Trama, trailer e recensione di A un metro da te, il film, del regista esordiente Justin Baldoni e distribuito Notorious Pictures, che ha sbancato il botteghino. Sensibilizza sul difficile mondo dei pazienti con fibrosi cistica in modo discreto e mai melodrammatico
Dopo la prima settimana dall’uscita – il 21 marzo – il film A un metro da te era già campione d’incassi nonostante il tema centrale della storia sia molto duro: la fibrosi cistica. È una malattia terribile, spesso con esito mortale, di cui si parla ancora troppo poco, tanto che molti ne ignorano l’esistenza o non sanno bene che cosa sia.
La fibrosi cistica è una malattia genetica grave, cronica e degenerativa, per la quale esistono cure ma non ancora risolutive e molto dure da gestire, soprattutto se a doverne sostenere il peso è un giovane.
Nel mondo ne soffrono circa 100mila persone, in Italia i casi accertati sono circa 4.500 ma si stima un numero quasi doppio.
Principalmente vengono colpiti apparato respiratorio e digerente, che risultano ostruiti a causa di un muco particolarmente denso. Si deve procedere quindi quotidianamente, anzi più volte al giorno, a terapie con aerosol, fisioterapia respiratoria e assunzione di tutta una serie di farmaci. Alla prassi quotidiana, poi, si associano frequenti ricoveri ospedalieri.
L’impegno continuo nel seguire le cure toglie tempo a scuola, lavoro, rapporti sociali.
Oggi, grazie ai progressi della medicina, la fibrosi cistica non è più solo una malattia dell’infanzia, ma proietta in un’aspettativa di vita più lunga fino a 40 anni in media e per un 4% della popolazione che ne è affetta anche oltre.
Il film, patrocinato dalla Lega italiana fibrosi cistica (LIFC) https://www.fibrosicistica.it/, narra la storia di due adolescenti che si conoscono in un ospedale perché affetti dalla stessa malattia e si innamorano perdutamente. Purtroppo però ai due ragazzi, Stella e Will, è proibito il contatto perché rischiano la trasmissione di batteri che potrebbero essere letali.
Eppure sembra che nulla possa impedire a Stella e Will di stare insieme in un modo “diverso”, scoprendo un amore assoluto, puro al di là del contatto fisico. I due cercano sempre strategie per abbattere quell’ingiusta distanza da rispettare di almeno un metro l’uno dall’altro.
Pur condividendo la stessa patologia, Stella e Will sono due temperamenti completamente diversi: la ragazza è meticolosissima nel seguire le cure, tanto che aiuterà Will a prendersi meglio carico di sé, è sempre positiva e allegra; Will, al contrario, è più cupo, cinico e rassegnato. Troverà in Stella la spinta che gli mancava per andare avanti.
Quasi in contemporanea alla genesi del film, c’è il romanzo omonimo, uscito nei giorni in cui in Italia il film veniva proiettato in anteprima e scritto da Rachael Lippincott insieme ai due sceneggiatori Mikki Daughtry e Tobias Iaconis.
La storia è commovente e tocca corde profonde dell’anima. Pur essendo molto drammatico, A un metro da te, riesce ad avere una sua intrinseca leggerezza regalata dalla freschezza del bellissimo personaggio di Stella, superbamente interpretata, dopo lunghe ricerche nei provini, da Halaley-Lu Richardson, e dal suo compagno di cast Cole Sprouse (Will) idolo delle teenager dal fascino irresistibile.
Nel film sono interessanti anche i personaggi di contorno, come l’amico fraterno di Stella, Poe (interpretato da Moisés Arias) che permette di sviluppare in un modo davvero bello il tema dell’amicizia.
Anche se può considerarsi un teen film , il messaggio che manda è universale ed è capace di muovere sentimenti forti anche negli adulti.
In più, l’uscita del film, è l’occasione per raccogliere fondi a favore di “Case LIFC”, per l’ospitalità gratuita dei pazienti e delle loro famiglie nel periodo che segue il trapianto di polmoni.
Per informazioni: www.fibrosicistica.it