana donna, che scoprirà essere Atlanna, regina di Atlantide. Nonostante l’appartenenza a due mondi così diversi, i due si innamoreranno e dalla loro unione nascerà il piccolo Arthur, che però Atlanna non vedrà crescere perché costretta a tornare nella sua patria sottomarina per proteggerlo dalla vendetta di suo marito, il Re di Atlantide, deciso a punirla per il suo tradimento.

A occuparsi di Arthur oltre a suo padre, c’è Nuidis Vulko, fedele alleato di Atlanna, che lo addestra per farlo diventare un abile guerriero e occupare un giorno quel trono che gli spetta di diritto. Ma Arthur, essendo un mezzosangue, viene rifiutato dal mondo sottomarino, così lo ritroviamo nel suo Maine, un anno dopo le vicende di Justice League, a proteggere gli oceani da pirati e malintenzionati.

Ma un passato pesante come il suo non può rimanere a lungo sepolto e prima o poi ci si deve fare i conti. Il suo fratellastro Orm, salito sul trono di Atlantide alla morte del re, ha deciso di unire tutti i regni dei mari e attaccare il mondo in superficie con la scusa di fermare l’inquinamento causato dall’uomo. Così Arthur, anche se non interessato a fare il re, torna ad Atlantide aiutato da Mera, Principessa del regno oceanico di Xebel, per fermare il folle piano di Orm, perché da questo dipenderà il destino del mondo intero oltre che della stessa Atlantide. Ma per farlo avrà bisogno di un’arma speciale: il Tridente perduto di Atlan, che solo il vero Re di Atlantide potrà impugnare.

Inizia così per Arthur un viaggio insidioso tra terra e mare, che metterà a dura prova non solo la sua forza e il suo coraggio, ma anche le sue convinzioni alla scoperta della sua vera identità e se sia degno di essere ciò per cui è nato: un re.

Il risultato è un film molto più vicino allo stile dei cinecomic Marvel, che a quello cui eravamo abituati dalle pellicole dedicate ai singoli supereroi DC. I toni sono più leggeri, le scene d’azione più spettacolari e rumorose, anche se a volte con eccessivo ricorso alla CGI, e soprattutto non si prende mai troppo sul serio. A questo ha senz’altro contribuito la straordinaria interpretazione di Jason Momoa, che sembra davvero essere nato per il ruolo di Aquaman. Infatti, grazie alla sua presenza fisica e alle sue origini in un certo senso da “mezzosangue” tra Hawaii e Iowa, è riuscito ad infondere al suo Aquaman la giusta dose di sarcasmo, forza e vulnerabilità, lasciando emergere oltre alla natura divina anche quella umana. Il risultato è un personaggio più credibile. A completare il cast, una folta schiera di personaggi comprimari a partire da Nicole Kidman, volto della Regina Atlanna, Amber Heard, nel ruolo di Mera, che affiancherà Arthur nella sua ardua impresa, Willem Dafoe interprete di Vulko, mentore del giovane Aquaman e fido alleato di Atlanna, Patrick Wilsondi, nei panni di Orm, fratellastro di Arthur, per non parlare Yahya Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta, villain di turno.

Una pellicola che sarebbe riduttivo definire semplicemente un cinecomic, perché nelle sue due ore e venti riesce a spaziare dai toni della commedia al dramma epico in stile Il Signore degli Anelli – Le due torri, al film d’avventura stile Indiana Jones con punte horror che tradiscono i trascorsi del regista James Wan. E persino a inserire un importante messaggio per la salvaguardia della salute del nostro pianeta. Insomma, un gran bel mix, un sano intrattenimento in grado di distrarre dalle preoccupazioni quotidiane.