2045 lettere da un passato futuro recensione e video raccontoVi succede mai di prendere un libro a caso, lo trovate, lo leggete e lo trovate stupendo? A me era tanti anni che non capitava poi l’altro giorno trovo un’offerta su Amazon della casa editrice idea Immagina Di Essere Altro: tutti i suoi Kindle a 0,99 centesimi fino al 31 marzo a supporto della quarantena forzata per il covid19. Nobile gesto penso e va a finire che li scarico tutti. Inizio a scorrere i titoli e ne scelgo uno. Sarà che profumava di futuro, sarà che profumava di nerd, ma quando ho letto 2045 Lettere da un passato futuro di Marko d’Abbruzzi ho deciso. Ieri l’ho finito ed eccomi qui a parlarvene.

Marko D’Abbruzzi nasce a Roma il 1° maggio del 1982. Cresciuto tra il bullismo subito e gli impegni nel sociale, la sua scrittura diventa prima uno sfogo personale, poi un mezzo per descrivere il mondo che lo circonda. Nel 2007 pubblica il suo primo romanzo I cavalieri della speranza. Pubblica diversi romanzi e lo scontro con il mondo dell’editoria nel 2016 da inizio al progetto editoriale giovanile Immagina Di Essere Altro, chiamato amorevolmente dallo staff “Progetto I.D.E.A”. Nel Novembre del 2018 esce 2045 Lettere da un passato futuro.

A.D. 2045, il mondo è dominato dalla tecnologia. Dopo la fine dell’ultima guerra, la civiltà si è rialzata e il mondo è sotto la protezione del cloud. Il cloud permette che tutto sia sostenibile. Il lavoro, la vita, la morte ogni cosa è gestita a favore della società.  Luca è nato e cresciuto in una nuova Roma dove gli autobus in ritardo e la spazzatura per le strade sono un ricordo ormai lontano. Un ragazzo come tanti, vive una vita grigia, alla ricerca della svolta, coltivando rapporti interpersonali superficiali all’ombra della paura di non riuscire a stare al passo con la velocità del cloud e di finire ai margini della società: la zona rossa. Sarà proprio l’andare in pezzi della propria quotidianità che lo porterà in un viaggio alla scoperta dell’umanità scomparsa nel cloud.

Orwell, Asimov, Dick? No, Marko D’Abburzzi. Fare un paragone con i mostri sacri della letteratura è sempre complicato, tuttavia a mio modestissimo parere questo libro possiede tutti gli ingredienti giusti. Da un lato troviamo un’ambientazione futuristica plausibile, nonostante sia frutto dell’immaginazione, dall’altro un forte richiamo alla società moderna che permette al lettore di riconoscersi in molte sfaccettature del mondo creato dall’autore.

Potrei parlarvi a lungo di come ho apprezzato lo stile narrativo, la precisione nei dettagli tecnologici (che in quanto programmatore ho analizzato a fondo), la costruzione della storia e la facilità con cui il lettore empatizza con i personaggi, ma la cosa migliore che posso fare è consigliarvi di comprarlo, leggerlo e apprezzarlo, lasciando a voi la scoperta di una piccola chicca per questa quarantena.